Il jihadista convertito e altri frutti del sangue dei martiri

martiriLa Nuova Bussola quotidiana 18 Aprile 2017

di Benedetta Frigerio

Lo stesso giornalista del New York Times non riusciva a credere che l’uomo umile e caritatevole che ha intervistato alla fine del mese scorso fosse stato davvero un jihadista islamico. Patrick Kingsley, corrispondente estero del quotidiano americano, ha raccontato la storia miracolosa di Bashir Mohammad, 25enne sposato e residente a Istanbul, che testimonia così la potenza della conversione a Cristo: “Non ha solo cambiato credo, ma persino il suo temperamento. Come conferma oggi sua moglie, Hevin Rashid”.

 “ERANO NEMICI DI DIO” – Nato a Nord della Siria fin da adolescente Mohammad si avvicina ai musulmani più estremisti, quando suo cugino Ahmad lo porta, all’età di 15 anni, ad ascoltare le predicazioni di un jihadista. Ma allo scoppio della guerra siriana nel 2011, il ragazzo, non ancora ventenne, decide di combattere al fianco delle forze laiche curde. Di fronte alla morte dei suoi compagni e alle atrocità della guerra sceglie però di reagire tornando all’estremismo: “Tutti quei corpi morti mi fecero credere a tutte le cose sentite durante le predicazioni”. Perciò, nel 2012, Mohammad si unisce ad al Nusra, deciso ad aiutare l’instaurazione di uno stato islamico. Qui assiste alle torture più tremende contro gli “infedeli”: “Ci dicevano – continua l’uomo – che erano nemici di Dio e quindi guardavo a queste esecuzioni positivamente”.

 PLASMATO NEL PROFONDO – Eppure il giornalista ha ammesso che quando incontrò per la prima volta Mohammad, radunato nella sua taverna con altri 22 cristiani, non poteva credere che quello che aveva davanti, solo pochi anni fa fosse un terrorista: “Stavo osservando uno dei suoi ospiti, un Yazida che si era convertito due mesi prima. Mohammad pareva essere il collante del gruppo comportandosi come se fosse nato e cresciuto cristiano”. E’ lui che guida la preghiera e i canti e che poi distribuisce il caffè. “Il suo comportamento è calmo”, eppure “nella sua vita precedente, Mohammad dice di essere stato un uomo arrabbiato, il cui temperamento spaventava i suoi familiari. Sua moglie, allora sua fidanzata, nel 2012, che cercò inutilmente di convincerlo a non unirsi ai terroristi, conferma il cambiamento straordinario.

 UNA POTENZA GUARITRICE – Prima dell’incontro con Cristo, però, qualcosa già comincia a non tornargli: “Vidi i musulmani uccidere altri musulmani. Capii che c’era qualcosa di sbagliato”. Perciò l’anno successivo Mohammad vola con sua moglie a Istanbul, continuando comunque a praticare la sua fede con radicalità, tanto da chiederle di indossare il niqab, il velo integrale. Finché, nel 2015, Rashid si ammala gravemente e Mohammad si dispera. Non sapendo a chi rivolgersi chiama il cugino che lo aveva introdotto alle predicazioni jihadiste e che nel frattempo si era trasferito in Canada. Ahmad, dopo averlo ascoltato, gli confessa di essersi convertito al cristianesimo e gli chiede di mettere la cornetta del telefono vicino alla donna affinché il suo gruppo di preghiera possa pregare e cantare chiedendone la guarigione.

L’uomo inizialmente si rifiuta disgustato al solo pensiero. Ma il cugino insiste e Mohammad, pur riluttante ma disperato, cede. Subito le condizioni di salute di Rashid migliorano drasticamente. Dopodiché il ragazzo comincia ad avere pensieri che asseconda pur ritenendoli sacrileghi, fino a quando decide di chiedere al cugino un contatto di qualche predicatore cristiano di Istanbul. 

ODIO VS. PACE – Cominciando a leggere la Bibbia l’uomo trova finalmente pace, mentre la lettura del Corano lo rendeva agitato e arrabbiato. Poi, quando la coppia comincia a pensare di lasciare l’islam, Rashid fa un sogno: una figura biblica (Mosè) divideva le acque del mare come a incoraggiare i due sposi nella loro conversione. “C’è un grande divario – spiega Mohammad – fra il Dio che pregavo prima e quello che prego ora. Prima praticavamo per paura. Ora tutto è cambiato”. Perciò oggi è disposto a pagare “il prezzo elevato” della conversione – che lo rende “un bersaglio dei suoi vecchi compagni fondamentalisti” – senza troppo temere. Perché, conclude, “confido in Dio”.

 ALTRE CONVERSIONI – Ma oltre a questo ci sono conversioni anche in Germania, in Nigeria o nei campi profughi a Nord dell’Iraq. Qui, ha raccontato settimana scorsa il Gospel Herald, il padre di un bambino inserito nel programma di Christian Aid Mission, ha conosciuto Cristo tramite il figlio. Altre storie di jihadisti convertiti, anche attraverso sogni e visioni, vengono raccontate dalla radio The Voice of the Martyrs a dire che davvero il sangue dei martiri è fecondo. Come lo fu quello di Stefano che diede la vita per Paolo, suo persecutore, poi folgorato da Cristo sulla via di Damasco.