Dottori e quaquaraquà

libriTempi 27 settembre 2007
(articolo in versione integrale, senza i tagli redazionali)

Tutti bravi a fare gli Einstein con le materie degli altri. Ecco perché non c’è da fidarsi dei tuttologi. E quando ci sono di mezzo Ogm e clima… Come si fa a sapere se un esperto è affidabile o no? Piccola guida per riconoscere studiosi e fanfaroni

di Piero Morandini
Ricercatore di biotecnologie vegetali. Università di Milano

E’ di questi giorni la polemica tra il climatologo Prodi, fratello di Romano Prodi, e Pecoraro Scanio sul riscaldamento globale. A chi credere? Come riconoscere la verità (se esiste) quando sui media sembra regnare la par condicio? Oppure circola un “Appello al mondo della scienza” sul sito “Liberi da OGM” (www.liberidaogm.org). Che peso possiamo dare ai firmatari?

Come è normale, se il lavandino perde, chiamate l’idraulico, se il cane sta male lo portate dal veterinario, ma se state male voi andate dal medico.

A ciascuno il suo mestiere, perché la vita è complicata e richiede specializzazioni; rassegnatevi, non si può sapere o saper fare tutto. E’ così ahimè anche per la scienza: un bravo entomologo che ha dedicato la vita alle farfalle del Sudamerica, difficilmente conosce la genetica degli equini. In quel settore è un incompetente, in poche parole. Però come facciamo a sapere se uno è un ricercatore e se è competente in un certo settore? E’ molto o poco autorevole? Le risposte sono abbastanza legate.

Chi è un ricercatore?

Risposta semplice: uno che pubblica articoli sulle riviste scientifiche. E quando una rivista è definibile come scientifica? Quando usa il sistema della “peer review” (“revisione dei pari”), vale a dire la verifica anonima da parte di altre persone del campo. In pratica quando un lavoro viene sottomesso ad una rivista per la pubblicazione, l’Editor (colui che ha la responsabilità e decide ultimamente se accettare o meno l’articolo) manda il lavoro ad alcuni esperti del campo (i cosiddetti “referee”, cioè gli arbitri), in genere due o tre, e si fa mandare i loro commenti in forma anonima. Sulla base delle loro critiche, che spesso sono dettagliate in diverse pagine, decide se accettare il manoscritto come è (molto raramente), richiedere lievi aggiustamenti (raramente) o esperimenti aggiuntivi e di alterare parti rilevanti del testo (spesso) o rigettare completamente il lavoro.

Nel terzo caso gli autori cercano di eseguire gli esperimenti indicati (che può richiedere molti mesi), fanno le correzioni al testo e  rispediscono il lavoro che viene di nuovo vagliato. Se va bene il manoscritto è accettato per la pubblicazione, ma la cosa non è automatica perché i referee possono fare altre obiezioni. Tra la prima sottomissione di un manoscritto e la sua pubblicazione non è infrequente che passi un anno.

Detto altrimenti, pubblicare un lavoro è…un lavoraccio, specialmente su una rivista prestigiosa perché si richiedono esperimenti interessanti, dati e tecniche innovative (e spesso costose) con valenza generale e un alto grado di certezza sui risultati. E’ chiaro che un articolo su Tuttoscienze (inserto di divulgazione scientifica de La Stampa) non conta come pubblicazione scientifica.

Come verifichiamo allora se uno pubblica su riviste scientifiche? Controllando nelle banche dati. Ogni settore (chimica , fisica, geologia…) ha la sua banca dati che in genere è liberamente consultabile in internet. Nel caso delle scienze della vita (biologia, biochimica, biotecnologia e buona parte di medicina, veterinaria ed agraria) che sostanzialmente parlano oramai tutte lo stesso linguaggio, quello del DNA e delle proteine, la banca dati più importante è Public Medline (Pubmed), con 17 milioni di lavori scientifici in questo settore.

Potete interrogarla voi stessi all’indirizzo http://www.pubmed.com/. Basta mettere il nome di un autore o una parola chiave nella casella bianca e la pagina vi restituirà autori, titolo e riassunto dei lavori pubblicati da quella persona o su quell’argomento. Provate, ad es. con Veronesi U. (per fare un nome conosciuto), e vi compaiono 386 citazioni, a testimonianza che effettivamente un prof. U. Veronesi pubblica e lo fa nel settore della cura del cancro.

Questo vuol dire che quando parla di cancro è molto, ma molto probabile che dica cose giuste. Ovviamente bisogna fare attenzione ai casi di omonimia. O provate con “Ames, B. N.”. Si ricorderanno ancora i lettori dei suoi lavori riassunti tanti Tempi fa? (nota 1)

Come si riconosce l’autorevolezza?

Quali sono i ricercatori più competenti/ più autorevoli in un certo campo? Quanto più uno pubblica, tanto più dimostra di essere in grado di far progredire le conoscenze nel settore. Inoltre le varie riviste non sono tutte uguali. Nel settore della biologia/biotecnologia vegetale, ve ne sono alcune prestigiosissime (Cell, Nature…), altre prestigiose (Plant Cell), molte medie, alcune specialistiche e poco significative, altre di infimo valore.

Un indice approssimativo del prestigio del giornale è dato dal cosiddetto Impact factor (IF, Fattore di impatto) che misura il numero medio di citazioni che il giornale ottiene all’anno. Questo indice si basa sull’assunto (sostanzialmente corretto, anche se soggetto ad errori e distorsioni) che quanto più una rivista pubblica lavori di buon livello e all’avanguardia, tanto più sarà letta dagli altri scienziati e citata nei loro lavori, perché gli altri scienziati usano di quelle conoscenze per spingersi oltre nel terreno della ricerca. Se una rivista pubblica lavori che nessuno cita, allora vuole dire che quei lavori sono irrilevanti (non importa niente a nessuno) e la rivista avrà un basso IF.

Attenzione ancora che una rivista con alto IF non è una garanzia che tutto quanto esca sulla rivista sia di buona qualità, perché l’IF è un indice della bontà media della rivista, non del singolo articolo. Ci sono stati casi di riviste prestigiose che hanno pubblicato articoli di bassa qualità o falsi.

La qualità del singolo articolo può essere stimata in modo spesso adeguato dal numero di citazioni che quel lavoro ottiene successivamente alla pubblicazione. Se riceve centinaia di citazioni (in positivo) vuol dire che ha avuto influenza su molti altri scienziati. Esistono banche dati che, a pagamento, danno il numero di citazioni per ogni singolo lavoro e che compilano le statistiche delle riviste per calcolare l’IF sopra descritto.

Una prima conclusione importante

Se quindi uno scienziato pubblica molto, su riviste prestigiose, con una produzione costante e centrata su un particolare settore e i colleghi del settore citano spesso i suoi lavori, allora quel ricercatore sarà particolamente affidabile (che non vuol dire infallibile) in quel campo.

Se tutti gli scienziati che lavorano in un certo settore sono concordi nell’affermare qualche cosa, allora quella cosà è superaffidabile (non necesariamente corretta, ma, al meglio delle conoscenze del momento, gli esperti la credono tale).

Una seconda conclusione importante

Se un ricercatore parla fuori del suo campo, in genere la sua affidabilità non è diversa da quella dell’uomo della strada.  Se ad esempio Veronesi (non me ne voglia se adesso lo cito in senso negativo) parla di biotecnologia vegetale, egli non può pretendere alcuna autorevolezza. Se però, quando ne parla, egli riporta quanto dice la maggioranza degli scienziati del settore (cioè questi non lo smentiscono o correggono), allora prende in qualche modo a prestito la loro autorevolezza e quanto dice è affidabile.

Se invece sostiene cose divere da quelle che la comunità scientifica nazionale/internazionale del settore sostiene, allora non è per nulla affidabile. Attenzione che non necessariamente le cose che dice sono sbagliate, ma è molto, ma molto più facile che sia lui a sbagliarsi piuttosto che si sbagli l’intera comunità scientifica competente (quella che studia e fa ricerca da molti anni in quel particolare campo del sapere).

Come conoscere la posizione prevalente degli scienziati competenti su un argomento? A tale scopo ci sono le società scientifiche, che raggruppano gli scienziati di un settore, e le Accademie delle scienze, che raggruppano tutti gli scienziati più prestigiosi (e per questo massimamente affidabili), entrambe a livello sia nazionale che internazionale. Per le società non basta fare domanda (e pagare la quota!) per essere accettati, ma occorre spesso essere presentati da altri soci e venire aprovati dall’assemblea. Per le accademie addirittura non si fa domanda, ma si viene chiamati.

Polemiche dei giorni nostri

Per tornare al problema di partenza sulle piante transgeniche (impropriamente chiamate OGM nel gergo moderno, v. nota 2) o sul riscaldamento globale, cosa dicono gli scienziati, in Italia e nel mondo? La stragrande maggioranza dice che gli OGM in commercio sono sani quanto quelli convenzionali e in alcuni casi sono meglio, per noi e per l’ambiente. Tutte le maggiori società scientifiche nei settori pertinenti si sono espresse chiaramente, mentre nessuna ha espresso pareri diversi.

Ben 9 accademie delle scienze sono dello stesso parere (nota 3). In Italia in particolare le società scientifiche nazionali hanno sottoscritto due documenti sulla questione (Box1). Quindi qualsiasi cosa altri sostengano in difformità a quanto in essi contenuto è sicuro (nei limiti imposti dalla scienza e dal suo metodo, ovviamente) che si tratti di cialtronerie. Un esempio è appunto l’appello di “Liberi da OGM” dove la grande maggioranza dei firmatari non ha alcuna pubblicazione nel campo (essendo filosofi, economisti, psicologi…), pochi qualche pubblicazione e pochissimi pubblicazioni pertinenti, mentre scienziati autorevoli favorevoli agli OGM hanno centinaia di pubblicazioni pertinenti e citate (trovate esempi per ciascuno nel box2).

La politica farebbe bene a tener conto di queste differenze quando fa leggi su tematiche come gli OGM. Purtroppo non è così, quello che importa spesso ai politici è ottenere la propria rielezione (e chi è che si licenzia spontamente?) e compiacere il proprio elettorato, cosa che spesso non coincide con fare il suo bene.

Usando gli strumenti qui descritti spero riuscirete a distinguere cialtroni e scienziati. Fate dunque pressioni su coloro che emanano norme perché tengano conto dell’evidenza e sugli scienziati perchè non vengano meno al loro dovere di perseguire la verità, anche quella invisibile al microscopio.

CHI E’ AUTOREVOLE SUGLI OGM?

Scienziati pro Ogm(*)

Francesco Salamini   –  articoli pubb. su Pubmed:149 – anno ultima pubblicazione: 2007
Maarten J Chrispeels – articoli pubb. su Pubmed:176 – anno ultima pubblicazione: 2006

Scienziati anti Ogm (**)

Gianni Tamino      – articoli pubb. su Pubmed: 4 – anno ultima pubblicazione: 1983
Glaudio Malagoli   – articoli pubb. su Pubmed: 0
Vandana Shiva     – articoli pubb. su Pubmed: 4 – anno ultima pubblicazione: 1992

*  le pubblicazioni sono su riviste scientifiche pertinenti alla biologia/biotecnologia vegetale

** le pubblicazioni sono su riviste scientifiche NON pertinenti alla biologia/biotecnologia vegetale

* * *

Note

1) Tempi n.16, 26 Aprile 2000   e n. 26, 5 Luglio 2000

2) Tempi n.20, 24 Maggio 2000 e n.31, 31 Luglio 2003

3) Accademie di: USA, Brasile, Cina, India, Germania, Inghilterra, Messico, Francia, Italia, Terzo Mondo, Accademia Pontificia delle Scienze, …Si veda ad es. http://www.nap.edu/html/transgenic/

Documenti delle Accademie e delle società scientifiche italiane sugli OGM

Documento congiunto dell’Accadmia dei Lincei e delle Scienze (Sintesi del rapporto)

Consensus document su – Sicurezza alimentare e OGM

Consensus document – Coesistenza