Quando i libri di testo attaccano la Chiesa e cacciano Cristo

libri_scuolaAg Zenit giovedì 10 dicembre 2009

di Andrea Bartelloni
(ideatore e animatore dell’Osservatorio sull’Editoria e i Libri di Testo  – osservatorio2000@hotmail.it)

ROMA _ Una collaboratrice dell’Osservatorio sull’Editoria e i Libri di Testo, ci ha segnalato e fornito una scheda dettagliata su un libro di storia per la scuola secondaria di I grado, che riesce a distinguersi per l’impostazione profondamente anticristiana, finalizzata alla trasmissione di poche, semplici idee: il Medioevo è un’epoca oscura, feroce ed incivile; ogni altra civiltà (islamica, unna o mongola) è superiore a quella cristiana; la Chiesa è un un’istituzione ottusa, feroce, avida e antisemita.

Lo scopo è realizzato mediante l’uso disinvolto di tagli arbitrari, omissioni e inesattezze anche gravi (rispetto alla storiografia ufficiale ed accertata). Il manuale analizzato dalla nostra collaboratrice è Il colore della storia di Vittoria Calvani (ed. Mondadori Scuola), edizione aggiornata di Scambi di Civiltà, che fu oggetto di un’interrogazione parlamentare nel 2007, a seguito di un articolo denuncia di Renato Farina sul quotidiano Libero.

Qualche dato: tre sono i capitoli dedicati all’Islam, uno alla civiltà unna, uno a quella mongola e nessuno a quella cristiana; la dettatura a Maometto del Corano da parte dell’arcangelo Gabriele è presentata come fatto storico (pag. 86); la figura di Carlo Magno occupa solo due pagine e mezzo (pag. 113, 114, 123), più della metà dedicate alla trattazione delle sue intemperanze alimentari e sessuali, mentre non viene fatto il minimo accenno al suo ruolo fondamentale nella diffusione della cultura europea; le crociate (esclusivamente la prima e la quarta) sono liquidate in due pagine (pag. 215, 216), di cui mezza riporta un estratto degli attacchi agli ebrei compiuti dai contadini al seguito di un certo Pietro l’eremita a dimostrazione dell’antisemitismo della Chiesa.

Pochissimi accenni alle motivazioni che indussero i cristiani ad intraprendere le crociate in Terrasanta. Allo stesso modo non viene spiegata la natura e la pericolosità dell’eresia catara, in modo da renderne incomprensibile la successiva repressione da parte della Chiesa; manca del tutto ogni accenno alla nascita delle Università (caso unico nella storia mondiale, mondo islamico compreso, di valorizzazione estrema della ratio umana) e degli Ospedali (frutti concreti della carità cristiana), alla produzione filosofica, letteraria, poetica e artistica del periodo; i riferimenti all’ottusità e all’oscurantismo della Chiesa abbondano.

La sezione dedicata al Medioevo si conclude con l’attribuzione agli uomini del tardo Quattrocento della paternità del termine “Rinascimento” in antitesi con l’epoca di tenebre e ottusità, che l’ha preceduta (pag. 304). – Se mancano diversi episodi storici nodali ed altri sono liquidati in poche righe, numerose sono le pagine dedicate ad argomenti minori (il cui interesse e valore è tutto sommato, abbastanza relativo, come la pagina dedicata alla produzione di pasta secca a Cagliari, pag.253) e riferimenti diacronici piuttosto audaci (come accostamenti tra discorsi di Hitler e scritti di Carlo Magno pag. 156-161 o lo sterminio della popolazione Kosovara dal dittatore serbo cristiano-ortodosso Milosevic e la conquista turca dei Balcani nel 1389).

L’autrice nega decisamente che il Medioevo abbia prodotto alcunché di bello: Tra il 1348 e il 1492 nacque un mondo in cui, accanto alla fede e alla guerra trionfarono valori che il Medioevo aveva trascurato: la bellezza (degli uomini e delle donne, delle architetture, dei giardini…) (pag.289) – Pico della Mirandola è scelto dall’autrice come voce narrante: alla fine di ogni sezione, impartisce consigli piuttosto puerili, per garantire l’assimilazione del verbo dell’autrice (nella rubrica “I consigli di Pico”).

Non si comprende bene la ragione della scelta finchè non si arriva a pag 306 dove viene riportato un estratto del De hominis dignitate, corredato dal commento: “Proprio da questa nuovissima esaltazione dell’uomo – non più schiacciato ma liberato da Dio – derivò la parola Umanesimo”.

Considerando l’ampia diffusione di questo testo nelle nostre scuole, c’è molto da preoccuparsi sulle nefaste conseguenze di una visione mutilata e distorta della storia nell’acquisizione di uno spirito critico e di una capacità di giudizio autonome nei confronti della realtà, compromettendo la libertà degli alunni, particolarmente nel delicato momento in cui la loro personalità è in formazione.

Occorre reagire non soltanto denunciando la presenza di testi come questo, ma anche cercando e consigliando manuali che non siano così ideologicamente orientati.

A questo proposito un testo per la scuola media, di Roberto De Mattei, Enrico Nistri e Massimo Viglione, Alle radici del domani (Edizioni Agedi) e uno per il biennio delle scuole secondarie superiori, di Marco Meschini e Roberto Persico, I giorni della storia (Archimede edizioni), entrano a far parte di questa categoria e sono, a nostro parere, consigliabili.