Orazio De Vecchi & C.

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

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di Rino Cammilleri

Nel 1612 ad Elicura, nell’odierno Cile, tre missionari gesuiti furono massacrati dagli indios Araucani. Il primo, Orazio De Vecchi, era senese; nato nel 1577, a vent’anni era entrato nella Compagnia di Gesù e, dopo il noviziato a Roma, era stato inviato in Perù, dove era stato ordinato sacerdote. Il secondo era Martin de Aranda, figlio di spagnoli, ed era nato nel Nuovo Mondo. Come ufficiale di cavalleria aveva guidato una spedizione che si era spinta fino a Quito, nell’Ecuador.

Aveva fondato la città di Riobamba e ne era stato nominato governatore. Richiamato a Lima per un incarico più importante, mentre faceva gli esercizi spirituali col metodo di s. Ignazio comprese che la sua strada era un’altra. Così, si ritrovò sacerdote gesuita e inviato nelle Ande. Ma, poiché il confratello già in loco, il p. de Urrea, era stato ucciso, l’Aranda venne destinato a far da cappellano ai soldati del distretto di Arauco. Nel 1612 fu inviato ad Elicura, dove incontrò il suo destino.

Il terzo era il messicano Jago de Montalbán. Questi, dopo avere esercitato il mestiere di sarto, si era arruolato nell’esercito e c’era rimasto fino al 1612. In quell’anno aveva lasciato le armi per entrare nei gesuiti come fratello coadiutore. Dopo solo due mesi di noviziato era stato aggregato al De Vecchi e all’Aranda nella missione di Elicura. Qui le mogli e le figlie di Anganamun, capo di una tribù ostile, avevano cercato rifugio nella missione, chiedendo il battesimo. Quando Anganamun con i suoi guerrieri si presentò a reclamarle, i gesuiti difesero coraggiosamente le donne, ma vennero abbattuti.

Il Giornale 14 dicembre 2005