Targhe alterne: un bluff

targhe alterne SVIPOP 17 gennaio 2005

Il livello delle cosiddette polveri sottili, anno dopo anno, nelle città italiane continua a scendere ma non solo le amministrazioni locali tacciono ,ma perseverano nella inutile “politica delle targhe alterne” in omaggio ad un radicalismo ambientalista ignorante e fuori luogo .

Giorgio Bianchi

Un misto di ipocrisia e cecità, di falsa e ostentata sollecitudine verso la salute del cittadino e di deliberata indifferenza verso la realtà. Dietro al fatto che molte città italiane stiano adottando provvedimenti per limitare gli spostamenti in auto, con l’asserito scopo di ridurre l’inquinamento dell’aria, può esserci solo questo. Diversamente, non si spiegherebbe la caparbietà con cui per l’ennesima volta si vuole tornare ad imporre la politica delle “targhe alterne”, di cui l’esperienza e l’evidenza scientifica hanno dimostrato la sostanziale inutilità, a fronte di gravi disagi arrecati ai cittadini.

Per meglio comprendere la questione, è forse opportuno prendere in esame un singolo caso, quello di Torino. Nel 2004, anno “libero” da targhe alterne, i torinesi hanno respirato meno PM10 (materiale particolato con un diametro aerodinamico medio inferiore a 10 micron, ovvero a 1 millesimo di millimetro: in estrema sintesi, uno dei sette più importanti agenti inquinanti dell’aria), e meno PM2,5 (il particolato o “polvere sottile” in assoluto più pericoloso per la salute e per l’ambiente, in grado di rimanere sospeso nell’atmosfera per giorni o settimane).

Nel 2004, i valori del PM10 sono diminuiti del 10-15% rispetto al 2003 e di circa il 20% rispetto al 2002. In due centraline cittadine su quattro i valori annuali sono rimasti nei limiti previsti dalla direttiva europea, e questo nonostante nel 2004 non sia stato preso alcun provvedimento che imponesse le targhe alterne! A titolo di esempio, si consideri che la media annuale del PM10 nella centralissima via della Consolata, nel 2002 e nel 2003, anni in cui sono stati intrapresi provvedimenti del genere, è stata rispettivamente pari a 67 e a 63, contro un valore, nel 2004, di 55.

Nel 2002, 22 giorni di targhe alterne non hanno prodotto neanche una riduzione del numero di superamenti annuali del limite europeo, che furono 194 e 246 (limite europeo 35) nelle due centraline di via della Consolata e di via Grassi. Le medie annuali del 2002 furono, rispettivamente, 67 e 77 mcg/mc (limite europeo 40 mcg/mc). Nel 2004, senza alcun giorno di targhe alterne, i superamenti sono stati circa 170 e 200 per le due centraline, con medie annuali di 57 e 64 mcg/mc, confermando una tendenza alla riduzione.

L’esponente radicale Silvio Viale fa notare che la riduzione di 11 e 14 mcg/mc su base annuale, corrispondente al 15-17% in meno, nel 2004, dovrebbe avere evitato circa 100 morti tra gli anziani, 125 ricoveri ospedalieri per problemi respiratori e cardiovascolari tra gli adulti, 900 bronchiti acute e 800 attacchi d’asma tra i minori di 15 anni. “Se sono ipotesi vere – afferma Viale -, come io penso, le targhe alterne (come proposte in questi giorni) avrebbero evitato una morte, un ricovero e una decina di attacchi d’asma e di bronchiti acute. Qualunque ipotesi non può che confermare che l’efficacia delle targhe alterne non è proporzionata al disagio che provocano”.

L’imposizione delle targhe alterne bisettimanali nel 2002 e del 2003, infatti, non solo non ha dunque prodotto alcun benefico effetto sulla salute dei torinesi, ma è probabile che abbia contribuito ad aumentare lo stress di una buona parte di loro, se è vero come è vero che poco dopo l’entrata in vigore del provvedimento il sindaco si è affrettato a modificare l’orario d’inizio, posticipandolo a dopo l’apertura delle scuole.

A tutto ciò si aggiunga che in questi mesi, a Torino, i malanni delle vie respiratorie, compresi quelli legati all’inizio dell’epidemia influenzale, sono nella media stagionale, i tradizionali inquinanti (biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, ozono e benzene) non raggiungono i valori di allarme, e i valori di PM10 non comportano alcuna situazione di emergenza per la salute.

Del tutto incomprensibile, in questo quadro già di per sé assurdo, si rivela oltretutto la decisione di ripristinare il vecchio orario per le targhe alterne, con inizio alle 7,30 anziché alle 8,30 e fine alle 19 invece che alle 18. Evidentemente, il sindaco Chiamparino si è già dimenticato della repentina marcia indietro a cui fu costretto, come si è accennato, nel gennaio del 2002, quando si trovò a dover modificare l’orario dopo il primo turno di targhe alterne.

Di fronte a tanta evidenza, le amministrazioni comunale e provinciale sembrano unicamente impegnate a nascondere i dati, e ad agitare nuovamente quello spettro dell’“emergenza smog” che, a fronte dei dati concreti, si palesa in tutta la sua natura di inutile e pretestuoso allarmismo, che risponde non certo alle ragioni della scienza, ma a quelle della politica nel senso più basso, di interesse di bottega.

In nome di un totalitarismo ambientale di tipo ideologico e non scientifico, si è voluto creare un allarme sociale del tutto infondato, a giustificazione di un provvedimento che non avrà alcun effetto benefico sulla popolazione, e potrà solo aumentale il caos e lo stress. I tecnici ci avvertono che il flusso di traffico si ridurrà di circa il 10% nell’arco delle 24 ore, con un effetto trascurabile sul PM10. Il punto, è stato osservato, non è se il PM10, abbia superato i limiti della direttiva europea, ma se gli interventi siano efficaci, ammesso che esista un danno acuto per la salute.

Se gli assessori fossero davvero convinti dell’esistenza di un serio pericolo per la salute, dovrebbero invitare i cittadini a non uscire da casa, a tenere le finestre chiuse, ad andare (potendo) fuori città, magari cercando di ridurre il traffico di almeno del 50 o dell’80% per abbassare il PM10 del 20-30%. Ma si guardano bene dal farlo, perché sanno che non è così.

Si è ritenuto opportuno prendere in considerazione un caso singolo, quello di Torino, per consentire un’analisi dettagliata, ma i dati provenienti da altrove, per esempio da Roma o dalle città dell’Emilia Romagna, sono pienamente in linea con quelli del capoluogo piemontese. A Parma, ad esempio, si è verificata una riduzione di circa il 10%, della media annuale, (da 44 mcg/mc del 2003 a 40 mcg/mc del 2004), così come a Bologna (da 45 mcg/mc del 2003 a 40 mcg/mc del 2004). Peccato, fa notare ancora Viale, che a Parma, a differenza di Modena, non sia stato adottato nessun provvedimento per imporre le targhe alterne! Il tutto, ad ennesima riprova del fatto che i valori del PM10 sono sostanzialmente indipendenti dai provvedimenti sulle targhe alterne.

Nessuno potrà dimostrare che i cittadini di Parma abbiano avuto, o avranno, più danni per la loro salute a causa della mancata imposizione delle targhe alterne. Se davvero le amministrazioni comunali e provinciali avessero a cuore la salute dei cittadini, dovrebbero rallegrarsi del generalizzato calo delle percentuali di “polveri sottili”, e abbandonare definitivamente provvedimenti inutili, iniqui e controproducenti rispetto alle esigenze di vita quotidiana dei cittadini.

Nel frattempo, unica nota consolante, la media del PM10 continua a scendere anno dopo anno. Ma anche su questo gli amministratori locali continuano imperterriti a tacere.