Salaberga

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

salaberga

di Rino Cammilleri

Nel secolo VII, a Laon, i nobili Gondovino e Saretruda decisero di educare in casa la piccola Salaberga perché la città era intestata dagli eretici seguaci di Bonoso. L’abate di Luxeu il, s. Eustasio, visitò i due coniugi e si vide presentare i due figli maschi: Leudovino, detto Boso, e Fulcro. Solo due? No, c’era anche Salaberga, ma soffriva di gravi emorragie e stava sempre a letto. Il santo la guari e lei crebbe bellissima.

All’età giusta venne data in sposa al giovane Richraen, ma questi morì dopo solo due mesi. Salaberga meditava di chiudersi in monastero quando il re Dagoberto ne richiese la mano per il suo consigliere Blandino. Costui era detto anche Bosone ed era un pagano della stirpe dei Sicambri, ma per amore di Salaberga si fece battezzare. Non riuscendo ad avere figli, lei pellegrinò alla tomba di s. Remigio di Reims.

Fu esaudita e ne ebbe cinque: Saretruda, Ebana e Anstrude, più Eustasio e Baldovino che poi fu arcidiacono e santo. Salaberga, con l’aiuto di s. Gualberto, fondò un monastero con annessa una scuola. Qui, cresciuti i figli, lei e suo marito si ritirarono.

Salaberga a un certo punto prese a fare miracoli, tra cui molte guarigioni, nonché il prodigioso affluire del vino nel calice di s. Gualberto. Morì nel 665. La sua intercessione provvede ai cechi e alle spose desiderose di numerosa prole. In suo onore ogni anno vengono benedette delle campanelle contro la tempesta e la guerra.

Salaberga fu badessa di un monastero doppio, di quelli, cioè, per uomini e donne. I quali (maliziosi che siete) vivevano separati, avendo in comune solo la mensa e gli atti liturgici.

 il Giornale