Virgilio vescovo

 “cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Virgilio vescovo

Tra i monaci irlandesi, grandi viaggiatori, desiderosi di «peregrinare per Cristo», accanto a Columba, Colombano, Chiliano, Gallo, troviamo il santo odierno, Virgilio, apostolo della Carinzia e patrono di Salisburgo, di cui fu con Ruperto uno dei vescovi più insigni, per dottrina e per zelo pastorale e missionario.

Irlandese, nato agli inizi del secolo VIII, monaco e poi abate del monastero di Aghaboe, nel 743 lasci l’isola per intraprendere nel continente il suo lungo viaggio missionario, conclusosi nella Carinzia. Sostò un paio di anni a Kiersy presso Pipino il Breve, che nel 745 lo inviò a evangelizzare la Baviera. Qui il duca Odilone gli assegnò l’abbazia di S. Pietro a Salisburgo e poco dopo lo designò alla successione del vescovo Giovanni.

Quella designazione sembra sia stata motivo di attrito tra due santi. S.Bonifacio, legato papale in Germania, disapprovò non la scelta di Virgilio ma la designazione del candidato alla sede vescovile fatta da Odilone senza averlo prima consultato. Virgilio venne consacrato vescovo soltanto nel 755, dopo la morte di Bonifacio. Tra i due santi non mancarono divergenze di idee anche in campo dottrinale.

Virgilio, uomo di profonda cultura, versatissimo nelle scienze matematiche tanto da meritare l’appellativo di «geometra», era sostenitore, in campo cosmologico, della teoria degli antipodi, secondo la quale in contrapposizione al nostro mondo (siamo otto secoli prima di Copernico e Galileo) vi è un secondo mondo, popolato di uomini e rischiarato da un sole diverso dal nostro. In campo dottrinale si negava di conseguenza l’unità del genere umano, asserita dalla Scrittura.

Nella controversia Bonifacio sosteneva la dottrina tradizionale, confortato dall’approvazione di papa Zaccaria, che in una lettera a lui indirizzata definiva «perversa» la nuova teoria. Fortunatamente nel monaco irlandese la versatilità culturale era pari alla sua umiltà. Accantonò le dispute accademiche per dedicarsi con zelo alla organizzazione della diocesi di Salisburgo, inaugurando nel 774 la prima cattedrale della città, dove fece trasferire le reliquie di S. Ruperto, primo vescovo di quella sede.

Ma non limitò la sua azione alla sola diocesi salisburghese, dedicandosi all’evangelizzazione della Carinzia, della Stiria e della Pannonia. Tra le sue numerose fondazioni monastiche vi è quella di Innichen (l’odierna S. Candido nell’Alto Adige). Il monastero, eretto nel 769, fu posto sotto la Regola benedettina. La morte colse l’infaticabile missionario il 27 novembre 784, a Salisburgo, nella cui cattedrale venne sepolto.

27 novembre  (da www.lalode.com)