Ma com’erano violente le civiltà precristiane

ApocalyptoAvvenire, 12 gennaio 2007

Con crudezza il film Apocalypto mostra come nele civiltà pre-cristiane i sacrifici umani e il disprezzo per la vita fossero estremamente diffusi. L’antropologo Renè Girard ha spiegato che l’umanesimo cristiano è stato una novità assoluta, per la sua difesa della dignità intangibile di ogni singolo essere umano

di Giacomo Samek Lodovici

Nel nuovo film di Mel Gibson, Apocalypto, ci sono indubbiamente delle scene di violenza gratuita, perciò le deprecazioni al riguardo sono condivisibili (anche se gradiremmo lo stesso zelo censorio anche nei riguardi di film ben più efferati). Tuttavia, il film ha un merito importante, perché mostra che la civiltà Maya, come è stato documentato dalla ricerca storica recente, era costellata da episodi molto diffusi di crudeltà e praticava numerosissimi sacrifici umani. Le descrizioni fatte da Gibson di corpi sventrati, cuori estratti divorati o offerti alle divinità, cadaveri fatti precipitare dalle gradinate dei templi, sono, grossomodo, fedeli.

In effetti, i sacrifici umani erano ampiamente diffusi nelle civiltà pre-cristiane. Il grande antropologo Renè Girard ha spiegato che l’umanesimo cristiano è stato una novità assoluta, per la sua difesa della dignità intangibile di ogni singolo essere umano: “né la Cina dei mandarini, né il Giappone dei samurai, né le Indie precolombiane, né la Grecia, né Roma […] si curavano minimamente delle vittime che, con mano generosa, sacrificavano ai loro dei, all’onore della patria, all’ambizione di grandi o piccoli conquistatori».

Anche i Greci, che pur hanno introdotto la dignità del cittadino, l’hanno però negata alle donne, ai bambini ed agli stranieri e legittimavano la schiavitù. E gli stoici, pur avendo riconosciuto l’uguaglianza di tutti gli uomini, hanno però sminuito la dignità dell’uomo perché non gli hanno riconosciuto una differenza qualitativa rispetto agli esseri inferiori, perché hanno negato che fosse libero, perché gli hanno negato la spiritualità.

Il cristianesimo, per primo, ha conferito una dignità e un valore inviolabile ad ogni uomo, donna, bambino, giacché ogni uomo: a) è individualmente voluto da Dio; b) è a immagine e somiglianza di Dio; c) è destinato alla comunione con Dio.

Perciò, storicamente, solo la Chiesa ha introdotto un vero umanesimo, cioè una cultura di promozione e rispetto per ogni uomo. Nelle altre culture esistevano delle solidarietà familiari, tribali, nazionali, ma la sollecitudine verso l’altro non era mai universale; invece la Chiesa ha ripudiato completamente i sacrifici umani e, per fare solo un esempio, ha inventato gli ospedali, come luoghi in cui vengono curati tutti (senza eccezioni) i malati e li ha gestiti fino al XVIII secolo. Per contro, nel ’900, i totalitarismi, con le loro ideologie anticristiane, hanno prodotto genocidi e carneficine mostruosi.

Insomma, il cristianesimo è stato il grande motore dell’umanesimo e lo conferma uno dei suoi più acerrimi nemici, cioè Nietzsche. Questi sosteneva che il genere umano progredisce tramite l’eliminazione dei deboli, e accusava il cristianesimo di essere opposto a quella che egli considerava la vera filantropia, proprio per avere sempre difeso ogni uomo, nessuno escluso: “l’individuo fu considerato dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare, ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani. […] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo, vuole far sì che nessuno venga sacrificato”.

Certo, il pericolo di nuovi totalitarismi per ora non incombe, ma l’arretramento del cristianesimo, di cui tanto si compiacciono i laicisti, comporta l’affievolimento progressivo del senso della dignità umana. Così, assistiamo già a molteplici espressioni di favore verso sacrifici umani, come la mercificazione della donna, certi ritmi lavorativi di professioni che impongono tempi di lavoro disumani, l’aborto, l’eutanasia, la clonazione umana, la sperimentazione sugli embrioni.