Elogio paradossale (ma non troppo) dell’evasore

evasione fiscaleIl Giornale nuovo 13 ottobre 1983

Non è vero che i contribuenti onesti sonio tartassati solo perché c’è «chi non paga»

 Antonio Martino

Sarà forse un’impressione infondata, ma ho la netta sensazione che le discussioni in tema di evasione fiscale abbiano raggiunto livelli record. Incoraggiato dai discorsi di politici e sindacalisti, un gran numero di italiani sembra convinto che la responsabilità della crisi attuale sia da attribuire esclusivamente all’evasione fiscale, cioè al fatto che «gli altri» non pagano le. tasse. A rischio di attirarmi la scomunica dei benpensanti, vorrei esporre alcune riflessioni in materia.

La prima è che un sistema privo di evasione è impossibile, come dimostrato dal fatto che l’evasione è sempre esistita, esiste ovunque, e non può non esistere. Pensate per esempio a cosa accadrebbe in Italia se non ci fosse evasione: secondo uno studio non pubblicato dell’ Ocse, nel 1980 l’evasione ammontava al 27 per cento del reddito.

Ammettendo per assurdo che tale stima sia fondata, se non ci fosse stata evasione, quel 27 per cento sarebbe andato ad aggiungersi alle imposte, a vario titolo, pagate, e la pressione tributaria complessiva avrebbe raggiunto il 70 per cento del reddito. Neanche il più arrabbiato degli statalisti, credo, sarebbe disposto a sostenere che il 70 per cento di pressione tributaria sia un livello desiderabile.

Non basta. Anche ammettendo per assurdo che sia possibile raggiungere un livello zero di evasione, i «costi» che il sistema comporterebbe dovrebbero convincere chiunque che un sistema ad evasione zero è indesiderabile. Per realizzarlo, infatti, bisognerebbe che ogni contribuente venisse costantemente seguito da un paio di agenti del fisco, a loro volta controllati da un plotone di carabinieri, e così via. La vita, in un sistema che si ponesse come obiettivo un li­vello zero di evasione, sarebbe un inferno per tutti.

La terza considerazione, forse meno ovvia, è fondamentale: non è affatto vero che i contribuenti onesti sono tartassati solo perché c’è evasione. E’ anzi da ritenere che, se anche gli evasori pagassero, i contribuenti onesti non solo non pagherebbero di meno, ma è anzi assai probabile che finirebbero col pagare di più.

L’evasione dei gestori di ristoranti, per fare un esempio, non va solo a loro vantaggio, ma va anche a vantaggio degli avventori (sotto forma di prezzi minori, e di maggiori possibilità di andare al ristorante). E questo a prescindere dal fatto che, data l’insaziabilità del leviatano, non è affatto detto che, se l’evasione scomparisse, le imposte gravanti su di noi diminuirebbero; difatti, nessuno ha mai neanche accennato a tale possibilità.

L’ipotesi implicita di alcuni fra i più accaniti sostenitori della necessità della lotta all’evasione è che il benefìcio sociale che si ricaverebbe se quei soldi fossero spesi dallo Stato è maggiore di quello che si ricava quando vengono spesi dai privati (evasori).

Date le dimensioni raggiunte dalla spesa pubblica, l’ipotesi è, a dir poco, irrealistica. Immagina, caro lettore, di poter fermare la spesa pubblica per un minuto, e di poterti appropriare di quei fondi. Si tratta di circa 500milioni: un primo premio di lotteria per un minuto di spesa pubblica. Ora chiediti quale sarebbe il mancato beneficio sociale connesso all’arresto della spesa pubblica per un minuto.

Il settore pubblico dovrebbe, com’è ovvio, rinunziare a qualcosa: per esempio, salterebbe il viaggio in Cina di una delegazione regionale interessata a studiare la condizione femminile in quel Paese, un alto burocrate resterebbe privo di auto con autista, un fotografo professionista perderebbe la pensione da cieco. Pensa ora a ciò che potresti fare tu con quei soldi, e poi dimmi in piena onestà se credi davvero che la spesa pubblica sia socialmente più produttiva della spesa privata.

Non basta. Come ormai dimostrato da una mole impressionante di studi, una delle ragioni per cui il nostro Paese ha potuto, fino ad oggi, sopravvivere ad una crisi finanziaria senza precedenti, è che si è andata sviluppando una prospera e dinamica economia sommersa, che dà lavoro, secondo alcune stime, a diversi milioni di persone. Se l’evasione fiscale scomparisse, l’economia sommersa la seguirebbe.

Se la finanza pubblica è dissestata, è perché il settore pubblico spende enormemente più di quanto incassa, malgrado il fatto che incassa oggi più di quanto non abbia mai incassato prima (in termini sia nominali sia reali, e in percentuale al reddito nazionale).