BREXIT/ Formica: partiti senza popolo e leader senza “testa”, ecco il risultato

Il Sussidiario.netbrexit domenica 26 giugno 2016

Gianluigi Da Rold

BREXIT. Eccola la situazione che si presenta oggi, dopo che il popolo britannico ha votato liberamente la Brexit, tra le facce “storte” di molti, noti analisti e intellettuali. Ex ministro in vari governi, riformista storico da sempre, e non improvvisato, come quelli “fulminati” dalla caduta del Muro di Berlino, Rino Formica spiega in sintesi questa situazione: “Siamo di fronte alla crisi storica più grave che si sia mai vissuta: quella di una classe dirigente inesistente, di una accolita di incapaci”. E nel suo impietoso quadro, Formica aggiunge: “Altro che caduta delle ideologie, qui si assiste all’abrogazione del pensiero. Forse hanno deciso che bisogna non pensare più”.

Scusi Formica, andiamo un attimo con ordine. La Brexit è stata votata probabilmente perché ormai la distanza dei popoli dall’Europa, con i partiti del tutto inesistenti, si è fatta sempre più drammatica, più netta. Ci potrebbe essere una riprova domenica (oggi, ndr) con un’altra “tranvata” all’Europa, così come è fatta e concepita, nelle elezioni spagnole?

Ormai le persone votano contro le proprie classi dirigenti, ma anche contro le istituzioni europee. Perché non esiste più una classe dirigente credibile e i popoli lo hanno capito in tutto il mondo, non solo in Italia, non solo nei singoli Paesi.

In Europa avviene addirittura che il vertice a tre, dopo il voto inglese, che apre uno scenario inquietante, si svolga a Berlino. Mi scusi, ma Berlino è la capitale della Germania non dell’Europa. La capitale europea è Bruxelles.

In fondo questo fa parte della caduta e della destrutturazione totale della politica, quindi anche dell’importanza del rituale politico in alcune circostanze particolari e decisive dove la forma è sostanza. Ma ci sono aspetti molto più preoccupanti. Lei ha ascoltato che cosa ha detto Matteo Renzi dopo il voto inglese? Ha declamato una banalità come il fatto che l’Europa “è la casa di tutti noi”. Caspita che pensata, dopo uno choc di questo tipo! Lei lo paragona a Mike Bongiorno, ma fa torto a Bongiorno. E intanto mentre l’Europa è diventata una polveriera, Renzi affronterà la direzione del suo partito, in mezzo a tutti i problemi in cui si trova, con un richiamo forte all’energia rinnovabile!

Meglio tornare all’Europa, per carità di patria.

Come dicevo, in tutto il mondo si soffre ormai di una assenza completa, di una crisi storica, senza precedenti, delle classi dirigenti. In Italia si arriva al carnevalesco. Si pensi che c’è pure qualcuno da Napoli che ha la presunzione di insegnare qualche cosa. Ora, rimanendo in Europa dopo il voto britannico ci sono due problemi da affrontare: uno di carattere economico e finanziario, la prevista turbolenza sui mercati; l’altro è un problema di trattativa politica per l’uscita della Gran Bretagna.

E’ difficile per tanti analisti prevedere quello che può avvenire sui mercati e quali contraccolpi ci possano essere a livello economico, sia per la Gran Bretagna, sia per l’Europa, sia per il mondo intero.

Ci sarà senz’altro turbolenza e non è facile stabilire che cosa possa succedere esattamente nei prossimi mesi. I momenti di instabilità penso che siano previsti anche se poi nessuno riesce a immaginare quello che può accadere veramente.

Mi scusi Formica, ma la preoccupazione maggiore non pare che sia da vedere in Gran Bretagna, quanto piuttosto in Europa. L’Inghilterra non è Cipro, resta una grande potenza nucleare, la quinta economia al mondo, un’antica democrazia, un vincitore dell’ultima guerra mondiale e quindi un membro permanentemente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Aggiungiamo pure che ha contatti storici con tutto il mondo e sarà sempre l’interlocutore privilegiato dell’America. Dopo un periodo di turbolenza economica e finanziaria, le cose si assesteranno. Ma intanto, le Borse, con il loro saliscendi, con le “montagne russe”, con le vendite e gli acquisti allo scoperto, con le “andate e ritorno”, come si dice in gergo, faranno realizzare, in questo periodo, affari d’oro a pochi speculatori e indeboliranno tanti altri. Come al solito. Del resto, questo cinismo finanziario lo abbiamo già visto con i primi sondaggi, poi con l’uccisione della povera deputata laburista, poi con altri “sondaggi” che non si sa bene chi abbia commissionato. Ma quello che mi preoccupa di più è l’atteggiamento dei restanti 27 membri dell’Unione europea.

Perché la preoccupano i 27?

Ma perché venti paesi di questi ventisette sono sulla stessa posizione della Gran Bretagna e non vedono l’ora di uscire, non cercano che una strada per uscire. Ma è possibile che nessuno se ne renda conto? Quindi immagini che lunga trattativa si creerà tra i 27 e la Gran Bretagna, che farà decidere al Parlamento di Westminster ciò che ha indicato il referendum, rispettando una volontà popolare.

In sostanza lei dice che i partiti tradizionali hanno perso qualsiasi collegamento con il popolo, con le persone e quindi si fa una sorta di balzo all’indietro, si torna indietro con l’orologio della storia.

Come le ho detto, non c’è più una classe dirigente degna di questo nome e quindi gli sbandamenti sono all’ordine del giorno. Tutto è diventato imprevedibile e incontrollabile. Prima ho parlato di Renzi per l’Italia, ma come le ripeto qui siamo in una fase quasi carnevalesca. Pensi ad altri Paesi.

Quali ad esempio?

Pensi alla Francia, un grande Paese, anche lei con una democrazia di lunga data ormai, ma con un presidente della Repubblica, François Hollande, che pare un “gioppino”. Secondo i sondaggi è al 12 percento. Ha riportato il partito socialista francese ai tempi dei club, prima di Mitterrand, e intanto si fa strada Marine Le Pen.

E seguendo questa disanima, quali altri paesi vede traballanti?

Secondo lei l’Olanda, con il referendum che ha in programma, che cosa farà? Tutti sperano di sbagliarsi, ma credo che sia difficile discostarsi da quel numero, venti su ventisette, che la pensano come la Gran Bretagna.

E pensare che si era arrivati alla grande svolta pieni di speranza, pensando che con la caduta delle ideologie, con la lenta trasformazione dei partiti tutto sarebbe andato meglio.

Basta guardare i risultati. Sinora, il risultato è che non c’è ideologia, ma neppure classe dirigente; non ci sono partiti ma neppure momenti di riflessione culturale e politica. Al momento siamo di fronte a una crisi terribile, senza classi dirigenti e con la spiccata propensione a non pensare, a eliminare il pensiero.