Il discorso d’investitura di Donald Trump, 45° POTUS.

Donald_TrumpIl Covile  anno XVII N° 940 –

21 Gennaio 2017

Non trovando in rete che versioni parziali e spesso deformanti di un discorso che a parere di molti aprire un’epoca nuova, abbiamo pensato di fornirne ai lettori una traduzione integrale e piú fedele possibile. L’abbiamo fatta seguire da un primissimo commento e da un articolo che trattava del ritorno di Dio nel discorso pubblico, che quello di Trump ha confermato.

Il discorso d’investitura di Donald Trump, 45° POTUS.

Integrale. (Traduzione redazionale)

Washington, 20 gennaio 2017.

Presidente della Corte Suprema Roberts, Presidente Carter, Presidente Clinton, Presidente Bush, Presidente Obama, cittadini americani e del mondo: grazie.

Noi, i cittadini d’America, siamo ora uniti nel grande sforzo nazionale di ricostruire il nostro Paese e restaurare le sue promesse a tutta la nostra gente. Insieme, determineremo il futuro dell’America e del mondo per molti, molti anni a venire. Ci troveremo di fronte molte sfide. Dovremo confrontarci con le difficoltà. Ma porteremo avanti il lavoro fino in fondo. Ogni quattro anni, ci riuniamo su queste scalinate per effettuare l’ordinato e pacifico trasferimento del potere, e siamo grati al Presidente Obama e alla First Lady Michelle Obama per il loro gentile aiuto nel corso di questa transizione. Sono stati magnifici. Grazie.

Questa cerimonia di oggi ha tuttavia un significato molto speciale, perché oggi non stiamo semplicemente trasferendo il potere da un’amministrazione all’altra o da un partito all’altro, ma stiamo trasferendo il potere da Washington DC per darlo di nuovo a voi, il popolo.

Per troppo tempo, un piccolo gruppo nella capitale della nostra nazione ha raccolto i frutti di governo mentre il popolo ne ha sostenuto il costo. Washington è fiorita, ma la gente non ha potuto condividere questa sua ricchezza. I politici hanno prosperato, ma i posti di lavoro diminuiscono e le fabbriche chiudono. L’establishment protegge se stesso, ma non i cittadini del nostro Paese. Le loro vittorie non sono state le vostre vittorie. I loro trionfi non sono stati i vostri trionfi, e mentre essi festeggiavano nella capitale della nostra nazione c’era poco da festeggiare per le famiglie in difficoltà ovunque sul nostro territorio.

Tutto questo cambia, iniziando da qui e da ora, perché questo momento è il vostro momento e vi appartiene. Appartiene a tutti quelli riuniti qui oggi e a tutti quelli che ci guardano in tutta l’America. Questo è il vostro giorno. Questa è la vostra festa, e questo, gli Stati Uniti d’America, è il vostro Paese.

Ciò che veramente conta non è quale partito controlla il nostro governo, ma se il nostro governo è controllato dal popolo. Il 20 gennaio 2017 sarà ricordato come il giorno in cui le persone sono diventate di nuovo i governanti di questa nazione. Gli uomini e le donne dimenticati del nostro Paese non saranno piú dimenticati. Ognuno di voi sarà ascoltato ora.

Ti sei unito a decine di milioni di persone per diventare parte di un movimento storico, del calibro che il mondo non ne ha mai visto prima. Al centro di questo movimento c’è una convinzione fondamentale, che una nazione esiste per servire i suoi cittadini. Gli americani vogliono grandi scuole per i loro figli, quartieri sicuri per le loro famiglie, e buoni posti di lavoro per sé stessi. Queste sono giuste e responsabili richieste di persone rette e di un popolo retto, ma per troppi dei nostri cittadini, esiste una realtà diversa: madri e bambini intrappolati nella miseria nelle nostre città; le nostre fabbriche arrugginite sparse come cimiteri nel paesaggio della nostra nazione; un sistema educativo dispendioso, ma che licenzia i nostri giovani e belli studenti privi di ogni conoscenza; e il crimine, e le bande e le droghe che hanno rubato troppe vite e derubato il nostro Paese di tanto potenziale non realizzato. Questa carneficina americana si arresta qui e si arresta ora.

Noi siamo una sola nazione e il loro dolore è il nostro dolore. I loro sogni sono i nostri sogni. E il loro successo sarà il nostro successo. Condividiamo un solo cuore, una sola casa, e un solo glorioso destino. Il giuramento formale che faccio oggi è un giuramento di fedeltà a tutti gli americani

Per molti decenni, abbiamo arricchito l’industria estera a scapito dell’industria americana; sovvenzionato gli eserciti di altri paesi, consentendo nel contempo un triste impoverimento dei nostri militari. Abbiamo difeso i confini di altre nazioni, rifiutando nel frattempo di difendere i nostri. E abbiamo speso trilioni e trilioni di dollari all’estero, mentre le infrastrutture degli Stati Uniti sono cadute in rovina e nel degrado. Abbiamo fatto ricchi altri paesi, mentre la ricchezza, la forza e la fiducia del nostro paese spariva all’orizzonte.

Una dopo l’altra, le fabbriche hanno chiuso ed hanno abbandonato le nostre terre, senza nemmeno un pensiero verso quei milioni e milioni di lavoratori americani lasciati alle spalle. La ricchezza della nostra classe media è stata strappata dalle loro case e ridistribuita in tutto il mondo

Ma questo è il passato, e ora dobbiamo guardare solo al futuro. Ci siamo raccolti qui oggi per emettere un nuovo decreto che sia udito in ogni città, in ogni capitale straniera, in ogni sede del potere, da questo giorno in poi: una nuova visione governerà il nostro Paese, da questo giorno in poi, ci sarà solo «America first», prima l’America. Ogni decisione sul commercio, sulle tasse, sull’immigrazione, sugli affari esteri sarà presa a beneficio dei lavoratori americani e delle famiglie americane. Dobbiamo proteggere i nostri confini dalle devastazioni di altri Paesi che fabbricano i nostri prodotti, rubano le nostre aziende e distruggono il nostro lavoro. La protezione porterà a grande prosperità e forza. Mi batterò per voi con ogni energia del mio corpo e non sarà mai che io vi deluda.

L’America tornerà a vincere, e vincerà come mai prima. Ci riprenderemo il nostro lavoro. Ci riprenderemo i nostri confini. Ci riprenderemo la nostra ricchezza, e ci riprenderemo i nostri sogni. Costruiremo nuove strade e autostrade e ponti e aeroporti e gallerie e ferrovie attraverso tutta la nostra meravigliosa nazione. Porteremo fuori la nostra gente dall’assistenzialismo e la riporteremo al lavoro, per ricostruire il nostro paese con mani americane e lavoro americano. Seguiremo due semplici regole: compra americano e assumi americano.

Cercheremo rapporti di amicizia e di buona volontà con le nazioni del mondo, ma lo faremo nella consapevolezza che è diritto di tutte le nazioni mettere al primo posto i propri interessi.

Noi non cerchiamo di imporre il nostro stile di vita a nessuno, ma piuttosto di farlo brillare come esempio. Lo faremo brillare perché tutti lo seguano. Rafforzeremo vecchie alleanze e ne formeremo di nuove e uniremo il mondo civilizzato contro il terrorismo islamico radicale, che sarà sradicato dalla faccia della Terra.

Il fondamento della nostra politica sarà una fedeltà totale agli Stati Uniti d’America, e attraverso la lealtà verso il nostro paese, riscopriremo la nostra lealtà verso gli altri. Quando apri il tuo cuore al patriottismo, non c’è spazio per il pregiudizio.

La Bibbia ci dice che è buono e bello quando il popolo di Dio vive insieme unito. Dobbiamo parlarci a mente aperta, discutere sui nostri disaccordi, ma sempre perseguire la solidarietà. Quando l’America è unita, l’America è assolutamente inarrestabile. Non ci dovrebbe essere alcun timore. Siamo protetti e saremo sempre protetti. Saremo protetti dai grandi uomini e donne delle nostre forze militari e di polizia. E, molto piú importante, saremo protetti da Dio.

Infine, dobbiamo pensare in grande e sognare ancora piú in grande. In America, noi sappiamo che una nazione è viva solo finché ha uno scopo. Non accetteremo piú quei politici che sono tutta parola e niente azione, che continuamente si lamentano ma mai fanno qualcosa di concreto. Il tempo per le chiacchiere vuote parole è passato. Adesso arriva l’ora dell’azione. Non permettete a nessuno di dirvi che è impossibile. Nessuna sfida può confrontarsi con il cuore, la lotta, lo spirito dell’America. Non falliremo. Il nostro Paese crescerà e prospererà di nuovo.

Siamo all’inizio di un nuovo millennio, pronti a scoprire i misteri dello spazio, a liberare la Terra dalla miseria e dalla malattia, a sviluppare le industrie e le tecnologie del domani.

Un nuovo orgoglio nazionale toccherà la nostra anima, amplierà la nostra visuale e guarirà le nostre divisioni. È tempo di ricordare quella vecchia massima che i nostri soldati non hanno mai dimenticato: che possiamo essere neri, o scuri o bianchi, ma tutti abbiamo lo stesso sangue rosso di patrioti. Tutti noi godiamo delle stesse gloriose libertà e tutti salutiamo la stessa grande Bandiera Americana.

ùE che un bimbo sia nato nelle distese urbane di Detroit o nelle pianure del Nebraska spazzate dal vento, essi guardano in alto lo stesso cielo notturno, riempiono il loro cuore con gli stessi sogni e sono pervasi del respiro della vita dallo stesso onnipotente Creatore. Dunque a tutti gli americani, in tutte le città, vicine e lontane, grandi e piccole, da montagna a montagna, da oceano ad oceano, ascoltate queste parole: non sarete piú ignorati.

Le vostri voci, le vostre speranze ed i vostri sogni definiranno il nostro destino americano. E il vostro coraggio, bontà e amore ci guideranno sempre nella nostra via. Insieme, faremo nuovamente forte l’America. Faremo l’America nuovamente ricca. Faremo l’America nuovamente fiera. Faremo l’America nuovamente sicura. E sí, insieme, noi faremo, noi faremo l’America nuovamente grande.

Grazie a tutti. Che Dio vi benedica e benedica gli Stati Uniti. Grazie. Dio benedica l’America.

_________________

Promesse, speranze e opportunità.

di The Saker

Articolo pubblicato da thesaker.is il 21 gennaio 2017. Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it.

Solo poche ore fa Donald Trump ha finalmente prestato giuramento come Presidente degli Stati Uniti. Considerando tutte le minacce che incombevano sull’evento, questa è una buona notizia, perché, almeno per il momento, i Neoconservatori hanno perso il controllo del Potere Esecutivo e Trump è finalmente in posiS zione tale da poter passare all’azione. L’altra buona notizia è il discorso inaugurale di Trump, che comprende questa storica promessa

Noi non desideriamo imporre a nessuno il nostro stile di vita, ma invece lasciamo che luccichi, come un esempio che tutti dovrebbero seguire.

Potrebbe veramente voler dire che gli Stati Uniti hanno rinunciato al loro ruolo di egemone mondiale? Il solo fatto di porsi la domanda è già uno sviluppo immensamente positivo, dal momento che, se fosse stata eletta Hillary Clinton, nessuno se lo sarebbe chiesto.

L’altra caratteristica interessante del discorso di Trump è il fatto di essere fortemente incentrato sul potere popolare e sulla giustizia sociale. Ancora una volta, il contrasto con la spazzatura ideologica dei Clinton non potrebbe essere piú marcato. Questo, però, fa sorgere un dubbio ancora piú sconcertante: quanta fiducia si può dare ad un capitalista multi-milionario, quando parla di potere popolare e di giustizia sociale, cose per cui i capitalisti non vanno di certo famosi, almeno non fra i bene informati. Inoltre, qualche lettore marxista potrebbe rammentarci che «l’imperialismo è l’ultima fase del capitalismo» e che non ha senso aspettarsi che un capitalista rinunci di colpo all’imperialismo.

Ma ciò che era genericamente vero nel 1916 non è necessariamente vero nel 2017

Per prima cosa, cominciamo sottolineando il fatto che la presidenza Trump è stata resa possibile solo dall’enorme crisi finanziaria, economica, politica, militare e sociale a cui gli Stati Uniti si trovano di fronte oggi. Otto anni di Clinton, seguiti da otto anni di Bush junior e otto anni di Obama hanno visto un massiccio e totale declino della potenza degli Stati Uniti, sacrificati in nome dell’Impero Anglosionista. Questa crisi è sia interna che esterna e l’elezione di Trump ne è una diretta conseguenza. Infatti, Trump è il primo ad ammettere che è stata proprio la terribile situazione in cui si trovano oggi gli Stati Uniti ad averlo portato al potere, con il mandato, affidatogli dalla gente comune americana (i «deplorabili» di Hillary), di «prosciugare la palude di Washington» e rendere l’America, non la plutocrazia americana, «nuovamente grande». Questo potrebbe essere cruciale: non ce lo vedo Trump che, semplicemente, «insiste ancora di piú» a fare le stesse cose dei suoi predecessori o cerca, ad occhi chiusi, di alzare la posta, come tentano sempre di fare i Neoconservatori.

Scommetterei che Trump crede veramente e sinceramente che gli Stati Uniti siano in una crisi profonda e che quello che serve urgentemente è una politica di tipo nuovo e completamente differente. Se questa mia assunzione si dimostrerà corretta, allora sarà automaticamente una buona notizia anche per il mondo intero, perché qualunque cosa Trump faccia (o non faccia), almeno non spingerà il suo paese ad un confronto nucleare con la Russia. E, certo, ritengo possibile che Trump sia arrivato alla conclusione che l’imperialismo per gli Stati Uniti non funzioni piú e che, lungi dall’essere la soluzione per le contraddizioni del capitalismo, potrebbe invece essere diventato la sua caratteristica piú autodistruttiva.

È possibile per un sistema ideologico scartare una delle sue componenti basilari, dopo aver imparato dagli errori del passato? Penso di si, e un buon esempio è quello del socialismo del 21° secolo, che ha completamente rigettato quell’ateismo militante che era la caratteristica basilare dei partiti socialisti del 20° secolo. Infatti, il socialismo del 21° secolo è molto filo-cristiano. Il capitalismo del 21°secolo potrebbe rigettare l’imperialismo? Potrebbe anche essere.

Inoltre, il discorso inaugurale di Trump, secondo i commentatori di RT, è sembrato, per molti aspetti, come un discorso che avrebbe potuto tenere Bernie Sanders. E penso che abbiano ragione. Trump è sembrato quasi un paleo-liberale, una cosa che in lui non avevamo mai visto durante tutta la campagna elettorale. Si potrebbe anche dire che il modo di parlare di Trump assomigliava molto a quello di Putin. La domanda è: agirà anche come Putin?

In Russia ci saranno molte aspettative su come farà Trump a mantenere quanto promesso in campagna elettorale riguardo ai rapporti con le altre nazioni. Oggi, quando Trump ha pronunciato le seguenti parole

Cercheremo l’amicizia e la buona volontà con le nazioni del mondo, ma lo faremo ben consci che è diritto di tutte le nazioni pensare prima ai propri interessi,

ha detto ai Russi esattamente quello che essi volevano sentirsi dire. Trump non pretende di essere un «amico» della Russia e Trump promette, apertamente e senza falsi rimorsi, di pensare prima al suo popolo, e questo è esattamente ciò che Putin ha detto e fatto fin da quando è salito al potere in Russia: pensare prima al popolo russo. Dopo tutto, avere a cuore per prima cosa il benessere della propria gente, difficilmente comporta essere ostile o anche indifferente verso gli altri. Tutto ciò che significa è che la tua lealtà e la tua opera dev’essere prima di tutto al servizio di quelli che ti hanno eletto per l’incarico. Questa fresca ventata di patriottica onestà, con la prospettiva di amicizia e buona volontà, alle orecchie russe sembrerà musica.

Poi ci sono le parole di Trump sul «formare nuove alleanze» e unire «il mondo civile contro il terrorismo islamico radicale, che cancelleremo completamente dalla faccia della Terra». Anche queste verranno accolte con molta speranza dal popolo russo. Se gli Stati Uniti sono finalmente determinati a combattere il terrorismo e se vogliono veramente eradicare quelli del Daesh, allora la Russia darà il suo pieno appoggio a questo sforzo, comprese le sue risorse militari, di intelligence, di polizia e diplomatiche. Dopo tutto, sono anni che la Russia si è assunta il compito di «cancellare completamente dalla faccia della Terra il terrorismo radicale islamico».

Non ho assolutamente alcun dubbio sul fatto che un’alleanza fra Russia e Stati Uniti, anche se limitata a specifici campi di interesse comune, sarebbe di immediato beneficio per l’intero pianeta, e non solo per queste due nazioni: in questo momento, tutte le peggiori crisi internazionali sono una conseguenza diretta della «guerra tiepida» che Stati Uniti e Russia stanno combattendo l’una contro l’altra. E, come tutte le guerre, questa è stata un colossale spreco di risorse. Naturalmente, questa guerra è stata iniziata dagli Stati Uniti ed è stata mantenuta e nutrita dall’ideologia messianica dei Neoconservatori. Ora che è salito al potere un realista come Trump, possiamo finalmente sperare che questa pericolosa e dispersiva dinamica possa essere fermata.

La buona notizia è che né Trump, né Putin possono permettersi di fallire. Trump perché ha fatto dell’alleanza con la Russia la pietra miliare della sua politica estera durante la campagna elettorale e Putin perché sa che è nei reali interessi della Russia che Trump riesca a farcela, per evitare che i Neoconservatori se ne escano dai loro sotterranei. Perciò, entrambe le parti apriranno negoziati, fortemente motivate a risultati concreti e disposte ad accettare compromessi, almeno fino a quando non verranno toccati obbiettivi cruciali per l’interesse nazionale. Penso che le problematiche su cui Stati Uniti e Russia possano trovare un punto d’incontro siano molto, molto piú numerose di quelle dove sussistono differenze inconciliabili.

Perciò, si, oggi sono fiducioso. Piú di ogni altra cosa, voglio sperare che Trump sia «sincero» e che abbia la saggezza e il coraggio di compiere un’azione decisa contro i suoi nemici interni. Perché, d’ora in poi, questa è un’altra cosa che Putin e Trump avranno in comune: i loro avversari interni sono molto piú pericolosi di tutti i nemici esterni. Quando vedo dei pazzi furiosi come David Horovitz definirsi un sostenitore di Donald Trump, mi preoccupo molto e mi chiedo «che cosa sa Horovitz che io non so?». Quello che è certo è che, nel prossimo futuro, uno di noi due rimarrà molto deluso. Spero solo di non essere io.