Intervista a un missionario sull’islam in Bangladesh

missionida Mondo e Missione – rivista del PIME gennaio 2007

Il missionario italiano intervistato (più sicuro per lui non rivelarne il nome) è in Bangladesh da 25 anni, è stato superiore di un istituto missionario in quel paese a grande maggioranza islamico, ha una grande e profonda esperienza di come il popolo dell’islam vive la sua religione. Gli chiedo di parlarmi dell’islam bengalese, che è sempre stato tollerante: adesso com’è?

di P.Piero Gheddo

Missionario – La rinascita e l’aggressività dell’islam sono incominciate nel 1978-1979 con la conquista sovietica dell’Afghanistan e la vittoria di Khomeini in Iran. I russi hanno conquistato un paese dell’islam e Khomeini ha lanciato la “jihad” e il “martirio per l’islam” (terrorismo) contro gli occidentali, non importa se sovietici o filo-americani: sono cristiani che vogliono dominare l’islam, come i Crociati.

Prima di allora, in Bangladesh, non c’era anti-occidentalismo, mentre all’inizio degli anni ottanta, con il sostegno economico dei paesi del petrolio (Arabia saudita, Kuwait, Iran, Libia e Iraq), sono nate le “madrasse”, scuole coraniche estremiste che hanno suscitato il nazionalismo islamico nel popolo. E qualche anno dopo, il Bangladesh ha incominciato a mandare i suoi  giorvani a combattere nella resistenza anti-sovietica in Afghanistan e poi dal 1987 nella prima “Intifada” del popolo palestinese contro Israele (la guerra delle pietre).

Gheddo – Ma come hanno fatte queste madrasse a nascere già con una caratteristica anti-occidentale ed a mandare guerriglieri a difendere l’islam?

Missionario – C’era già un certo nazionalismo islamico ma ancora tollerante poiché i bengalesi sono tolleranti di natura, di carattere. Però le madrasse sono state costruite con i soldi del petrolio e hanno creato lavoro per molti giovani disoccupati; i primi predicatori che venivano da fuori educavano all’odio anti-occidentale e poi i locali sono andati avanti su quella linea, sempre finanziati dall’estero. Vent’anni fa, nel 1986, le madrasse in Bangladesh erano circa 6.000, oggi sono circa 80.000. Nascono e crescono come funghi, non solo, ma anche le moschee si sono moltiplicate e mentre prima erano di lamiera o materiale povero, oggi sono in muratura. Noi le abbiamo viste crescere di anno in anno in un modo abnorme, anche nei paesini più piccoli: insomma i paesi del petrolio hanno investito molto nell’educazione dei giovani e nel creare una reazione anti-occidentale, ottenendo grandi risultati anche nei mass media popolari, nella cultura generale del paese e infine nella politica.

Gheddo – Com’è possibile che un popolo tollerante e pacifico in pochi anni si trasformi come mentalità?

Missionario – La potenza del denaro e il nazionalismo religioso possono fare questo. L’islam estremista oggi ha molti soldi. Una volta se dovevano costruire una moschea o una scuola coranica, passavano degli anni e fuori delle moschee esistenti chiedevano un contributo per queste nuove costruzioni. Oggi non chiedono più niente, oggi arrivano comperano il terreno, costruiscono la moschea e attorno nascono le madrasse con insegnanti stipendiati dall’estero e via dicendo. Il buon popolo musulmano ha incominciato a pensare: siamo ricchi anche noi, siamo forti anche, per noi questa è la via per umiliare l’Occidente.

I musulmani vedono che la guerra santa e il terrorismo ottengono successi e questo li riempie di orgoglio, perché finalmente hanno trovato il modo di prevalere sugli occidentali, gli americani. Questo è quasi incredibile in un paese come il Bangladesh popolatissimo ma molto povero, senza terra e senza risorse naturali, che vive sugli aiuti dai paesi occidentali e sulle rimesse in denaro di milioni di bengalesi che lavorano in Occidente e in America. Circa il 50% del bilancio statale del Bangla è finanziato da organismi dell’Onu, in gran parte sostenuti dall’Occidente, o da paesi occidentali come l’Inghilterra e gli Stati Uniti.

Da questo fanatismo sono nati i campi di formazione dei “guerrieri dell’islam”, che prendono i giovani più promettenti, li formano in modo militare e li mandano a combattere in Afghanistan, in Iraq, in Palestina. Le famiglie ricevono un compenso certamente non dal governo bengalese.

Gheddo – Queste madrasse sono come le scuole statali o molto diverse?

Missionario – Sono scuole parificate a quelle statali in cui lo stato non entra. Certo insegnano anche a leggere ed a scrivere, la matematica, la storia o altro, ma sempre in funzione anti-occidentale e danno importanza all’islam e alla guerra contro l’Occidente, che viene demonizzato, per cui qualunque cosa succeda nel mondo è colpa dell’America, è colpa dei popoli cristiani e occidentali.

Nelle moschee e madrasse si educa a questo: dobbiamo difenderci dall’Occidente ritornando al nostro Corano; quindi le famiglie sono stimolate a mandare i loro figli alle scuole coraniche, le donne a portare il “burqa”. Si è visto anche in questo il cambiamento della società. Le bambine, da dopo le elementari cioè verso i 12 anni, vanno in giro coperte fino agli occhi, obbligate dalla famiglia: prima erano pochissime, adesso moltissime, perché quello è un segno di appartenenza all’islam puro e duro. La forza economica di queste madrasse e moschee è notevole.

Ad esempio, la lotta contro le Ong occidentali, che erano molte in Bangladesh: sono viste come espressione della cultura occidentale che rovina l’islam: vengono per aiutare i poveri ma in pratica ci insegnano il rifiuto di Dio e della nostra morale, insegnano i costumi dell’Occidente: le Ong con i soldi ci rovinano, negli spettacoli, nella vita quotidiana.

Gheddo – Anche i missionari sono demonizzati?

Missionario – I missionari no, sanno che siamo uomini e donne consacrati a Dio, siamo qui da molto tempo e sanno che facciamo del bene: noi siamo più sul religioso, le Ong sono più sul sociale e questo dà fastidio perché cambia la spocetà e la cultura islamica. Per cui oggi, sull’esempio delle Ong che son stimate dal popolo per gli aiuti che danno, anche loro fanno le loro Ong e i loro programmi sociali, assistenziali. Sono venute tante Ong dal Kuwait e da altri paesi dell’islam, che diffondono l’islam ma fanno anche programmi sociali. Ad esempio stanno venendo le banche islamiche, aumentano i prestiti agevolati per i poveri, i dispensari e ospedaletti islamici per il popolo e naturamente loro entrano in politica, mente noi stranieri ne rimaniamo fuori; e favoriscono i partiti islamici.

Gheddo – Spiegami come sono i partiti politici in Bangladesh.

Missionario – La Jamat Islam è il partito islamico, nel cui seno ci sono i gruppi estremisti; mentre la Awami League è più laico, è il partito dell’indipendenza fatto da musulmani, ma di tendenze laiche, favorevole all’India. Poi c’è il BNP (Bangladesh National Party), che è più islamico, fondato dal generale Zia che aveva preso il potere ed è stato ucciso. Adesso sua moglie, Khaleda Zia, è a capo del Bnp che è al potere, ma con l’appoggio della Jamat Islam, che non ha ancora la preso il potere, ma si sta creando la sua rete politica e prima o poi arriva a questo. La Jamat Islam fa manifestazioni grandiose: basta che fischi e riempie le piazze, le strade, le moschee. Ha un impatto sulla popolazione molto forte, sia con i soldi che con le minacce e le costrizioni.

Nel novembre prossimo ci sono le elezioni e il Bnp tende ad essere rieletto e dietro di lui la Jamat Islam, che guida molti voti e non vuole andare al potere perché non ha una struttura politica di alto livello, ma sta facendosela, anche se i gruppi estremisti spaventano la gente semplice. Ad esempio, sono nati gruppi che sono una specie di polizia parallela i quali, nel nome dell’islam, fanno fuori i ladri, i criminali, gli oppositori. Cioè dimostrano la loro forza e presenza sul territorio con la violenza. L’anno scorso però hanno esagerato. Nell’agosto 2005, in un giorno preciso, dalle 11 alle 12 sono scoppiate in tutto il Bangladesh centinaia di bombe che hanno fatto pochi morti perché erano bombe artigianali.

Ma la cosa ha spaventato tutti, anche l’America, poiché questi gruppi sono venuti fuori con dei bollettini, dei comunicati in cui dicevano: quando noi vogliamo, siamo organizzati per fare un massacro in tutto il paese. Gli Stati Uniti hanno fatto pressioni sul governo, che ha reagito arrestando alcuni di questi. Ma alcuni mesi dopo sono scoppiate altre bombe, questa volta più efficaci e mirate, uccidendo ad esempio alcuni giudici che avevano processato i primi bombaroli. I giudici hanno fatto sciopero per protestare, comunque il governo si é organizzato e nel giro di un anno ha preso i più sfegatati e pericolosi.

Gheddo – Nelle madrasse estremiste islamiche vengono anche insegnanti dall’estero?

Missionario – In alcune sì. Ad esempio nella università di Raishahi e in altre. Ma in  genere sono bengalesi, anche fra quelli che sono stati mandati all’estero ed educati fra i guerriglieri dell’islam. Ma ormai  questa educazione nelle nuove madrasse ha creato una mentalità profonda tra il popolo: noi siamo vittime dell’Occidente, noi musulmani siamo perseguitati, in Palestina, Afghanistan, Iraq, Cecenia… L’islam e la cultura islamica sono in pericolo, dobbiamo difenderci. La stampa diffonde questa mentalità. Ad esempio, ho notizie dal Bangladesh che la stampa continua a dare risalto al discorso del Papa a Ratisbona: ha offeso l’islam, deve chiedere scusa, ecc.

Quel che ha detto il Papa non interessa, non ha mai interessato, conta solo l’idea di fondo che il Papa, che come capo dei cristiani stimano, ha offeso l’islam. Come nel caso delle vignette contro danesi. C’è stata una campagna interminabile contro l’Occidente e quando questa campagna stava già un po’ spegnendosi, ecco viene fuori il ministro italiano con una maglietta anti-islamica: allora è iniziata un’altra campagna di stampa e di manifestazioni.

Noi italiani siamo andati in crisi perchè anche gl amici ci dicevano: voi italiani siete come gli americani e via dicendo. Adesso hanno preso il discorso del Papa come pretesto e comincia un’altra campagna che durerà a lungo, sempre per dimostrare che l’Occidente è nemico dell’islam, offende l’islam. Mi spiace che il Papa, stimato come capo religioso e uomo sopra le parti che poteva creare un ponte fra le culture e le religioni, finisce anche lui fra i nemici dell’islam.

Gheddo – Ho letto bene la conferenza del Papa e mi è piaciuta molto. Ma l’esempio dell’imperatore bizantino sta nella prima pagina e sono poche righe, poi tutto il discorso parla d’altro. Il Papa vuol dimostrare che fede e ragione vanno d’accordo, che la fede non è contro la ragione e viceversa. E porta questo esempio negativo per dimostrare che i fedeli non possono usare la violenza o la guerra per imporre la fede e quindi che la guerra per Dio è contro Dio e contro la ragione.

Missionario – Ma ai musulmani che hanno scatenato la campagna non interessa nulla di quanto diceva il Papa, vogliono solo poter gridare che il Papa è contro l’islam. Se avesse chiesto a me se doveva citare quell’esempio, gli avrei detto: per carità lo tolga, perchè a centinaia di milioni di islamici verrà citato solo questo esempio. Un po’ come il ministro con la maglietta anti-islamica: non interessava chi era e di che partito era, interessava per dimostrare che l’Italia e gli italiani sono contro l’islam, sono crociati al servizio di Bush. La campagna è andata avanti per mesi e mesi, per una bravata stupida che tutti condannavano. Ma bisogna rendersi conto che chi dirige queste campagne anti-occidentali cerca solo il pretesto per infiammare il mondo islamico.

Gheddo – Quindi tu dici che c’è proprio una regia generale contro l’Occidente?

Missionario – Non lo so, parlo solo del Bangladesh che conosco, ma vedo che sono riusciti a creare nel popolo un tale odio verso l’Occidente che a volte mi fa paura. Dove vivo io, a volte passo in villaggi dove non mi conoscono e mi gridano dietro: Bush! Bush! Io mi fermo, mi giro dico in bengalese: Cosa volete da me? Allora si spaventano e dicono: No, no, niente!  Quando Rushdie ha scritto quel libro contro l’islam ed è stato condannato da tutti i musulmani, a me dicevano che era un cristiano. Io rispondevo che era un musulmano indiano, non un cristiano. Ma per loro, se parlava male dell’islam era un cristiano.

C’è un vittimismo contro i cristiani e gli occidentali, che diventa ogni giorno più pesante. E’ li la nostra debolezza ma anche la nostra forza nello stare sul posto. Perchè tutti vedono che andiamo avanti ad aiutare, che continuiamo ad essere gentili con tutti, ad essere caritatevoli ecc. C’è tutta una incongruenza che dimostra la loro debolezza estrema. Sono tutti antiamericani, tutti partecipano a manifestazioni e bruciano il burattino con la bandiera americana. Ma se domani l’ambasciata americana dice che manda in America chiedono cento lavoratori bengalesi, ci sarebbero migliaia e migliaia di domande!

Gheddo – Molti begalesi sono in giro per il mondo e in Occidente. Cosa ne pensano di questa crisi del’islam?

Missionario – Molti sono i bengalesi in Inghilterra, come molti pakistani: è una forza interna al paese che parteggia, in genere, per l’islam: di lì vengono i terroristi nati in Inghilterra. E’ difficle dire se sono convinti o se non possono fare altrimenti perchè non hanno libertà di scelta e devono stare con la comunità religiosa e nazionale.

Gheddo – Quali altri motivi ci sono per dire che l’islam del Bangladesh, che era moderato, è diventato estremista?

Missionario – Il bengalese non è mai stato estremista, i nostri missionari più anziani ricordano che quando sono venuti qui negli anni cinquanta erano benvoluti e benedetti, ammirati e ringraziati. Qui in Bangladesh l’ìslam estremista è venuto dall’esterno, non è un prodotto locale. Anche in Indonesia e in Malesia è successa la stessa cosa, sono paesi moderati che diventano estremisti.

Gheddo – Dimmi tu che vivi in un paese islamico: cosa può fare l’Occidente per rispondere a questa sfida dell’islam?

Missionario – L’Occidente deve capire che la sfida non è politica o militare o economica, ma spirituale, religiosa. Dobbiamo soprattutto ritornare ad essere cristiani purificare la nostra cultura, la nostra vita, presentare un cristianesimo quale loro lo vogliono vedere. Anche le persone più aperte e colte ci accusano di rovinare la loro vita religiosa con l’esempio di popoli cristiani che non pregano più, che esportano il malcostume anche attraverso la televisione, il cinema, i cattivi esempi delle nostre società. Molti chiedono al governo di oscurare i canali televisivi occidentali. In Bangladesh c’è un solo canale televisivo statale: non ho mai visto nulla di immorale, nemmeno un bacio fra uomo e donna, nessuna nudità o esaltazione dei crimini o racconti diseducativi per i giovani.

Anche in Bangladesh girano video-cassette pornografiche, che in quell’ambiente sono spaventosamente immorali, sconvolgenti per tutti, rovinose per le famiglie. Poi anche loro non sono dei santi, ma anche le loro esagerazioni di puritanesimo sono come una reazione al lassismo occidentale. Sono due civiltà radicalmente opposte, che non possono convivere. Loro tollerano tante cose che per noi sono il massimo dell’immoralità. Ad esempio, se prendono uno scippatore, un ladro, lo fanno fuori lì sul posto e nessuno dice niente, anzi dicono: se lo meritava; ci sono questi gruppi paramilitari che fanno pulizia di briganti, di ladri e anche di oppositori politici. La violenza è legge comune. Ma poi gli imam continuano a tempestare di condanne l’Occidente, per la sua immoralità, il suo lassismo e il suo ateismo e la mentalità comune è questa.

Gheddo – Le madrasse sono riconosciute come scuole normali?

Missionario – Sì, riconosciute, parificate a quelle statali che non sono sufficienti perché oggi in Bangladesh credo che il 50% dei bambini vanno a scuola. I bambini, invece di andare nella scuola statale, vanno a quelle coraniche, che però imbottiscono di Corano e di islam estremista. Tempo fa un gruppo di deputati ha proposto una legge che aboliva le madrasse. C’è stata una reazione furiosa che ha spaventato tutti. In pochi giorni non se ne è parlato più. Il governo però si è accorto che le madrasse sono scuole di propaganda, ma non possono abolirle altrimenti non avrebbero scuole per tutti e poi temono le reazioni dei gruppi estremisti che sono tanti e forti. Ogni giorno si vede aumentare nella società la loro presenza e il loro influsso.

Gheddo – Nelle moschee e madrasse si parla ad esempio di pace, di dialogo con i cristiani? Ci sono discorsi religiosi o solo estremisti?

Missionario – In genere il discorso è sempre contro l’Occidente ed a favore dell’islam puro e duro degli inizi, perché la salvezza dell’umanità sta in quello. Io sono invitato alla festa del “milat” una festa religiosa durante l’anno, in cui ci sono riflessioni su Dio e la vita dell’uomo. Mi invitano perché mi conoscono, sono del posto, e parlo sempre di Dio che è l’unico per tutti, lo adoriamo tutti, e dico che Dio è Amore e vuole che andiamo d’accordo, che ci vogliamo bene e cose di questo genere. Loro ascoltano, ma poi i loro discorsi sono o moralistici o aggressivi contro l’Occidente che è una civiltà atea e contro Dio. Non parlano mai di Dio che Amore, che dobbiamo amarlo e amarci fra di noi. Per loro Dio è il Creatore e il Giudice: ci ha dato una Legge e quella dobbiamo osservare e farla osservare.

I discorsi morali sono sempre su casi della vita: in quel caso bisogna comportarsi così, in quell’altro cosà, ecc. Poi pregano, ma la preghiera è un rito, un formalismo. Non dico che non ci sono i musulmani autentici che amano Dio, ma che la preghiera è un rito da compiere, non trasforma la vita. Anche il Ramadan è osservato e fatto osservare. Una volta, ad esempio, c’era anche chi fumava; adesso se sentono l’odore del fumo indagano e ti fermano: durante il Ramadan è proibito. E’ il classico fariseismo dei tempi di Gesù: l’importante è che all’esterno tutto sia a posto e nessuno vada fuori strada.

Gheddo – Qual’è secondo te la radice psicologica di questo integralismo di massa?

Missionario – C’è molta invidia, gelosia dei cristiani. Vedono che la nostra Chiesa è troppo diversa da loro, vedono che noi cristiani sappiamo perdonare, sappiamo aiutare gli altri gratuitamente, ci ammirano e ci invidiano, ma per reazione sono guidati verso l’integralismo islamico, che però ormai imita la missione cristiana: ad esempio, prima nessuno curava gli handicappati, adesso fanno istituti per aiutarli.

Gheddo – Loro attaccano il Papa perché ha citato un esempio che condannava Maometto, però ogni giorno loro insultano il Papa, il cristianesimo, i cristiani.

Missionario – E’ questa la debolezza che loro ci rimproverano. Ma come, dicono, voi amate Cristo e poi quanto lo insultano non reagite? Perché non fate come noi? Quando parlano male di Maometto gli tagliamo la testa!

Gheddo – Però la suor Lionella uccisa in Somalia pochi giorni fa, morendo ha ripetuto: “Perdono, perdono, perdono…”.

Missionario – Sì, rimangono impressionati da questo, ma non lo capiscono. Loro ti stimano quando parli di pace, di giustizia, di amore, ti ammirano, ti ascoltano volentieri, ma poi la loro mentalità è profondamente diversa dalla nostra. Per questo dobbiamo purificare la nostra società e ritornare a Gesù Cristo, alla vita e all’identità cristiana. E ricuperare la nostra prospettiva cristiana che è di annunziare e testimoniare Cristo. Noi diamo testimonianza di amore e di aiuto ai poveri, ma non parliamo più di Cristo, ci riduciamo all’azione sociale e caritativa.