Terroristi in Italia. Altro che lavavetri

terroristi_ItaliaIl Domenicale 6 ottobre 2007

di Alfredo Mantovano

La Procura della Repubblica di Venezia, a conclusione d’indagini svolte dai ROS, ha ottenuto l’arresto di Saber Fadhil Hussien, individuato come il capo di una cellula di Al-Qa’ida collegata ad Abu Musab al-Zarqawi e pronta a colpire le forze internazionali in Iraq con velivoli ultraleggeri, minielicotteri e razzi anticarro.

Hussien curava la pianificazione (aspetti logistici e finanziari), spediva dai 3 ai 4000 euro al mese ai suoi in Iraq e questi li spendevano per reclutare kamikaze e acquistare armi. Stava pure per comprare a basso prezzo elicotteri da far arrivare in Iraq tramite la Siria. Il dato più interessante è però questo: finora Hussien non ha vissuto in Iraq, bensì in Italia, a Padova, dove giunse nel 1982. A Marghera gestiva un chiosco di pizza e kebab. Era, cioè, perfettamente integrato.

Alla notizia i quotidiani hanno dedicato poco spazio; commenti significativi nessuno, a conferma che oggi l’attenzione politica al rischio di terrorismo islamico in Italia è prossima allo zero. E però, se non c’è quest’attenzione, il Parlamento non sente la necessità di adeguamenti normativi; e invece tanto ancora andrebbe fatto in una direzione che ha visto come ultimo atto legislativo significativo il decreto Pisanu del luglio 2005. Se non vi è attenzione politica e mediatica, il governo non sente la necessità di predisporre mezzi adeguati e di fornire indicazioni di priorità per gl’interventi necessari.

Il precedente governo aveva avviato un controllo stretto sulle moschee. Se la dinamica vede all’inizio la predicazione dell’odio, seguita dalla lotta all’apostasia e quindi, per chi si mette su questa lunghezza d’onda, il reclutamento, l’indottrinamento, l’addestramento e l’invio in zone di crisi, è indispensabile intervenire già nella fase della predicazione.

Giuseppe Pisanu, in virtù dei poteri conferitigli dal decreto che porta il suo nome, ha più volte disposto l’espulsione d’imam la cui predicazione costituiva prodromo del resto. Oggi, per ammissione del suo successore, questo tipo di espulsioni ha conosciuto prima un rallentamento, poi il blocco.

Si obietterà che l’operazione di Venezia conferma che l’Italia continua a essere una base logistica. E questo tranquillizza? Se l’Italia fa da base logistica, vuol dire che nel suo territorio esiste una rete; se esiste una rete, è logico si espanda. E se finora gli attentati sono avvenuti fuori dal territorio nazionale, facendo gli scongiuri, vorrei che qualcuno si assumesse la responsabilità di assicurare che nulla mai accadrà all’interno dei nostri confini. Ma se nessuno firmerà una dichiarazione così, far nulla è veramente da irresponsabili. Altro che lavavetri a Firenze.

(A.C. Valdera)