Gas russo: Mosca dà a Kiev otto ore in più per trattare

GaspromIl Sole 24 Ore.com 11 febbraio 2008

di Piero Sinatti

«L’Unione europea non ha intenzione di immischiarsi nella disputa sul gas tra Russia e Ucraina»: lo ha dichiarato lunedì il portavoce del Commissariato all’energia Ferran Tarradellas, riferendosi all’ultimatum Gazprom, il potente monopolio russo del gas, ha presentato alla società per azioni statale ucraina Naftogaz Ukrainy: se Kiev non indica subito tempi e modi giuridicamente certi in cui pagherà il debito con Mosca (pari a 1 miliardo e mezzo di dollari) relativo alle forniture di gas dalla Russia all’Ucraina fino a tutto gennaio 2008, a partire da martedì mattina – ultimatum poi rinviato di otto ore, fino alle ore 18 italiane – verranno sospese le forniture del prezioso oro azzurro.

«Si tratta di una disputa commerciale – ha commentato Tarradellas – e la Ue non si immischia in questo genere di dispute». Anche per trattare il problema (di cui oggi si è occupato direttamente lo stesso presidente Putin) sarà a Mosca, per una visita di due giorni il presidente ucraino Viktor Jushenko. A differenza di quanto era successo in passato, questa volta Bruxelles non prende le parti di Kiev. I russi, per bocca del portavoce di Gazprom e del primo vicepremier Sergej Ivanov, hanno assicurato i clienti europei di Gazprom che il blocco, se sarà attuato, non colpirà i Paesi della Ue. Anche Kiev ha rilasciato analoghe dichiarazioni: per far fronte al blocco, ricorrerà alle riserve di cui dispone nei suoi depositi sotterranei del costoso carburante.

La disputa

Gazprom chiede 500 milioni di dollari per le forniture di gas proveniente nel mese di gennaio dai giacimenti russi (salito nel 2008 a 314, 7 dollari per ogni mille metri cubi), mentre il restante del debito, un miliardo, riguarda i quantitativi di gas centroasiatico segnatamente turkmeno (175,9 dollari per ogni mille metri cubi) venduto in precedenza a Kiev da Gazprom.

Quest’inverno, però, le forniture centroasiatiche a Gazprom – che questo grande monopolio rivende poi alla società ucraina NaftoGaz Ukrainy controllata dallo stato (NGU) tramite l’ìintermediaria RosUkrEnergo (Rue) – si sono notevolmente assottigliate per insoliti rigori invernali e il maggior consumo in Asia Centrale. Per questo Gazprom ha dovuto vendere all’Ucraina gas prodotto in Russia, più costoso.

Da qui, il forte debito di gennaio. Di fronte alle prime richieste di Gazprom (bisognoso di liquidità per i numerosi investimenti infrastrutturali), Kiev in un primo tempo ha negato (8 febbraio) l’esistenza del debito, poi l’ha riconosciuta (11 febbraio) per bocca del suo primo vicepremier Turchinov. Tuttavia, si ritiene a Kiev che i russi si siano irrigiditi a causa di due richieste di recente avanzate perentoriamente dalla premier ucraina Julija Timoshenko: aumento delle royalty per il passaggio dal territorio ucraino del gas russo destinato ai Paesi Ue ed eliminazione delle società mediatrici dalle forniture di gas dalla Russia all’Ucraina.

Le società mediatrici

Si tratta di due società che secondo la premier sarebbero tutt’altro che trasparenti: la principale è l’ucraino – russa RosUkrEnergo (Rue), basata dall’anno di fondazione (2004) in Svizzera e appartenente fifty/fifty a Gazprom e a due uomini d’affari ucraini, Dmitro Firtash e Igor Fursin ( il primo sarebbe in rapporti con un presunto boss della mafia russa: l’ucraino di origine ebraica Semion Mogilevich residente a Mosca, arrestato una ventina di giorni fa per frode valutaria).

Incassa poco meno di 3 dollari per ogni mille metri cubi di gas. Accanto ad essa opera un’altra intermediaria: la UkrGazEnergo, di cui sono principali azionisti sia Rue che la statale Naftogaz Ukrainy. Ora, Timoshenko vuole – e lo ha ribadito anche oggi – eliminare questa complicata e opaca catena di intermediari commerciali e stabilire un rapporto diretto tra Naftogaz Ukrainy e Gazprom per l’import di gas dalla Russia (e dal Centro-Asia) .

Tuttavia, non è d’accordo con queste richieste il presidente Jushenko, ora alla vigilia della sua visita a Mosca. Suoi familiari – è stato scritto di recente – farebbero parte di UkrGazEnergo.

E il direttore generale della stessa compagnia statale ucraina, Oleg Dubina, ha dichiarato ieri nel corso di un’intervista a una tv ucraina che “non c’è necessità di rinunciare alle intermediarie”.

Timoshenko, in risposta, ha chiesto oggi l’intervento di esperti stranieri per indagare sulle “non trasparenti” società intermediarie. E anche Gazprom, a sorpresa, ha detto di essere disposto a trattare “nuove proposte” per trovare “nuovi schemi di vendita” all’Ucraina, fermi restando i prezzi, che devono restare rigorosamente di mercato. Sulla stessa lunghezza d’onda, si è mantenuto, sempre oggi, il primo vicepremier e delfino di Putin Dmitrij Medvedev, tuttora presidente di Gazprom.

Il che potrebbe far ipotizzare che Mosca potrebbe essere interessata a trovare una via di compromesso, anche sul debito e far rientrare l’ultimatum, come dimostra il rinvio della scadenza dell’ultimatum. Un compromesso che si potrebbe rapportare a un altro fatto: durante i colloqui del 12 e il 13 febbraio Jushenko e Putin affronteranno un altro contenzioso, per Mosca strategicamente più grave di quello del gas: la volontà di Kiev di accelerare l’ingresso nella Nato, ora ostacolata da un prolungato braccio di ferro tra governo (favorevole) e opposizione (contraria), che rischia di sfociare in nuove elezioni politiche, a un anno dalle ultime.