Risurrezioni dopo i tempi di Gesù

resurrezione_LazzaroIl Timone n.164 Giugno 2017

Il ritorno in vita dopo la morte è la massima dimostrazione dell’esistenza di una potenza superiore alla leggi della natura. I casi di Toul e Ornay, attestati dalle autorità ecclesiastiche.

di Marco Di Matteo

 

Nella storia della Chiesa si riportano diversi casi di risurrezioni anche dopo i tempi di Gesù. Cerchiamo di presentarne due particolarmente significativi

Due fratelli uccisi da un carro e risuscitati

Un apporto notevole alla ricostruzione dei miracoli avvenuti nel corso della storia è stato offerto dall’opera De servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione di Prospero Lambertini, poi papa col nome di Benedetto XIV (1740-1758), che fu uno dei primi   Promotori della Fede (gli “avvocati del diavolo”) presso la Congregazione dei Riti. Egli ha contribuito significativamente ad affermare quello che è stato definito dagli storici, nell’ambito delle indagini sui miracoli, “scetticismo metodologico post-tridentino”, insistendo sulla necessità che le testimonianze a favore dei miracoli siano accompagnate anche da adeguate relazioni mediche.

Prospero Lambertini menziona numerose bolle di canonizzazione in cui si parla di risurrezioni ottenute dalle preghiere dei santi e, tra le più clamorose (e anche meno conosciute oggi), cita quella di due fanciulli figli di un magistrato di Toul, di nome Théodore de Huz, che fu operata per intercessione di san Pietro Fourier (1565-1640) il 17 ottobre 1670.

Il futuro Benedetto XIV ha avuto tra le mani i documenti dell’inchiesta condotta a Toul ed ha partecipato ai relativi dibattiti tenutisi a Roma, in qualità di Promotore della Fede. I due fanciulli, di sei e quattro anni, giocando in assenza dei genitori, si erano tirati addosso un carretto pesantissimo, rimanendoci sotto circa tre ore. Il carrettiere di ritorno, non potendo da solo sollevare il carico, chiamò in aiuto altre persone, con cui riuscì a liberare i fanciulli; ma questi avevano il corpo ormai livido e le ossa del petto e del collo fracassate.

I genitori, sopraggiunti, chiamarono un medico e un chirurgo, che aprirono più volte le vene dei due corpi, ma senza che ne uscisse una goccia di sangue. Li si avvolse in panni imbevuti di vino rosso caldo, ma non si ottenne alcun risultato. Li si rivestì di pelli di pecora insanguinati e ancora caldi, ma anche questo espediente si rivelò vano: i bambini apparivano ormai morti. Allora la madre pose sul loro capo un berretto del Fourier e i fanciulli cominciarono a dar segni di vita: gli occhi si aprirono, il corpo riprese calore e la carne il colore naturale; inoltre poterono rialzarsi e parlare.

Il giorno dopo in chiesa tutti ebbero modo di constatare che non era rimasta traccia delle fratture riportate. Durante il processo di canonizzazione, fu proprio il cardinal Lambertini, in qualità di Promotore della Fede, a sollevare dubbi sull’effettivo decesso dei fanciulli, appellandosi al fatto che i due medici si erano limitati ad affermare che i fanciulli sembravano come morti. Su questo fu ascoltato il parere del medico Jean Marie Lamisien, che avallò le perplessità del cardinale, sostenendo che si fosse trattato di una quasi morte.

Di parere opposto fu invece il prestigioso medico François Soldat, già allievo del precedente, che proprio sulla base delle teorie sostenute nei trattati del suo maestro dimostrò come nel caso in esame la rottura dei vasi del cervello e la completa ostruzione per ben tre ore delle vie respiratorie avessero senza ombra di dubbio provocato la morte per apoplessia e soffocamento. Determinante per la conclusione del processo fu la relazione scritta dal matematico e giureconsulto Thomas Montecatini che, esaminando tutte le carte (soprattutto le testimonianze dei medici che avevano visitato i fanciulli), concluse che si trattava di un caso di morte incontrovertibile.

Il miracolo fu dunque riconosciuto dalla Congregazione dei Riti e approvato da Benedetto XIII nel 1729. Esso consentì che Fourier fosse dichiarato Beato.

Annegato e riportato in vita

Sempre nel Seicento, per intercessione di san Francesco di Sales (1561-1622), il quattordicenne Girolamo Genin, annegato nel 1623 ad Ornay (presso Ginevra) nel tentativo di attraversare con il fratello Francesco l’impetuoso fiume Fier, ritornò in vita il giorno successivo al ritrovamento del corpo. Nelle carte del processo di beatificazione del santo sono riportate le deposizioni di Girolamo e del fratello Francesco (rimasto invece incolume), del parroco Claudio Puthod, del suo vicario Claudio Crozet e del signor Alessandro Raphin di Ornay, che gettandosi nel fiume, contribuì alla ricerca e al recupero del corpo dell’annegato.

Il fratello Francesco raccontò che, prima di attraversare il fiume con Girolamo, entrambi avevano fatto un voto a san Francesco di Sales. Il giorno successivo all’annegamento, Francesco, insieme al signor Raphin e ad altre trenta persone, si diedero alle ricerche, immergendosi in diversi punti del fiume. Finalmente trovarono il cadavere in una buca del letto del fiume, lo estrassero e lo portarono a riva. Esso era già così gonfio e livido da essere quasi irriconoscibile; fu portato quindi in un fienile per organizzarvi la veglia funebre

Il giorno dopo don Punthod, parroco di Ornay (che tra l’altro aveva anche lui pregato san Francesco di Sales), insieme al parroco di Ville, benedisse la salma, ma all’improvviso il ragazzo, proprio nel momento in cui stava per essere deposto nella bara, alzò il braccio, cominciò a lamentarsi e ad invocare san Francesco. Tale miracolo, dopo accurato esame, fu ritenuto valido per la canonizzazione di Francesco di Sales.

NELLA BIBBIA

Già nell’Antico Testamento troviamo alcuni casi di risurrezione; nel Nuovo Testamento la risurrezione è prova evidente della divinità di Gesù e dell’origine divina della missione affidata agli apostoli. Gesù risuscita il figlio della vedova di Nain (Lc 7, 11-16), la figlia di Giairo (Mc 5, 22-24. 25-42), Lazzaro, cadavere da quattro giorni (Gv 11.1-53). Quando Gesù muore, numerosi corpi di santi già morti risorgono, apparendo a molti in Gerusalemme (Mt 27, 52-53). A coronamento dei precedenti miracoli e come prova schiacciante della sua divinità, Cristo stesso risorge all’alba del terzo giorno. Anche agli apostoli sono attribuite risurrezioni: Pietro ridà la vita alla defunta Tabità (At 9, 36-42) e Paolo risuscita Eutico, morto cadendo dal terzo piano (At 20, 6-12).

È importante precisare che tali ritorni alla vita son ben diversi dalla risurrezione gloriosa di Gesù e dalla risurrezione dei morti che avverrà alla fine dei tempi, anche perché chi è stato risuscitato in tal modo, è poi morto come tutti. Tuttavia essi alimentano la fede nella risurrezione finale.

Per saperne di più…

  1. Arrighini, Testimonianze d’oltretomba, Galla 1939.
  2. Läpple, Inchiesta sui grandi miracoli della storia, Piemme 1995.
  3. J. Herbert, I morti risuscitati. Storie vere di 400 miracoli di risurrezione, Edizioni Segno 1998.