L’ideologia del gender

Kuby_coverCorrispondenza Romana n.1096 del 13 giugno 2009

Un libro documenta il ruolo particolarmente nefasto dell’Unione Europea nell’imposizione dell’ideologia del gender la quale «ha attaccato alle spalle l’opinione pubblica, nelle istituzioni statali, nelle università, nelle scuole e fin dentro agli asili nido»

Gabriele Kuby è una sociologa tedesca, allieva del politologo Ralph Dahrendorf, divenuta molto famosa nel 2005 allorquando pubblicò una sua corrispondenza privata con il cardinale Joseph Ratzinger contenente giudizi del porporato fortemente critici verso la saga di Harry Potter.

Da tempo è approdata alla fede cattolica e si interessa con grande acume di questioni etiche e bioetiche mettendo in luce la deriva relativista contenuta in tutte le campagne di “sessualizazzione” della gioventù. In quest’ultimo importante saggio (G. Kuby, Gender revolution. Il relativismo in azione, Cantagalli, 2008, € 12,90) l’autrice si sofferma sul ruolo particolarmente nefasto dell’Unione Europea nell’imposizione dell’ideologia del gender la quale «ha attaccato alle spalle l’opinione pubblica, nelle istituzioni statali, nelle università, nelle scuole e fin dentro agli asili nido» (p. 7).

Il vero obiettivo di queste manovre è duplice: da un lato c’è «il superamento dell’“eterosessualità obbligata” e la creazione di un uomo nuovo», né uomo, né donna, ma in un certo senso unisex; dall’altro c’è «la lotta al cristianesimo» visto come massima opposizione alla rivoluzione in atto.

Partendo da questi presupposti è evidente che questa volontà di non discriminare nessuno, neppure il maniaco, l’immorale e il pervertito, porterà a poco a poco ad una reale e feroce discriminazione verso coloro che si oppongo decisamente a questo nichilismo soft e già siamo arrivati al punto in cui in molti Stati, come l’Olanda o la Spagna, ad un medico non è possibile rifiutarsi di uccidere un bambino innocente, o ad un giudice è negata la libertà, come deciso recentemente da un’Alta Corte iberica, di pensare che solo un uomo e una donna possano contrarre vero matrimonio…

Secondo la Kuby si è giunti a questo punto grazie ad alcune precise parole chiave come “democrazia” (al posto di verità) e “tolleranza” definita «grido di battaglia del relativismo»: chi non si piega a questa devastante ideologia però è accusato dai sostenitori della «tolleranza illimitata» di omofobia l’unico crimine per cui la tolleranza non esiste!

Così il Parlamento Europeo nel 2006 ha promulgato una risoluzione in cui si chiede agli Stati di “educare” i bambini e i giovani alla “diversità” e al “rispetto”: in Germania, dove vive la sociologa, alcune regioni attuano un vero e proprio lavaggio del cervello sugli studenti, fin dalle scuole elementari, impedendo con misure drastiche l’educazione familiare o la facoltà di non avvalersi dell’anti-educazione scolastica.

In certe scuole tedesche per esempio i bambini sono invitati a fare delle scenette teatrali rappresentanti dei gay discriminati da cattolici, oppure a mettere in scena un sindaco nell’atto di sposare due donne, impersonate da due bambine della classe (sottoposte a questo pervertimento per farle maturare nel senso voluto)…

Davanti a questo degrado morale e sociale, a cui purtroppo non pochi cristiani hanno contribuito – si pensi alla vile Dichiarazione di Koenigstein con cui certi vescovi tedeschi si opposero esplicitamente all’Humanae vitae e di cui la sociologa chiede la revisione – secondo la Kuby c’è bisogno di una «controrivoluzione sessuale» basata sulla constatazione scientifica che «quanto più c’è limitazione dell’attività sessuale, tanto più alto risulta il livello della società e quanto meno è limitato l’impulso sessuale tanto più basso è il livello culturale» (p. 98).

Che il cristiano medio si svegli e si decida al più presto a combattere il relativismo prima che anche in Italia sia troppo tardi e la dittatura democratica abbia distrutto ogni focolaio di resistenza.

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Gabriele Kuby Gender revolution. Il relativismo in azione Ed cantagalli 2008 pp 136

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