Verso una Chiesa-Nuova.

Tradizione Famiglia Proprietà n.75 Ottobre 2017

di Plinio Correa de Oliveira

Nell’aprile 1969 la rivista “Catolicismo” di San Paolo del Brasile, portavoce della TFP brasiliana, pubblicò un numero speciale doppio contenente il riassunto analitico di un saggio apparso poco prima sulla rivista “Ecclesia”, di Madrid, che denunciava l’esistenza all’interno della Chiesa di gruppi, autoproclamatisi “profetici”, che tramavano per la sua distruzione [“I piccoli gruppi e la corrente profetica”, Ecclesia n. 1423,11 gennaio 1969].

Riportiamo l’introduzione scritta dal prof. Plinio Correa de Oliveira, con una dettagliata disanima della dottrina di questo movimento. Un testo di enorme attualità, che getta luce sulla “Chiesa dei poveri” che taluni settori vorrebbero costruire, anche ai giorni nostri.

Insubordinazione e disalienazione: filo rosso dei misteri “profetici”

Nell’articolo di presentazione di questo numero di “Catolicismo ” (intitolato “Il perché di questo numero doppio”), vengono descritti i rapporti fra l’IDOC [Istituto di Documentazione della Chiesa Conciliare, ndr] e i cosiddetti “gruppi profetici”. È facile vedere che questi e quello costituiscono, insieme, una immensa macchina semi-segreta, inserita nella Chiesa, per realizzare il disegno malefico di tra­sformarla nel contrario di ciò che è stata in questi duemila anni di esistenza.

Vogliamo, adesso, aiutare il lettore nello studio dell’articolo di “Ecclesia” sui “gruppi profetici”, mettendo in speciale rilievo gli aspetti più profondi e chiarificatori di questa specie di società iniziatiche.

In questo commento non intendiamo approfondire propriamente la dottrina dei “gruppi profetici”, la coerenza interna delle diverse tesi che la integrano, i loro maestri, i loro precursori, le loro analogie o discrepanze con altri sistemi di pensiero. Né pretendiamo analizzare le condizioni culturali, politiche, sociali, economiche o altre, che favoriscono o avversano la genesi e lo sviluppo di questi gruppi.

Il nostro obiettivo è più circoscritto e anche di una utilità più immediata. Messi dinanzi alla crescita tangibile dei cosiddetti “gruppi profetici”, alla loro evidente nocività, e quindi alla necessità di sbarrargli il passo, ci domandiamo quale sia il loro programma, se contano con una struttura definita di direzione e di propaganda, com’è questa struttura, come agisce, come vedono le trasformazioni per le quali la Chiesa è passata di recente e continua a passare, quali sono le tecniche di reclutamento, formazione e sovversione usate da questi gruppi, e infine, quali sono i loro rapporti con il comunismo.

È nell’articolo di “Ecclesia”’ che cercheremo le risposte a queste domande.

I. DISALIENAZIONE: RIBELLIONE CONTRO OGNI SUPERIORITÀ E OGNI DISUGUAGLIANZA

la chiesa nuova vuole disalienarsi in relazione al sacro. nella foto mons. Christian Nourrichard vescovo di Evreux (Fr)

Il concetto-chiave della dottrina dei “gruppi profetici” è, a nostro avviso l’alienazione. Quindi, prendiamola come punto di partenza e come filo conduttore di questa esposizione. Il lettore vedrà che, in questo modo, la materia si farà limpida ed accessibile.

Alienus è un vocabolo latino che equivale alla parola alieno, cioè di un altro. Alienato è colui che non appartiene a se stesso, bensì a un altro.

Nella prospettiva comunista, ogni autorità, ogni superiorità sociale, economica, religiosa o un’altra qualsiasi, di una classe sull’altra, porta a un’alienazione. Alienante è la classe sociale che esercita l’autorità, o possiede una superiorità, sia attraverso un Re, un Capo di Stato, un Papa, un Vescovo, un Sacerdote, un Generale, un professore o un padrone. Alienata è la classe che presta obbedienza a quella alienante. La classe alienata, per il fatto stesso di essere soggetta a un’altra classe, in misura maggiore o minore, in questa esatta misura non appartiene a se stessa, ed è alienata a quest’altra.

Trasferendo il concetto di alienazione ai rapporti tra persona e persona nella sfera religiosa, si può dire che un Papa, un Vescovo o un Sacerdote in quanto partecipano alla classe dirigente, che è il Clero, è alienante nei confronti di un semplice fedele, il quale è membro della classa guidata, cioè, il laicato.

Ogni alienazione è uno sfruttamento dell’alienato da parte dell’alienante. E siccome ogni sfruttamento è odioso, bisogna che l’evoluzione dell’umanità conduca alla soppressione di tutte le alienazioni, e perciò di tutte le autorità e disuguaglianze, poiché ogni disuguaglianza crea in qualche modo un’autorità. La formula più conosciuta e popolare della totale disalienazione sta nel motto della Rivoluzione francese: “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”. L’applicazione assolutamente radicale di questo motto condurrebbe a un’anarchia senza caos. La dittatura del proletariato non è altro che una tappa per la realizzazione dell’anarchismo.

L’egualitarismo radicale è la condizione perché ci sia libertà, ed affinché, cessati gli sfruttamenti e le conseguenti lotte di classi, regni tra gli uomini la fratellanza.

Ecco la criminale chimera dei comunisti.

II. IL SUPREMO OBIETTIVO “PROFETICO”: UNA CHIESA NON ALIENANTE NÉ ALIENATA

Se Dio non è più un essere trascendente non vi è motivo che il culto pubblico della Chiesa abbia un senso del sacro e dello splendore.

Dall’articolo di “Ecclesia” si deduce che i “gruppi profetici” vogliono trasformare la Chiesa cattolica da alienante ed alienata, come lo sarebbe ai nostri giorni, in una Chiesa-Nuova, senza nessuna forma di alienazione.

Ia disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio

a. La Chiesa “costantiniana” (la cui era storica, secondo i “gruppi profetici”, inizierebbe con Costantino, l’Imperatore romano che nel 313 liberò la Chiesa dalle persecuzioni, togliendola dalle catacombe, e si estenderebbe sino ai nostri giorni) crede in un Dio trascendente, personale, dotato di intelligenza e di volontà, un Dio perfetto, eterno, creatore, reggente e giudice di tutti gli uomini. Questi sono infinitamente inferiori a Dio e gli devono ogni soggezione. Quindi, credendo in un tale Dio, gli uomini accettano un Dio alienante. Dunque, la Religione è pura alienazione.

La Chiesa-Nuova non crede in un Dio alienante. Il Dio della Chiesa “costantiniana” corrisponde a una fase già superata dell’evoluzione dell’uomo, cioè l’uomo infantile e alienato. Oggi, l’uomo, reso adulto dall’evoluzione, non accetta un Dio di cui è, in ultima analisi, un servo, e che lo mantiene nella dipendenza del suo potere paterno, o meglio, paternalista, come dicono in modo peggiorativo i “gruppi profetici”.

L’uomo adulto respinge ogni alienazione, e vuole per sé un’altra immagine di Dio: quella di un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente in lui. Un Dio che è impersonale, come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura, e pertanto anche in ogni uomo. In una parola, un Dio che non aliena.

b. Ed è perché non accetta questa nuova figura di Dio, e si ostina nel mantenere la vecchia figura del Dio personale, trascendente e alienante, che la Chiesa “costantiniana” genera l’ateismo. Infatti, l’uomo adulto di oggi, non potendo accettare questa immagine infantile della divinità, si dichiara ateo. Però, se la Chiesa gli presentasse un Dio aggiornato, immanente e non alienante, egli lo accetterebbe. E smetterebbe di essere ateo.

È vero che l’affermazione di un Dio trascendente e alienante si fonda su numerosi passaggi delle Sacre Scritture. Tuttavia, secondo i “gruppi profetici” questi brani non costituiscono realtà storiche precise. Essi sono miti elaborati dall’uomo non adulto, alienato e bramoso di alienazione. Oggi, queste narrative devono essere reinterpretate secondo un concetto non alienante ma adulto, o persino rifiutate. Con ciò si purifica la Religione dai suoi miti. È propriamente ciò che si chiama demitizzazione.

c. È, per esempio, ciò che si dovrebbe fare per quanto riguarda la spiegazione della triste condizione dell’uomo, soggetto all’errore, al dolore e alla morte. Per l’uomo adulto, il rimedio per questa situazione non può decorrere da una Redenzione operata dal sa­crificio del Dio trascendente incarnato, e completata dalle sofferenze dei fedeli. Il rimedio viene, invece, dall’evoluzione, dalla tecnica e dal progresso.

Nel concetto dell’uomo disalienato, non c’è più ragione per le mortificazioni, alquanto masochistiche, che la Chiesa “costantiniana” promuoveva. La Chiesa-Nuova invita a una vita interamente volta alla felicità terrena. La Redenzione-progresso non ha come scopo condurre gli uomini verso un cielo ultraterreno, ma trasformare la terra in un cielo.

2a disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale e al sacro

Nella chiesa nuova non c’è più un elevarsi a Dio bensì un venir incontro all’uomo nella sua umanità

La religione cattolica “costantiniana”, coerente con la sua dottrina sulla trascendenza di Dio, ammette il soprannaturale, e con esso il sacro. Ora, il concetto di un ordine soprannaturale, superiore a quello naturale, di una sfera religiosa e sacra superiore alla sfera temporale, causa evidenti disuguaglianze.

Da ciò provengono, ipso facto, molteplici alienazioni. Nella Chiesa-Nuova, disalienante e disalienata, si ammette come realtà soltanto il naturale, il temporale, il profano. È una Chiesa desacralizzata. Da qui decorrono numerose conseguenze:

a. È ovvio, innanzitutto, che la Chiesa-Nuova è tutta posta nell’ordine naturale. Essa esercita la sua missione salvifica inducendo i fedeli a impegnarsi nel promuovere il benessere terreno.

b. La nozione della Chiesa come società distinta dallo Stato e sovrana nella sfera spirituale perde, quindi, ogni sua ragion d’essere. La Chiesa desacralizzata è, dentro la società temporale, un gruppo privato come un altro qualsiasi, la cui missione consiste nell’essere all’avanguardia delle forze che promuovono l’evoluzione dell’umanità.La vita sacramentale cambia pure di contenuto. I Sacramenti hanno un senso simbolico mera­mente naturale. L’Eucaristia, per esempio, è una cena in cui i fratelli familiarizzano intorno a una stessa ta­vola. E perciò dev’essere ricevuta come un cibo qualsiasi, durante un comune pasto.

c. La condizione sacerdotale non dev’essere più considerata sacra, posto che la sacralità muore con la morte delle alienazioni. Nel modo di presentarsi, di vestirsi e di vivere, i sacerdoti devono essere come un laico qualsiasi, poiché la sfera del sacro, a cui appartenevano, è sparita, e devono integrarsi senza riserve nella sfera temporale. Così pure devono comportarsi i religiosi, se ci saranno ancora i tre voti di obbedienza, povertà e castità nella Chiesa, ormai disalienante e disalienata.

d. Non vi è ragione perché esistano edifici destinati solo al culto, visto che è già morto il soprannaturale e il sacro. In questo mondo evoluto, adulto, contrario alle alienazioni, il culto del Dio immanente e diffuso nella natura può essere praticato in qualunque luogo profano. Se esisteranno edifici destinati al culto, siano utilizzati pure per finalità profane, in modo da evitare la distinzione alienante tra lo spirituale e il temporale.

3a disalienazione della Chiesa: in relazione alla fede, alla morale, al Magistero e all’azione evangelizzatrice

a. La Chiesa-Nuova è una Chiesa povera. Innanzitutto nel senso spirituale del termine. Una delle ricchezze della Chiesa “costantiniana” consiste nell’affermarsi Maestra infallibile. La Chiesa-Nuova invece non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante. Ognuno riceve carismi dallo Spirito Santo, che parla direttamente all’anima. Ed è a questa voce interiore, della quale può prendere coscienza, che ognuno deve credere.

Tutto ciò, che è vero per le materie riguardanti la fede, lo è pure per la morale. Ognuno ha la morale che gli suggerisce la propria coscienza.

Insomma, l’uomo vive della testimonianza interiore dei carismi, dei quali prende conoscenza. Così, la Chiesa-Nuova non possiede un patrimonio di verità, di cui immaginerebbe avere il privilegio. In questo risiede il principale aspetto della sua povertà.

b. Da qui decorre un’altra forma di povertà. La Chiesa-Nuova non ha frontiere. Essa accoglie persone di qualsiasi credo, purché lavorino attivamente per la vera Redenzione, che è il progresso terreno. Essa non è, quindi, come un regno spirituale con frontiere dottrinali definite, bensì qualcosa di etereo, di fluido, che si confonde più o meno con qualsiasi chiesa. In altri termini, la Chiesa-Nuova è super-ecumenica.

c. Un altro titolo di povertà della Chiesa-Nuova, non essendo Maestra, ed essendo super-ecumenica, è quello di non avere più la necessità di opere di apostolato. Di conseguenza, le università cattoliche, le scuole cattoliche, le opere di assistenza cattoliche mantengono la loro ragion d’essere a patto che non mirino a nessun fine apostolico, né abbiano qualsiasi soggezione alienante e antiecumenica riguardo alla Chiesa: vale a dire, purché rinuncino alla nota cattolica, ed assumano un carattere totalmente profano, secolare e laico.

d. La povertà della Chiesa-Nuova – essendo la cultura e la civiltà valori dell’ordine temporale e terreno, e non pretendendo esercitare più qualsiasi magistero nel plasmare a sé la società temporale -risiede pure nel fatto che non si può più parlare di cultura né di civiltà cattolica. La cultura e la civiltà dell’uomo evoluto e adulto hanno ricevuto la loro carta di emancipazione: sono desacralizzate e disalienate dalla Religione.

e. Inoltre, la Chiesa-Nuova è povera nel senso materiale del termine. Essa non solo rifiuta le cattedrali e le basiliche, in cui il sacro ostentava trionfalisticamente la sua superiorità, ma, vivendo nell’era dei poveri, rigetta qualsiasi ricchezza, a qualsiasi ti­tolo possibile.

f. Infine, la Chiesa-Nuova è povera perché è la Chiesa dei poveri. Da nemica di tutte le alienazioni, si sente anche nemica di tutti gli alienanti, di qualsiasi tipo ed ordine, e invece connaturale alla causa di tutti gli alienati. Perciò, gli sfruttati ed alienati della società attuale hanno nella Chiesa-Nuova il loroposto. Essa è per essenza loro difensore contro i detentori dell’autorità o della superiorità terrena. Per ragioni analoghe in senso inverso, la Chiesa “costantiniana” è complice, per propria natura, di tutte le oligarchie alienanti e sfruttatrici.

4a disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia ecclesiastica

La Chiesa nuova è povera nel senso spirituale del termine. Non pretende più di essere Maestra, diventando super-ecumenica

Dal momento che l’autorità è sempre alienante, è doveroso che non esista. E se esistesse, sarebbe soltanto nella misura in cui compiesse la volontà degli alienati, che in questo modo evaderebbero – almeno in certa misura – dal giogo dell’alienazione.

Nella Chiesa “costantiniana”, la Gerarchia è investita del triplice potere di ordine, magistero e giurisdizione. La Chiesa-Nuova, svuotando i Sacramenti del loro contenuto soprannaturale, che sono sotto il potere della gerarchia di ordine, col negare il Magistero attenta, a rigore di logica, anche contro la gerarchia di giurisdizione.

Così, l’esistenza di un Papa, monarca spirituale circondato dal Collegio dei principi ecclesiastici, che sono i vescovi – di cui ognuno, nella rispettiva diocesi, è come un monarca soggetto al Papa – non è compatibile con la Chiesa-Nuova. Come pure non possono sussistere i parroci che reggono, sotto gli ordini dei vescovi, porzioni del gregge diocesano.

Per disalienarla completamente dalla Gerarchia, occorre democratizzare la Chiesa. E necessario costituire in essa un organo rappresentativo dei fedeli che esprima ciò che i carismi dicono nell’intimo della loro coscienza: chiaramente un organo elettivo che rappresenti la moltitudine. Un organo che imponga decisivamente la propria volontà sui gerarchi della Chiesa, i quali, è ugualmente chiaro, dovranno, da quel momento in poi, essere eletti dal popolo.

A nostro avviso, questa riforma strutturale della Chiesa, auspicata dal movimento “profetico”, è solo una tappa verso la piena realizzazione dei suoi obbiettivi. La totale disalienazione comporterebbe, in una tappa ulteriore, l’abolizione di qualsiasi gerarchia.

Considerando soltanto la riforma che i “gruppi profetici” ora sostengono esplicitamente, si può dire che vogliono trasformare la Chiesa in una monarchia come quella inglese, cioè, un regime in realtà democratico, diretto fondamentalmente da una Camera popolare elettiva e onnipotente, nel quale va conservato pro-forma un Re decorativo (nel caso della Chiesa-Nuova, il Papa), dei Lord senza potere effettivo (i vescovi e i parroci), e una Camera alta da apparato (il collegio episcopale). Inoltre, affinché l’analogia tra il regime dell’Inghilterra e la Chiesa-Nuova sia com­pleta, è necessario immaginare un Re e dei Lord elettivi (cioè, Papa e vescovi eletti dai fedeli).

Per completare il quadro della democratizzazione, bisogna aggiungere che nella Chiesa-Nuova le parrocchie costituirebbero dei gruppi fluidi e instabili, e non delle circoscrizioni territoriali definite come sono oggi. A rigore di logica, questa fluidità si estenderebbe pure alle diocesi. La Gerarchia ormai non sarebbe nella Chiesa altro che un vago nome.

5a disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico

Questa disalienazione è già inclusa, a diversi titoli, nei punti precedenti. La Chiesa “costantiniana”, che ha un governo proprio e sovrano nella sua sfera, desidera l’unione e la collaborazione con il Potere temporale. Così facendo, in un certo modo si alienerebbe ad esso, e in un certo modo lo alienerebbe a sé.

Per tutti i motivi sopra esposti, la Chiesa-Nuova dichiara invece di non avere bisogno del Potere pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere. Così, la mutua alienazione sarà cessata.

Conclusione

Concludendo, la Chiesa-Nuova sarà interamente disalienata, e smetterà di essere alienante.