Sergio il Magistro

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

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di Rino Cammilleri

«Contrasto generazionale»? Bah. Come tutte le novità ideologiche nasce con la Rivoluzione francese. In realtà tale il padre tale il figlio, perché in casa più che i no e i sì si assorbe l’esempio. Chi cerca prima di tutto il «Regno di Dio e la sua giustizia», come dice il Vangelo, ha il resto in sovrappiù e di rado problemi coi figli.

Sergio, santo bizantino del IX secolo, era infatti fi­glio di santi. Parente dell’imperatrice Teodora, fu fatto dal figlio di lei, Michele III, «Magistro», cioè primo ministor e comandante delle armate imperiali. Uomo di grandi abilità amministrative e di profonda pietà, fondò, tra le altre cose, un monastero nel golfo di Nicomedia e lo dedicò alla Madre di Dio.

La morte lo colse a Creta, mentre alla testa dell’esercito cercava di riconquistare l’isola agli Arabi. Le sue spoglie furono portate, Come da sua volontà, in quel monastero che aveva fondato. La maggior parte della sua vita Sergio l’aveva consacrata al ripristino (anche fisico) del culto delle immagini sacre, che le rivolte iconoclaste avevano in grandissima copia distrutto. Sarà un triste replay in tutta la storia del cristianesimo, questo delle immagini.

Ripulse da ebrei e da musulmani, da eretici e da protestanti, da giacobini e da bolscevichi, le sacre icone sono una specialità tutta cattolica e ortodossa. Non riusciamo nemmeno a immaginare l’arte europea senza le immagini sacre, e facciamo difficoltà a digerire una fede così disincantata da non potere esprimersi se non a parole o in musica.

Magari chiacchiere e fracasso, all’interno di cappelle-garage spoglie e squallide come la loro forma a cono, a vela, ad hangar. I teorici di un malinteso pauperismo stanno per riuscire là dove secoli di rivoluzioni anticristiane avevano nel complesso fallito.

il Giornale – 28 giugno 1995