Non salvare il clima per abolire la povertà, ma abolire la povertà per salvare il clima.

clima_conf_ParisOsservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân Newsletter n.645

8 dicembre 2015

Intervista a Riccardo Cascioli sui temi del vertice di Parigi sul clima

di Stefano Fontana

Come andrà a finire questo vertice sul clima?

Date le premesse, penso che il vertice finisca in un modo non molto diverso dai venti che l’hanno preceduto. Sarà firmato un accordo, con una serie di impegni a limitare le emissioni di anidride carbonica, soprattutto dai Paesi emergenti, ma non vincolanti. Dopodiché dichiarazioni soddisfatte dei capi di governo e insoddisfatte da parte dei movimenti ecologisti, per i quali qualsiasi cosa che non sia il totale collasso della civiltà industriale è sempre poco. Purtroppo questo circo sta andando avanti sempre uguale da venti anni e nessuno ha il coraggio di dire una semplice verità: l’accordo non si trova non per l’egoismo dei Paesi ricchi, ma perché significherebbe far saltare tutta l’economia sulla base di convinzioni che non hanno alcuna base scientifica seria.

Cominciamo dalla cosa apparentemente più oggettiva: le misurazioni. Ci sono dati sufficientemente certi per farci prendere una decisione ponderata sul clima?

Le misurazioni a terra ci dicono che dal 1850 a oggi la temperatura globale è aumentata tra i 0.6 e i 0.9°C, ma non in modo lineare. Il massimo aumento c’è stato tra il 1920 e il 1940, poi c’è stata una diminuzione, tanto che si ricorderà come negli anni ’70 si lanciava l’allarme raffreddamento globale, poi di nuovo un aumento ma solo fino al 1998. Da quel momento la temperatura è sostanzialmente stabile. Dunque stiamo parlando di meno di un grado in 160 anni, che non è nulla di anormale rispetto alla storia del clima. Il clima è sempre cambiato, oltretutto dal punto di vista geologico siamo già sulla coda di un periodo compreso tra due glaciazioni.

Attribuire all’attività umana questo aumento, allo stato di conoscenza delle cose, è assolutamente arbitrario e altamente improbabile, tanto è vero che già possiamo verificare che le previsioni basate sui modelli climatici sviluppati su questo assunto, già sono state smentite: nel 1990 si prevedeva che in 25 anni la temperatura sarebbe cresciuta di tre quarti di grado, è cresciuta di un quarto malgrado le emissioni di anidride carbonica siano state in costante aumento. Lei in queste condizioni prenderebbe decisioni politiche ed economiche pesanti qualche punto di Pil, peraltro nel bel mezzo di una crisi economica globale?

Oggi chi inquina di più l’aria del nostro pianeta?

L’imputata è l’anidride carbonica. Ma essa non è un inquinante, è il mattone della vita. Come l’ossigeno, al massimo può essere tossica a livelli di concentrazione un centinaio di volte in più rispetto a quelle attuali. Inoltre le emissioni di CO2 solo in parte sono correlate all’inquinamento. Non solo perché quelle dipendenti da attività umane sono al massimo il 5% delle emissioni totali di anidride carbonica (per il resto va accusata la natura stessa) ma anche perché se è vero che dipendono in gran parte dall’uso dei combustibili fossili, che generano anche inquinamento, nei Paesi sviluppati si usa una tecnologia avanzata che abbatte l’inquinamento vero.

Infatti, nei Paesi industrializzati l’inquinamento è in costante diminuzione almeno da settanta anni, mentre le emissioni di anidride carbonica continuano ad aumentare. Diverso è il discorso per i Paesi emergenti, Cina in primis, dove invece ci sono livelli di inquinamento atmosferico altissimi. Ma proprio il caso della Cina dimostra l’assurdità delle tesi che stanno dietro le Conferenza sul clima. Concentrandosi sulle emissioni di CO2 ha buon gioco il governo cinese a sostenere che ha già fatto la sua parte impedendo la nascita – grazie alla politica del figlio unico – di oltre 300 milioni di persone, dato che ogni persona è considerata un emettitore di CO2. Così invece di concentrare gli investimenti su tecnologie meno inquinanti per risolvere un problema reale, si investe in controllo delle nascite per limitare le emissioni di CO2.

L’effetto serra esiste veramente o è un’invenzione dei giornali? E se esiste da cosa è causato?

Anche qui si fa molta confusione. L’effetto serra è un fenomeno naturale ed è quello che permette la vita sulla terra. Non ci fosse l’effetto serra la terra sarebbe troppo fredda per essere compatibile con la vita. Esso consiste nella presenza di gas che fanno da “coperta” alla terra permettendole di trattenere il calore che arriva dall’attività solare. Il principale gas serra è il vapore acqueo (circa il 70-80% del totale), poi ci sono l’anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto, l’esafluoruro di azoto. Ovviamente hanno influenza sul clima ma insieme a tanti altri fattori. Attualmente però gli studi sul clima non permettono di conoscere come tutte queste variabili interagiscono fra di loro. Consideri poi che se l’anidride carbonica rappresenta tra il 5 e il 15% dei gas serra, l’attività umana è responsabile al massimo del 5% delle emissioni di anidride carbonica, vale a dire che il contributo umano ai gas serra è minimo.

I ghiacciai si stanno veramente sciogliendo?

Anche la fusione dei ghiacciai è un fenomeno ciclico, così come la loro estensione. Ma non è omogeneo. Ad esempio oggi l’Artide registra una diminuzione nell’estensione dei ghiacciai, non così l’Antartide. Non sono solo le temperature a determinare l’andamento dei ghiacciai ma anche altri fattori, quali le precipitazioni, i venti, le correnti marine. In ogni caso non c’è nulla di catastrofico in questo: le calotte polari sono state completamente senza ghiacci quattro volte nella storia prima che l’uomo facesse la sua comparsa sulla terra e nell’800 si era in apprensione perché anche sulle Alpi i ghiacciai si erano estesi a ridosso dei centri abitati. La Groenlandia significa “terra verde” e nel Medioevo vi si coltivava. Il cambiamento climatico è la normalità non il segno di un disastro. L’uomo ne ha sempre preso atto e ha cercato di adattarsi. Solo oggi è scoppiata questa isteria e si buttano risorse ingenti pensando di poter cambiare il clima.

Per ridurre l’inquinamento atmosferico c’è bisogno di sviluppo o di decrescita?

I dati reali dimostrano chiaramente che nei Paesi industrializzati gli indicatori ambientali sono in netto miglioramento. Quando sono soddisfatti i bisogni primari e si ha una sufficiente disponibilità di mezzi economici si può investire in ricerca, in sviluppo e commercializzazione di tecnologia meno inquinante. Basti pensare alle nostre grandi città e alla conversione dei sistemi di riscaldamento: dal gasolio e dal carbone al metano. Conversione impossibile in condizioni di povertà.

Inoltre nei Paesi sviluppati anche il sistema politico è più facilmente legato a uno Stato di diritto, dove anche le leggi in materia sono più facilmente ordinate alla tutela dell’ambiente e vengono fatte rispettare. Basti pensare al fenomeno della deforestazione: non a caso è un problema di Paesi in via di sviluppo, o per i sistemi antiquati di agricoltura (vedi Africa), o per la corruzione dei leader politici (vedi Brasile) o per motivi bellici (vedi Birmania). In Europa e negli Stati Uniti invece la superficie forestale è in costante aumento. E’ il sottosviluppo che pone un problema.

Il mondo cattolico ha affrontato questo vertice come aveva affrontato il referendum sull’acqua, ossia alla cieca. È prevalso un approccio sulla base di slogan frutto di un ecologismo ideologico. Come spiega questo fatto?

Una corrente ecologista all’interno del mondo cattolico è presente da tempo, oggi è praticamente impossibile distinguere, ad esempio, tra le posizioni del WWF e di certo associazionismo cattolico o di certi vescovi. Già negli anni ’90 l’allora cardinale Ratzinger notava che da tempo nella Chiesa non si predicava più sulla Creazione, il che avrebbe avuto gravi conseguenze, nel cedimento alla mentalità mondana. È quello che è successo e oggi ne vediamo i frutti. I cattolici usano la parola Creato come se fosse sinonimo di ambiente, ma non è così. L’ambientalismo porta con sé una visione negativa dell’uomo e considera l’ambiente una entità da difendere dalla presenza e dall’opera dell’uomo. Diversa è la concezione cattolica, dove l’uomo non è estraneo ma è addirittura il vertice della Creazione, con tutto ciò che ne discende.