Attenti all’Anticristo

verità_relativatratto da: “Una Voce Grida”

Andiamo incontro infatti ad una standardizzazione della cultura che passerà per la relativizzazione del concetto stesso di verità. La tendenza in atto cioè non è quella di rafforzare il diritto di ogni cittadino alla libertà di pensiero e di parola, ma di imporre come corollario di questa libertà il fatto che la verità sia soggettiva.

di Alessandra Nucci

L’editoriale del mese scorso (1) è stato incentrato sui pericoli dell’omologazione culturale, visti sullo sfondo dello scenario che si profila oggi per quello che una volta era il cuore pulsante del cristianesimo e che oggi è noto come “Unione Europea”.

Andiamo incontro infatti ad una standardizzazione della cultura che passerà per la relativizzazione del concetto stesso di verità. La tendenza in atto cioè non è quella di rafforzare il diritto di ogni cittadino alla libertà di pensiero e di parola, ma di imporre come corollario di questa libertà il fatto che la verità sia soggettiva. Tutto deve essere ritenuto soggettivamente vero e quindi nulla deve essere ritenuto oggettivamente vero …tranne, naturalmente, per questa stessa opinione, che nulla sia vero. Ne consegue che alla fine non ci sarà più alcuna differenza neanche fra il bene e il male.

Proviamo a corroborare le osservazioni sui fatti di oggi con le straordinarie parole profetiche scritte nel lontano 1900 dal filosofo russo Vladimir Sergeevic Soloviev.

Pacifista ed ecumenista noto per la vita ascetica, la mitezza e la generosità, Soloviev visse il breve arco della sua esistenza nella seconda metà dell’ottocento, dedicandosi totalmente, anche a prezzo di molte incomprensioni e sofferenze, al servizio dell’unificazione del genere umano e della pace tra i popoli.

Al termine della vita e al volgere del secolo, Soloviev pubblicò un’opera (2) in cui descriveva con sbalorditiva preveggenza avvenimenti che avrebbero effettivamente caratterizzato il corso del Novecento. Vediamone alcune.

Scrisse che la nostra sarebbe stata «l’epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni». Alla luce dei gravi danni derivati dalle loro rivalità, secondo Soloviev i popoli della terra avrebbero cercato di limitare il rischio di ulteriori violenze dando origine alla formazione sovranazionale unitaria degli “Stati Uniti d’Europa”. Prevedeva inoltre che sarebbero rimasti insoluti «i problemi della vita e della morte, del destino finale del mondo e dell’uomo, resi più complicati e intricati da una valanga di ricerche e di scoperte nuove nel campo fisiologico e psicologico».

Per Soloviev infatti nel secolo nascente «viene in luce soltanto un unico risultato importante, ma di carattere negativo: il completo fallimento del materialismo teoretico». Nelle sue previsioni questo fallimento non avrebbe portato però all’irrobustirsi della fede, bensì al dilagare dell’incredulità. Pertanto per la civiltà europea del XX secolo ci sarebbe stata una situazione di vuoto, nella quale sarebbe emersa l’identità e l’azione dell’Anticristo (un uomo che viene eletto presidente dell’Europa unita, poi acclamato imperatore romano e financo coordinatore della vita e dell’organizzazione delle Chiese).

Ecco: fra queste brevi pennellate i lettori non avranno difficoltà a rintracciare alcuni sorprendenti paralleli con lo snodarsi fino a questo momento della storia dell’epoca contemporanea, dalle guerre mondiali all’alta tecnologia, dal fallimento dei regimi comunisti alla tensione verso l’unione europea e al declino della fede religiosa come cardine della cultura imperante.

Ciò che tuttavia interessa rilevare sono soprattutto le caratteristiche del Anticristo, delineate agli albori del secolo e riscontrabili nella realtà odierna. Si tratta infatti non di un malfattore patentato ma di un «convinto spiritualista» che crede nel bene e perfino in Dio ma che «non ama che se stesso»; asceta, studioso, filantropo, dotato di senso pratico e di scarse preoccupazioni moralistiche e nello stesso tempo prodigo di altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza.

Da notare che l’opera che procura fama e consenso universali a questo nuovo padrone del mondo ha per titolo “La via aperta verso la pace e la prosperità universale”, aspirazione che oggi fa da filo conduttore a tantissime pubblicazioni della New Age. Nelle sue pagine si uniscono «il nobile rispetto per le tradizioni e i simboli antichi con un vasto e audace radicalismo di esigenze e direttive sociali e politiche, una sconfinata libertà di pensiero con la più profonda comprensione di ciò che è mistico, l’assoluto individualismo con un’ardente dedizione al bene comune, il più elevato idealismo in fatto di princìpi direttivi con la precisione completa e la vitalità delle soluzioni pratiche».

E’ assente naturalmente ogni riferimento al Cristo, ma che importa: tanto il libro scritto dall’Anticristo «è permeato dal vero spirito cristiano, dall’amore attivo e dalla benevolenza universale – che volete di più?»

Ecco prefigurata la caratteristica “moderna” dell’estremo inganno: il travestimento del male e la sua conseguente invisibilità agli occhi dei più. Previsto nelle Scritture, ripreso dal filosofo ottocentesco e confermato ai nostri tempi, il male mimetizzato dai proclami di buone intenzioni cerca e ottiene legittimazione con l’annullamento di ogni distinzione e barriera con il bene, nel nome di valori apparenti quali la non violenza e il pacifismo, l’ecumenismo e quello che oggi noi chiameremmo ecologia.

Il successo dell’Anticristo soloveviano sta infatti nelle sue convincenti virtù. Capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza» il nuovo padrone della terra è anzitutto un filantropo, pieno di compassione, amico non solo degli uomini ma anche degli animali. Vegetariano, proibisce la vivisezione e sottopone i mattatoi a una severa sorveglianza. Le società protettrici degli animali sono da lui incoraggiate in tutti i modi.

«Convinto ecumenista, convoca i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane a un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza». Interessato a cercare il consenso di tutti attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati, all’Anticristo riuscirà di compiere un ecumenismo “quantitativo” che farà stare al suo gioco anche le masse dei cristiani. «Se non siete capaci di mettervi d’accordo fra voi – dice infatti ai convenuti all’assise ecumenica – spero di mettere d’accordo io tutte le parti, dimostrando a tutti il medesimo amore e la medesima sollecitudine per soddisfare la vera aspirazione di ciascuno».

Ma cosa c’è esattamente di male in tutte queste attitudini al “buono”, al dialogo e all’unione?

Intanto, il pacifismo non equivale alla pace. Soloviev, che si opponeva allo svuotamento del messaggio evangelico operato da Tolstoj, distingueva infatti fra la pace buona, quella cristiana, basata sulla divisione che Cristo è venuto a portare sulla terra con la separazione tra il bene e il male, tra la verità e la menzogna, e la pace cattiva, quella del mondo, fondata sulla mescolanza «di ciò che interiormente è in guerra con se stesso».

Mentre la pace e la fraternità sono valori cristiani indiscutibili, la dottrina della non-violenza, invece, si risolve spesso in una resa alla prevaricazione, in cui i deboli vengono abbandonati all’arbitrio dei prepotenti.

E al di là di questo, il male consiste fondamentalmente nel volere un cristianesimo senza Cristo. Come tanti cultori del “sacro” di oggi, il nuovo padrone del mondo delineato da Soloviev accetta i principi del cristianesimo ma non la divinità di Gesù Cristo. Di Cristo non gli va il “moralismo”, che divide gli uomini secondo il bene e il male anziché “unirli” con i benefici che sono loro ugualmente necessari, non gli va la sua unicità, che cozza contro l’ambizione dell’Anticristo di considerarsi il suo successore, e non accetta il fatto che sia vivo. Infatti l’Anticristo de “I Tre Dialoghi” va ripetendo istericamente: «Non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto! E’ marcito, è marcito nel sepolcro…».

(Per sapere il lieto fine rimandiamo alla lettura di Soloviev stesso, oppure al libro dell’Apocalisse)

L’opera di V.S.Soloviev è stata riassunta e commentata dal Cardinale Giacomo Biffi in un libretto dal titolo poco sfumato: “Attenti all’Anticristo!” (3). ed è a questa opera del noto porporato che siamo debitori per la sintesi sopra-riportata e anche per le conclusioni che seguono.

Per l’umanità giunta alla fine del Novecento l’insidia mortale in sostanza è «il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell’esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (cfr. 1Tm 3,15) scambiata per un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice» (4)

«Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. Anche se un cristianesimo “tolstojano” ci renderebbe infinitamente più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo ‘scandalo’ della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore».

«Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico Salvatore dell’uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni» (5).

Chi stempera il fatto salvifico nella esaltazione di “valori” generali come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto per la natura, l’atteggiamento di dialogo, ecc. «si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, consuma a poco a poco il peccato di apostasia e si ritrova alla fine dalla parte dell’Anticristo» (6).

Note

(1) “Una Voce Grida…” n.5

(2) “I Tre Dialoghi”, ed….
(3) “Attenti all’Anticristo! L’ammonimento profetico di V.S. Soloviev” Edizioni Piemme, 1991
(4)  Ibid. p.27
(5)  Ibid.p.28
(6) Ibid. p.30