Silvio Dissegna, un gigante di 12 anni

Silvio Dissegnail Timone n. 24 – anno v – Marzo/Aprile

Dilaniato da un terribile cancro, affronta la vita e va incontro alla morte tra atroci sofferenze come solo i grandi santi sanno fare. La storia di un dodicenne gigante della fede cattolica. Presto beato?

 di Paolo Risso

 Nella nostra società difficile e troppo spesso così lontana da Dio, fioriscono tuttavia per dono di Cristo delle vere meraviglie della sua azione nelle anime. Una di queste meraviglie è sicuramente quella presentata dal libro di don Antonio Bellezza-Prinsi, Silvio, morire di cancro a 12 anni, che narra la storia di un ragazzo vissuto nei nostri anni e ora avviato verso la gloria degli altari.

Silvio Dissegna nasce il 10 luglio 1967 a Moncalieri (TO). Cresce sano, intelligente e vivace nella sua casa di Poirino, con Carlo, il fratello minore di un anno. Ha pochissimi anni, due-tre appena, quando fa già di tutto per far piacere e rendersi utile ai suoi genitori e agli amici con cui gioca. Qualche volta non ci riesce e ne soffre assai, non tanto per sé ma per gli altri. Prova una grande gioia quando i suoi e genitori gli fanno conoscere Gesù e gli insegnano a pregare, mattino e sera, inginocchiato sul tappeto, vicino al letto.

Tra lui e Gesù nasce prestissimo un rapporto intenso, come “un’intesa segreta” che diventa “vita a due”, quando con il fratello Carlo si accosta alla sua prima Comunione, il 7 settembre 1975, presso la cappelletta dedicata a S. Pio X, nel giardino di casa sua. Da quel giorno, il più grande desiderio di Silvio è di ricevere Gesù il più spesso possibile, almeno tutte le domeniche, alla Messa, preparato dalla Confessione e da un continuo impegno di crescere nella vita cristiana.

A scuola si distingue per l’intelligenza e per il profitto, ma gli piace pure giocare e far passeggiate a piedi o in bicicletta nei prati e nei boschi. Incanta tutti con il suo affetto, con il suo “grazie” sempre pronto e il suo continuo sorriso. I suoi quaderni di scuola si riempiono di “cose” belle: descrizioni della natura, dei giochi, della vita familiare e anche di propositi per l’avvenire: “Da grande farò il maestro, per insegnare agli altri”.  “Gesù è stato così buono che voglio esserlo anch’io”.

Per il Natale 1977, la sua mamma gli regala la macchina da scrivere e Silvio la collauda subito dattilografando su un foglio: “Ti ringrazio, mamma, perché mi hai messo al mondo, perché mi hai dato la vita che è tanto bella. lo ho tanta voglia di vivere!”. All’inizio del 1978 comincia a lamentarsi di un dolore insistente alla gamba sinistra. All’ospedale di Moncalieri, i medici scoprono che si tratta di cancro alle ossa. Silvio non ha ancora undici anni, ma intuisce che cosa gli sta capitando. Non dispera: desidera guarire, ma si affida alla volontà di Dio, prega…

Il 21 maggio 1978, già in carrozzella, riceve la Cresima nella chiesa parrocchiale di Poirino. Le sue condizioni si aggravano e ha già tanto dolore.

Il 14 giugno chiede ai suoi: “Dite a don Luigi (un sacerdote della parrocchia) di portarmi la Comunione a casa, tutti i giorni”. Il buon prete lo accontenta, portandogli quotidianamente la Comunione: ogni volta, è un colloquio cuore a cuore con Gesù, nella gioia. Silvio si aggrappa al Rosario e prega la Madonna intensamente, sempre più a lungo.

Inizia per lui una lunga “Via Crucis”: dal giugno 1978 al gennaio 1979, per sette volte, va all’ospedale “G. Roussy” di Parigi in cerca di cure e di guarigione. I dolori si fanno atroci. Una volta, vicino al suo letto, c’è un ammalato che bestemmia a non finire. Silvio prende la corona e dice: “Adesso reciterò tante Ave Maria quante sono le bestemmie dette da quell’uomo”. Il suo dolore non conta più, gli importa di riparare il peccato altrui.

Gesù, ricevuto nella Comunione quotidiana, gli fa comprendere il valore salvifico della sofferenza: soffre e offre, ripara per i peccati degli uomini, vuole intercedere per tutti. Come Giacinta e Francesco Marta, i pastorelli di Fatima (oggi “beati”), come S. Bernadette di Lourdes e S. Teresa di Gesù Bambino di cui apprende la storia dalla mamma – Silvio ripete spesso: “Oggi offro le mie sofferenze per il Santo Padre e per la Chiesa”. “Oggi offro per la conversione dei peccatori, dei lontani da Dio”. “Offro soprattutto per i missionari, affinché Gesù sia conosciuto e amato”.

Tra il 1978 e il ’79, avvengono grandi fatti: passano Papa Paolo VI e Giovanni Paolo I, viene eletto Papa Giovanni Paolo Il. Ci sono tanti errori, vizi e avvenimenti dolorosi; dilaga il terrorismo.

Silvio, precoce com’è, è consapevole di quanto avviene: prega e offre. Le notti cocenti di dolore le passa in preghiera, sgranando il Rosario intero, di quindici decine, alla Madonna. Anche se ha tanto male, non vuole alcuno dei suoi cari vicino a sé e li manda a riposare: lui veglia, pregando sul mondo “in agonia”.

Affronta i dolori che lo distruggono con una fede profonda, un’intimità con Gesù che stupisce; accoglie tutti con il sorriso, incoraggia i genitori e il fratello, fa forza al medico che si sente impotente di fronte al cancro che dilaga nel suo organismo: “Le mie sofferenze – dice al medico – mi avvicinano di più a Dio e mi preparano serenità e gioia nel suo Regno, in cielo”. E al papà: ” lo sarò felice solo quando avrò un posto in Paradiso”.

Chi lo avvicina, sente che Dio è presente e vivo in quella fragile creatura che, consumandosi nel dolore, irradia attorno a sé serenità e pace: “Nei suoi occhi dicono molti – c’è tutto il cielo di Dio”.

La sua vita che si spegne – ma che è più luminosa del sole Silvio la consegna a preghiere continue e a affermazioni struggenti, di una fede degna di un gigante esperto nelle vie di ‘Dio: “Devo restare solo con Gesù, dirgli tutto quello che ho nel cuore”. “Gesù, io soffro, come quando Tu trasportavi la croce ed eri picchiato. Le mie sofferenze le unisco alle tue. Stammi vicino, Gesù!”. “Mamma, io sto percorrendo la strada del Calvario, ma dopo ci sarà ancora la crocifissione.

Mamma, preparati”. “Voglio pregare da solo. Gesù vuole da me molte sofferenze e preghiere”. “Ogni mio dolore sia un gesto d’amore per Te, o Gesù”. “Gesù, io credo che Tu mi vuoi bene”.

Nel maggio 1979, la gamba sinistra si spezza. Ampie piaghe si aprono nel suo corpo. In giugno perde la vista. I dolori lo schiantano. Eppure Silvio non si lamenta mai, solo chiede con insistenza assoluta: “Voglio ricevere la Comunione tutti i giorni. lo ho bisogno di Gesù, tutti i giorni, che doni tanta forza a me e a voi, mamma e papà”. Quando don Luigi arriva a portargli la Comunione, diventa radioso.

Il mese di agosto è uno strazio. Ma con il “Rosario missionario” tra le mani, con le decine di colori diversi, uno per continente, mentre continua a pregare per la Chiesa e per il mondo intero, un giorno dice: “Papà, vorrei essere conosciuto in tutto il mondo… papà, sarò molto amato”. Piccolo missionario della preghiera, dell’amore e del dolore a 12 anni, presto il suo desiderio si sarebbe compiuto.

Lunedì 24 settembre 1979, al mattino, riceve per la terza volta l’Unzione degli infermi, e Gesù – viatico per la vita eterna. Prega con il parroco e risponde alla fine, ad alta voce: “Amen”, come Gesù, il suo “Tutto è compiuto” sulla croce. Alle 21,20, Silvio va incontro a Dio. Il suo volto sofferente torna bello e luminoso. Ai suoi funerali prendono parte decine di sacerdoti e un popolo senza numero, segnato dentro dal passaggio di questo piccolo angelo. In breve, la sua storia è conosciuta in Italia e nel mondo e dilaga la fama di santità già spuntata quando era ancora in vita. La sua causa di beatificazione, iniziata a Torino 1’8 febbraio 1995, dal 9 novembre 2001 prosegue a Roma alla Congregazione delle Cause dei Santi.

Il S. Padre Giovanni Paolo II, quel giorno ha detto: “Silvio è una figura bellissima, ne vale la pena, affidiamo la sua causa alla Madonna”.

Si parla di grazie e di celesti favori ottenuti per la sua intercessione, ma la grazia, diremmo, “il miracolo” più grande è lui, Silvio Dissegna, con il suo stile di vivere e di soffrire, in cui risalta in modo luminoso che se un ragazzo di 12 anni ha potuto essere così, è segno che Gesù Cristo è vivo e vero, il Signore operante nella storia.

BIBLIOGRAFIA

Antonio Bellezza-Prinsi, Silvio, morire di cancro a 12 anni, Bigliardi, Chieri (TO) 1995.

Paolo Risso, Silvio, un ragazzo meraviglioso, L.D.C., Leumann (Torino) 2002.

I libri si possono richiedere anche a don Lio De Angelis, Parrocchia S. Antonio, Fraz. Favari, 10046 – Poirino (TO).