Se crollasse la diga delle bufale

bufaloDa il Domenicale numero 5 ,
sabato 3 febbraio 2007

 L’ideologia verde non è soltanto artefatta, è anche dannosa. Per l’ambiente.

di Antonio Gaspari

Il governo, la cura, lo sviluppo e l’accresciuta sensibilità nei confronti del creato è sicuramente un fenomeno che indica un più alto livello di civiltà e una maggiore attenzione ai diritti della persona e degli esseri non umani. In termini di rilevanza quello che nell’ottocento era la questione operaia e nel novecento la questione sociale è all’inizio del terzo millennio la questione ambientale. Non c’è infatti attività economica, scientifica e tecnologica, che non debba e non possa tener conto dell’impatto ambientale e delle sue implicazioni per il bene comune.

Lo sviluppo e la qualità della vita dipenderanno sempre di più dal tipo di rapporto che si svilupperà tra attività lavorative umane e l’ambiente inteso come casa e risorsa. Nelle società avanzate, così come nei Paesi in Via di Sviluppo, saranno sempre più ingenti gli investimenti per la risoluzione dei problemi ecologici ed il miglioramento e il progresso della situazione ambientale. La cultura che ha però caratterizzato l’ambientalismo negli ultimi trenta anni, è stata plasmata e fortemente condizionata da una visione catastrofista e pessimista della realtà economica e sociale.

Il biocentrismo e l’ecocentrismo, presentate come nuove e più avanzate concezioni del rapporto tra umanità e ambiente si sono rivelate funzionali ad una ideologia radicale che in nome di una presunta difesa di flora e fauna ha indicato nell’uomo il “cancro del pianeta”.

In questo contesto la crescita demografica, il miglioramento delle condizioni di vita, le attività lavorative ed economiche intraprese dall’umanità sono state descritte dall’ideologia verde come la più grande minaccia alla sopravvivenza del pianeta.

E per questo sono stati disegnati e diffusi per decenni scenari catastrofici quali la bomba demografica, i cambiamenti climatici, la scomparsa delle foreste e della biodiversità, con l’intento di spaventare la popolazione e costringerla ad accettare  misure di riduzione e selezione delle nascite, nonché misure di austerità economica quali l’enorme incremento dei prezzi dei combustili, nuove tasse planetarie come la carbon tax, multe e pesanti limitazioni allo sviluppo infrastrutturale.

Le Bugie raccontate dall’ideologia ambientalista

Con l’intento di farsi sentire, i Verdi hanno fin dalla fine degli anni sessanta, hanno cominciato a raccontare bugie.

Per decenni hanno detto che la crescita della popolazione era più minacciosa di una bomba atomica. Hanno previsto che saremo stati 8 miliardi nel 2000. Non era vero nulla, e il problema oggi è che abbiamo le culle vuote e l’inverno demografico.

Hanno detto che le foreste stanno scomparendo, ma tutti i rapporti nazionali e le più recenti rilevazioni satellitari mostrano che le foreste stanno crescendo. Hanno detto che i mari si sarebbero innalzati, e che l’Adriatico sarebbe arrivato fino a Mantova, ma il Mediterraneo sta calando. Hanno detto che le specie stanno scomparendo ma sono molte di qui quelle che si scoprono ogni giorno e molte di quelle che si consideravano estinte, sono state ritrovate. Hanno detto che l’energia nucleare era l’apocalisse, ma il nostro Paese vive con l’energia nucleare prodotta in Francia e l’Enel ha acquistato impianti nucleari in Slovacchia.

Hanno detto che il processo di urbanizzazione e di industrializzazione cancella il verde, ma la superficie boschiva nei paesi più sviluppati non è mai stata così vasta e florida. Hanno detto che gli inverni sono troppo miti e che avanza siccità e desertificazione. Ma solo l’anno scorso, ha nevicato in Sicilia ed anche a Gerusalemme. E i rilevamenti satellitari indicano un arretramento del deserto del Sahara. Hanno detto che le città sono invivibili ma sempre più animali selvatici le preferiscono alla campagna. Hanno detto che la società moderna è troppo inquinata ma la popolazione non è mai vissuta così a lungo.

Hanno detto che solo gli ambientalisti sanno gestire i Parchi, ma la Corte dei Conti ha condannato Fulco Pratesi e Franco Tassi per la gestione dissennata del parco Nazionale d’Abruzzo.

Insomma, gli esponenti dell’ideologia verde ci hanno raccontato e continuano a propagandarci un sacco di bugie. Le raccontano con estrema serietà, le accompagnano con scenari catastrofici e drammatici per influenzare l’opinone pubblica, i mass media e spaventare le persone. Si oppongono a ogni nuova costruzione, impianto industriale, o nuova coltivazione. Dopo aver detto no al nucleare, dicono no ai termovalorizzatori, ai rigassificatori, e anche all’energia eolica.

Non vogliono nuove strade ma si oppongono anche alla ferrovie e quindi niente TAV. Nessuna costruzione umana è ammessa, persino un auditorium è diventato una minaccia per l’ambiente.

L’unica industria che i verdi ammettono e sostengono è quella delle “paure”. (vedi “Le Bugie degli Ambientalisti” (Piemme 2004) e Le Bugie degli ambientalisti 2” (Piemme 2006).

Frenano lo sviluppo e danneggiano l’ambiente

C’è un aspetto dell’ideologia verde che manifesta evidenti contraddizioni e paradossi. L’opposizione sistematica e pregiudiziale allo sviluppo delle attività umane, danneggia non solo l’umanità ma anche l’ambiente.

Da questo punto di vista è drammatico e paradossale quanto accaduto a New Orleans il 30 agosto del 2005, quando l’uragano Katrina ha fatto cedere gli argini sul lago Pontchartrain provocando oltre un migliaio di morti e devastando l’intera città e zone circostanti.

In quell’occasione la quasi totalità dei movimenti ambientalisti accusò l’amministrazione Bush di essere la causa del disastro perché non aveva ratificato il protocollo di Kyoto. L’accusa era  però ridicola, visto che fu sotto l’amministrazione Clinton che il senato americano respinse la ratifica del Protocollo di Kyoto con una maggioranza di 95 voti contrari e 0 favorevoli, e soprattutto la ratifica del protocollo non avrebbe influito in nessuna maniera sull’origine e sugli effetti dell’uragano Katrina.

Lo stesso uragano avrebbe provocato pochi danni se gli argini, sul lago Pontchartrain, non avessero ceduto. Ma quello che non si sapeva è che furono proprio le associazioni ambientaliste a impedire nel 1977 la costruzione di alcune dighe ben più forti, spesse ed alte, di quelle che hanno ceduto.

A raccontare la storia di quanto certe politiche verdi possono provocare danni all’uomo e all’ambiente è stato John Berlau, un giornalista statunitense che ha recentemente vinto il prestigioso premio del National Press Club, per “Eccellenza in giornalismo politico”.

Nel libro recentemente pubblicato “Eco-Freaks – Environmentalism is hazardous to your health” Berlau che è anche Fellow in Economic Policy  al Competitive Enterprise  Institute, ha raccontato che nel 1977 era stata approvata dalla stessa EPA (Envirnmental Protection Agency) la costruzione di una serie di argini ben più poderosi e alti di quelli che hanno ceduto.

Ma due associazioni ambientaliste l’Environmental Defense Fund (ora Environmentale Defense, la stessa che fece la campagna per vietare l’uso del DDT) e Save Our Wetlands, scatenarono una forte opposizione, sostenendo che la costruzione di queste dighe avrebbe messo in pericolo la vita di una specie di pesce perché avrebbe limitato il tipo di flora e fango originario.

Non ci furono studi che provarono quanto la costruzione delle dighe avrebbe influito sulla vita di queste specie di pesci, ma la campagna di propaganda ebbe effetto e il piano di costruzione delle dighe venne cancellato.

A distanza di 30 anni, possiamo constatare quanto è costata in termini di vite umane e danno ambientale, la politica verde del “non fare”.

Un altro fatto paradossale si è verificato Italia quando il 28 novembre 2006 in Commissione Agricoltura presso la Camera dei Deputati il  Presidente Marco Lion (Verdi) ed altri della sinistra hanno appoggiato la richiesta di innalzare il livello di fumonisine nel mais previsto dal regolamento comunitario 856/2005.

Tale richiesta è un vero scandalo perché le fumonisine sono tossine e innalzarne la soglia significa mettere in pericolo la salute dell’uomo e degli animali.

Le fumonisine sono una famiglia di tossine prodotte da un fungo che cresce come parassita nei campi di mais. Esse causano gravi sintomi patologici negli animali intossicati, soprattutto a livello di fegato, colpiscono con gravi danni cerebrali nel cavallo, con edema polmonare e diminuzioni di crescita ponderale nel suino, nefrotossicità in ratto, coniglio, agnello e vitello.

Nell’uomo sono accertati effetti neurotossici e citotossici. Inoltre, è stata recentemente osservata una possibile correlazione tra l’assunzione di fumonisine e il tumore all’esofago in Sud Africa e in Cina; negli anni ’90 sono stati ottenuti dati simili per l’Italia nord-orientale, regione ad alto consumo di prodotti derivati dal mais. Al momento queste tossine sono state inserite dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) nel gruppo dei possibili cancerogeni.

Ma perché i Verdi che da sempre invocano il “principio di precauzione” per impedire ogni tipo di sviluppo, questa volta hanno chiesto addirittura di innalzare la soglia delle fumonisine?

Questo atteggiamento contraddittorio si spiega solo con l’opposizione cieca, irrazionale e preconcetta dei Verdi contro le piante OGM (organismi geneticamente modificati) .

Infatti le soglie fissate dal regolamento UE per le fumonisine possono essere rispettate piantando mais geneticamente modificato (GM) che difendendosi da sé dai parassiti riduce la produzione di funghi che danno origine alle tossine.

L’ostracismo dei Verdi nei confronti degli OGM rivela oltremodo quanto l’ideologia ecologista sia contraria allo sviluppo e dannosa per la salute dell’umanità e dell’ambiente.

Intervistato di recente da La Stampa (12 gennaio 2007) il Ministro dell’Agricoltura  brasiliano Luis Carlos Guedes Pinto ha rivelato che nel suo paese anche i Sem Terra utilizzano semi e coltivano mais OGM perché: “consentono di usare molti meno pesticidi, costano meno, producono di più, inquinano meno”. Eppure in Italia per gli OGM è vietata la sperimentazione in campo, è vietata la coltivazione ed è vietata la vendita, con grave danno per la nostra ricerca, per i coltivatori e per i consumatori.

Gli ideologi verdi sostengono che i consumatori non ne vogliono sapere di prodotti OGM, ma se è così perché ci si preoccupa tanto per vietarne la sperimentazione, l’uso ed il consumo?

Così mentre più nel mondo 10,3 milioni di agricoltori coltivano piante GM con 102 milioni di ettari coltivati, l’Italia continua a credere all’ideologia ecologista e chiede di aumentare le soglie per le sostanze tossiche.