Il Vaticano non deve lasciarsi ingannare dai comunisti cinesi.

Joseph Zen Ze-kiun

Newsletter dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Novembre 2017  – 1

Intervista al cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong

Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, è convinto che se Papa Francesco conoscesse meglio il regime comunista cinese e le persecuzioni che muove contro i cattolici, non favorirebbe i negoziati con Pechino. Il cardinale Zen è stato intervistato da Krystian Kratiuk.

 

Perché il Vaticano vuole firmare l’accordo col governo comunista della Cina?

È ovvio che il Santo Padre non abbia molta conoscenza diretta dei comunisti cinesi. In America Latina, i perseguitati ed esclusi sono i comunisti. Capisco, quindi, che egli possa avere una simpatia naturale per i comunisti. Ma non conosce i comunisti quando sono al potere. Molte persone in Vaticano conoscono teoricamente il comunismo, ma non so quante ne abbiano un’esperienza diretta, personale. Sono dunque preoccupato che possano essere raggirati dai comunisti cinesi. I comunisti cinesi sono intelligenti, sono maestri nell’uso delle mezze parole.

Che cos’è in realtà il comunismo?

Il comunismo è un regime totalitario. Soltanto chi ha avuto un’esperienza personale può capire cosa significhi vivere in un regime totalitario, sia esso nazista o comunista. Papa Giovanni Paolo II lo sapeva. Pure Papa Benedetto. Credo che gli italiani non conoscano veramente il totalitarismo, perché Mussolini non fu un totalitario molto duro. Il governo totalitario vuole tutto. Vuole controllare tutto. Non accetta compromessi. Vuole la resa di qualsiasi opposizione. Vuole fare tutti schiavi. È terribile! Quante persone in Vaticano hanno questa percezione dei comunisti cinesi? Ecco dunque che vanno a negoziare. Quando si negozia, tutti sono gentili e usano belle parole. La realtà, però, è molto diversa.

Nel caso in cui sia firmato un accordo, come inciderà questo sulla libertà della Chiesa?

Nella Lettera ai cattolici cinesi, Papa Benedetto spiegò molto bene la dottrina cattolica sulla Chiesa. Certamente Papa Francesco e altre persone in Vaticano concordano con tale posizione. Quando si negozia, però, bisogna anche conoscere come la pensa l’altra parte. Scrivendo sugli accordi fra l’Ungheria comunista e il Vaticano, negli anni ‘50, un autore hegeliano scrisse: “A volte, formalmente, sulla carta, si rispetta l’autorità del Papa. Nella pratica, però, si concede un potere eccessivo al governo”. Noi, cinesi, non conosciamo il testo integrale degli accordi. Certe informazioni le conosciamo appena per “sentito dire”, un pezzo di qua un altro di là.

Ciò che possiamo dire è che si tratta di un accordo simile a quello commentato dall’autore sopra citato. In superficie sembrerebbe che l’autorità del Papa sia rispettata, poiché dicono “Il Papa ha l’ultima parola”. In realtà questo non succederà. Il governo avrà sempre in mano il potere di decisione finale. Ecco che, sulla carta, loro accettano l’elezione di nuovi vescovi, che chiamano “elezione democratica”, accettano che la Conferenza Episcopale scelga i candidati e li proponga al Papa, che avrebbe dunque l’ultima parola. In realtà né l’elezione sarà libera né la Conferenza Episcopale avrà libertà di proporre candidati. Nella Cina comunista nessuna elezione è autentica, nemmeno la più solenne, quella per i deputati del Congresso del Popolo. È tutto pianificato a priori.

Vorrei parlare della Conferenza Episcopale. Non posso credere che in Vaticano nessuno sappia che non esista una Conferenza Episcopale Cinese. Esiste sulla carta, di nome, ma non realizza mai incontri, conferenze, discussioni. I vescovi cinesi si riuniscono solo quando sono convocati dal governo comunista. Il governo dà loro le istruzioni, e loro ubbidiscono. Papa Benedetto disse che questa Conferenza non è legittima. Essa annovera vescovi illegittimi. I vescovi della chiesa clandestina non ne fanno parte. Non può, dunque, essere chiamata Conferenza Episcopale Cinese. La verità è che non vi è una Conferenza Episcopale in Cina. Che cosa esiste?

I vescovi della Chiesa detta Patriottica, ufficiale, scelti dal governo comunista, entrano a far parte della Conferenza Episcopale. Come funziona? Prima di tutto, non è autonoma. Deve lavorare sempre insieme alla cosiddetta Associazione Patriottica. Chi convoca le riunioni? Il governo comunista. Chi le presiede? La persona indicata dal governo comunista. Loro nemmeno si preoccupano di nascondere questo. È tutto fatto alla luce del sole.

Possiamo vedere le foto, per esempio, del sig. Wang Zuoan, capo della Segreteria degli Affari religiosi del Partito Comunista, presiedere la riunione della Conferenza Episcopale mentre il presidente della Conferenza, insieme a tutti gli altri vescovi, sono seduti ad ascoltarlo. Tutto è stato già deciso dal governo. Il sig. Zuoan sta semplicemente impartendo gli ordini. Ricordatevi, dunque: quando si parla di Conferenza Episcopale, stiamo parlando in realtà del governo comunista. Ogni iniziativa, dalla nomina dei vescovi alle decisioni, proviene dal governo.

Qualcuno dirà: “Il Papa, però, avrà l’ultima parola”. Non è sufficiente. Ritengo, dunque, che questo sia un accordo inadeguato. Come possiamo lasciare l’iniziativa di scegliere i vescovi a un governo ateo? È incredibile! Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma durante la storia il potere di indicare i vescovi è stato dato a re e imperatori”. Sì, ma almeno erano re e imperatori cristiani, non comunisti atei. Costoro vogliono distruggere la Chiesa. Se non ci riescono, vogliono almeno indebolirla.

I comunisti, però, dicono che il rifiuto del dialogo ci allontanerebbe dalla Chiesa.

Il dialogo è necessario, è importante, ma va orientato da solidi principi. Non possiamo abbandonare i principi per dialogare. Nel messaggio ai vescovi asiatici, Papa Francesco parlò del dialogo. Disse due cose. La prima, nel dialogo dobbiamo essere fedeli alla propria identità e coerenti con essa. Non possiamo negare la propria identità solo per piacere all’interlocutore. Se siamo cattolici, allora siamo cattolici!

La seconda, dobbiamo aprire il cuore per sentire l’altra parte. Quindi, nel dialogo nessuna parte può tirare una conclusione unilaterale. Se l’altra parte ci propone di diventare schiavi, non possiamo rispondere semplicemente “OK”. L’autorità del Papa è data a lui come Papa. Non è un attributo personale. In nome del dialogo, un Papa non può rinunciare alla propria autorità. Credo che, in alcuni casi, dobbiamo avere la fermezza di dire: “Scusate, ma non possiamo accettare questa conclusione. Quindi, arrivederci. La prossima volta, quando avrete qualcosa di nuovo da dire, forse potremmo riprendere il dialogo”.

La Cina vuole avvicinarsi al Vaticano per mostrare che è un Paese aperto?

Nel corso dei negoziati, i comunisti cinesi non hanno mostrato nessuna cordialità, né buona volontà. Non dimostrano nessuna apertura. Vogliono appena dimostrare chi è il capo.

Per esempio, i vescovi illegittimi, scomunicati, vogliono essere perdonati dal Vaticano. Ma stanno facendo cose terribili contro la disciplina della Chiesa. Sono illegittimi, scomunicati, e si permettono di ordinare sacerdoti. Incredibile! Loro si riuniscono ogni cinque anni nell’Assemblea dei rappresentanti dei cattolici cinesi, la più palese manifestazione del carattere scismatico di questa chiesa. Sono più di trecento rappresentanti, tra cui i vescovi.

È da anni che chiediamo al Vaticano di proibire ai vescovi la partecipazione a questa Assemblea. Purtroppo, il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione afferma: “Possiamo benissimo capire che voi partecipiate, poiché siete costretti”. E si esime dall’esternare un giudizio negativo. Come possiamo negoziare se loro si ostinano a seguire questa linea scismatica? Noi insistiamo perché rientrino sotto l’autorità di Roma. Ed essi si ostinano nel volere una Chiesa “indipendente”. Possiamo chiamare questo “dialogo”?

È vero che i comunisti temono la Madonna di Fatima?

È vero. È molto curioso. In principio accettano la devozione alla Madonna, ma non alla Madonna di Fatima. Perché? Dicono che Lei sia anticomunista… Perché dichiarò che il comunismo sarebbe crollato in Russia. Si può portare in Cina un’immagine della Madonna, ma non quella di Fatima. È curioso, perché la Madonna è una. Una volta raccontai questo a Papa Benedetto. Egli rispose: “Ma non conoscono Maria Ausilio dei Cristiani? Lei è ancora più terribile perché è andata in guerra!”. L’invocazione Ausilio dei Cristiani ha origini nella battaglia di Lepanto (1571) e in quella di Vienna (1683). È la Madonna guerriera!

I cattolici cinesi sono ancora perseguitati, arrestati e uccisi per la loro Fede?

Ci sono stati dei cambiamenti rispetto all’inizio del regime comunista. Dopo aver preso il potere nel 1949, i comunisti cominciarono a espellere i missionari e a chiudere le scuole cattoliche. Molti sacerdoti finirono in prigione, dove non pochi perirono. Nel 1955 ci fu una grande persecuzione. Vari vescovi finirono in carcere, compreso quello di Shangai, dove morirono. Fu ancora peggiore dopo il 1967, con la Rivoluzione culturale. Perfino molti comunisti furono perseguitati e uccisi dalle Guardie Rosse. Fu un tempo durissimo.

Passata la Rivoluzione culturale, i comunisti cambiarono strategia. Alcuni seminari furono riaperti. Dopo aver aspettato quattro anni la risposta alla mia domanda, io stesso potei insegnare in vari seminari, compreso quello di Shangai. Sono stato professore per sette anni, dal 1990 al 1996. Era una cosa totalmente nuova. Fui trattato con molta gentilezza, per un motivo.

Poco prima, nel 1989, era successa la protesta della Piazza Tienanmen. Mentre molti cinesi fuggirono all’estero, io, al contrario, sono rimasto perché credo nella Cina. Perciò mi hanno trattato bene. A quell’epoca io trascorrevo sei mesi a Hong Kong e sei in Cina, insegnando nei seminari della Chiesa ufficiale. Era molto triste vedere come il governo trattava i nostri vescovi. Senza nessun rispetto. Li prendevano letteralmente per il naso. Erano schiavi! Era un’esperienza terribile. Chi non l’ha vissuta non sa com’è il governo comunista.

Quindi, qualche cambiamento c’è stato. Ci sono meno vescovi e sacerdoti in prigione. Ma ce ne sono ancora. Alcuni muoiono in prigione. I comunisti, però, hanno sempre il controllo totale. Da un certo punto di vista la situazione è ancora peggiore, perché la Chiesa si è indebolita.

Mi rattrista dirlo, ma nell’essenza il governo comunista cinese non è cambiato. La Santa Sede sta facendo una politica sbagliata. I vertici del Vaticano vogliono dialogare ad ogni costo. E allora ci chiedono di restare zitti, di fare compromessi, di obbedire al governo. Di conseguenza, le cose vanno sempre più giù.

I cattolici cinesi si oppongono al dialogo con i comunisti?

Alcuni giornalisti vengono in Cina e tornano strombazzando che qui esiste libertà di espressione. Non è vero. In Cina non esiste libertà di parola. Alcuni sacerdoti possono venire a Hong Kong a parlare con me in privato. Possono parlare con le autorità vaticane. Ma non possono esprimersi pubblicamente. Se parlano pubblicamente, sono immediatamente arrestati. Perfino gli avvocati dei diritti umani sono imprigionati dai comunisti quando difendono gli oppressi. In altri casi, la persona è costretta a presentarsi in televisione per fare un pubblico mea culpa. Sono umiliati davanti a tutti! Di conseguenza le persone hanno paura di parlare. A volte, lo stesso Vaticano ci chiede di non parlare.

Sua Eminenza crede che la situazione del laicato cambierà dopo la firma degli accordi col Vaticano?

I rapporti fra laici e clero funzionano in due modi. Spesso, è il clero a dirigere il popolo. Ma, a volte, è il popolo a dirigere il clero. Nella Chiesa ufficiale vi sono bravi vescovi. Ma non possono fare nulla a livello nazionale, nella Conferenza Episcopale. Nelle loro diocesi, però, riescono a fare tante cose. I fedeli apprezzano e li seguono. Altri vescovi non sono buoni, e molti cattolici più anziani sono scontenti di loro. I cattolici più giovani, però, nulla capiscono di certe cose. Non sanno, per esempio, la differenza fra la Chiesa ufficiale, legata al governo comunista, e la Chiesa sotterranea, fedele a Roma. Semplicemente vanno in chiesa per pregare e cantare.

Prima, i sacerdoti clandestini erano più severi. Per esempio proibivano, sotto pena di peccato mortale, di frequentare le chiese patriottiche. E i fedeli più anziani obbedivano. Oggi, però, il Papa dice: “Non c’è nessun problema. Tu puoi frequentare qualsiasi chiesa perché i fedeli hanno il diritto di ricevere i Sacramenti”. Siccome nelle catacombe c’è sempre un rischio, allora un crescente numero di fedeli sta andando nelle chiese patriottiche, anche se poi tornano.

Nella Chiesa ufficiale, molto spesso i fedeli agiscono meglio dei sacerdoti, e anche meglio dei vescovi. I vescovi sono più sottomessi dei laici alle pressioni del governo. In questo caso, sono i fedeli ad avere una buona influenza sui vescovi, richiamandoli a una maggiore fedeltà alla Chiesa.

D’altronde, a causa della Lettera del Papa, vi sono sacerdoti clandestini che vorrebbero regolarizzare la propria situazione unendosi alla Chiesa ufficiale. La situazione è molto complicata. Oggi c’è più confusione, più divisione.

C’è speranza per i cattolici cinesi di riacquistare la libertà?

Veda ciò che è successo nell’Europa centrale. All’epoca del dominio comunista, nessuno poteva pensare a un crollo repentino del regime, pacificamente. Quando le persone mi chiedono: “Lei ha speranza?”, io rispondo: “Forse dovremo aspettare cinquanta anni, forse cinque settimane. Ma, perché non sperare?”. Siamo nelle mani di Dio. Occorre pregare per la conversione.

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[N.d.r. Il dialogo fra il Vaticano e la Cina comunista, per tentare di risolvere il problema dei rapporti con la “Chiesa Patriottica”, si è accelerato in questi ultimi mesi. A luglio, la “Civiltà Cattolica” ha pubblicato un lungo testo di Papa Francesco, che conterrebbe le basi per un accordo.

La “Chiesa Patriottica”, ossia l’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, è stata creata dal Governo di Mao Tse Tung nel 1957 con lo scopo di controllare le attività dei cattolici in Cina. Si tratta di una Chiesa ufficiale, sottomessa allo Stato. I cattolici – clero e laici – che hanno preferito rimanere fedeli a Roma, hanno formato, invece, una “Chiesa clandestina”. Perseguitati, molti di loro sono morti martiri. Ancor oggi, molti cattolici, compresi vescovi, languiscono nelle prigioni cinesi.

Col tempo, la linea divisoria fra le due Chiese si è un po’ assottigliata e confusa. Resta, comunque, il fatto che tutte le attività religiose in Cina sono controllate direttamente dal Partito Comunista].