La malattia mortale dell’Occidente

esequie_laicheda: ragionpolitica.it , 4 novembre 2006

di Paolo Della Sala

Dal laboratorio Europa nascono in continuazione novità agghiaccianti nel campo della vita individuale e sociale, non solo nel campo della politica. Parliamo di vita e di morte, di sesso e di amore, di valore del corpo e dello spirito.

In Francia una studentessa universitaria ogni 57 si prostituisce (perché «povera», secondo l’interpretazione dei partigiani del modello di Stato spartano; perché privata dei valori etico-morali, secondo chi sceglie il modello ateniese).

Nell’ospedale parigino di Saint Antoine, ben 331 feti sono stati occultati e nascosti. Infine, alcune riflessioni di Le Monde sui riti funerari. Basti su tutto questa citazione: «E’ in crescita la necessità di una cooperazione – accompagnement, nda – sociale in presenza della morte e del dolore. Ciò implica il bisogno di inventare altri funerali, più civili che religiosi. E di interrogarsi sulla scelta da parte delle famiglie della pratica della cremazione, che guadagna lentamente terreno tra le scelte». Oggi sceglie la cremazione il 25% dei francesi, contro il 10,5% nel 1995.

Sono da poco passati i giorni di Ognissanti e dei defunti, e una riflessione è d’obbligo. In particolare vale la pena di sottolineare come la festa di Halloween, che negli Usa ha il carattere di festa infantile, in Italia sta assumendo i toni di una festa degli adulti… Ma non solo siamo di fronte all’ennesima reincarnazione del «panem et circenses», quanto piuttosto alla necessità di esorcizzare e occultare il tema della vita e della morte, portandolo al di fuori del campo della religione, ma anche al di fuori del campo laico, semplicemente cancellandolo per mezzo dell’annegamento ludico nel «sociale».

Questa eterna formattazione del proprio hard disk esistenziale viene tragicamente a galla nei momenti in cui la diversione diventa impossibile: quando manca un proprio caro. Si vive un’esistenza nella quale le feste hanno assunto un ruolo di esorcismo di massa e le chiese vanno bene solo se appartengono ad altri, solo se sono «esotiche», come il buddismo e lo stesso islam (mentre quelle «proprie» danno fastidio, richiamando l’io alla necessità di guardarsi allo specchio per depietrificarsi).

In questo contesto, a chi chiedere conforto? La tendenza europea (gli americani che si dichiarano soddisfatti, se non felici, è del 57%, mentre in Europa sfiora il 16%) è di chiedere conforto ai professionisti delle pompe funebri. Costoro si stanno trasformando, come ricorda Le Monde, in consulenti…

Cresce la partecipazione delle famiglie agli ossequi funebri: si collocano oggetti del caro estinto, si recitano poesie, canzoni, si costruiscono nuove liturgie. Rimane un problema per i vivi: ricordare l’altro può andar bene, ma ciò che importa è dimenticare se stessi, anche perché il ruolo salvifico della psicanalisi è tramontato, dal momento che l’analista sembra essere più un eraser che un evocatore di traumi infantili.

Se lo psico-eraser è una figura decisiva per l’europeo, appare ovvio che un ospedale come il Saint Antoine di Parigi consideri 331 feti (abortiti o morti alla nascita) come materia prima da utilizzare per la ricerca. L’Ispezione Generale degli Affari Sociali (Igas) si è subito affannata a dire che questo nuovo caso di occultamento di feti è diverso da quello scoperto appena un anno fa all’ospedale parigino di Saint Vincent de Paul, dove erano stati occultati per anni, «al di fuori di ogni quadro legale», i corpi di 353 bambini.

Infatti, a differenza del caso Saint Vincent, nel Saint Antoine i parenti sarebbero stati «informati», il che testimonia di un disinteresse per questi corpi francamente imbarazzante, dal momento che non è affatto chiaro l’eventuale utilizzo «etico» dei loro organi. Infatti i corpi sono conservati nella formalina… E dovevano essere inviati alla cremazione dopo autopsie utili a studiare le malformazioni congenite.

Comunque sia, il caso dell’anno scorso, palesemente volto a lucro, si è comunque concluso con la assoluzione per due responsabili dell’ospedale Saint Vincent. «Nessuna infrazione penale era stata rilevata», scrive Le Monde. Quanto ai vivi, rimane l’impostazione marxista e spartana. Le famiglie non contano, i bambini sono dello Stato, l’indipendenza individuale resta solo al livello corporale.

Invece di cercare un lavoro che si trova a fatica (negli ultimi 25 anni l’Europa ha creato solo 4 milioni di posti di lavoro, mentre gli Usa ne hanno creati 57 milioni, con una popolazione inferiore), le universitarie trovano il proprio primo impiego nelle braccia del sesso mercenario. Si tratterebbe di 40.000 giovani nella sola Francia. Una ragazza ogni 57 sceglie di fare la prostituta lolita, a causa del peggioramento delle proprie condizioni di vita. Lo stesso succede in altre parti del mondo, a partire dal Giappone.

In effetti le condizioni di vita della popolazione giovanile e degli studenti in particolare non sono mai state esaltanti. Alcune universitarie «lavorano» nei bar degli hotel o vengono ingaggiate da agenzie specializzate. Ma la maggioranza «lavora» in proprio. Nessun commento incornicia gli articoli che si sono occupati del fatto. Si ricorre alla interpretazione marxista della realtà, che esclude a priori l’opzione etico-morale e spiega la successione degli eventi individuali e sociali in base alle sole leggi economiche. In questo modo si ripetono percorsi già visti: se uno ruba o uccide o si prostituisce soltanto perché è «povero», allora la colpa non è sua ma del «capitalismo».

Con questo trasferimento di colpa alla società e alla sua pulsione repressiva dell’istinto (nella variante psicanalitica), l’individuo trova legittimazione a ogni comportamento e diventa il dittatore di se stesso, ponendosi «al di là del bene e del male», come il superuomo di Nietzsche. Così fare la meretrice a Saint Denis diventa come fare la cameriera a Pigalle o il guardiano all’Hotel de Ville, solo che è più remunerativo e «veloce». E’ normale raccogliere le carezze altrui, se «non si ha il denaro sufficiente».

Siamo sicuri che il problema sia solo l’eccesso di miseria? Comunque sia, la questione etica rimane esclusa in partenza: non si può più dire che c’è differenza tra vendere il proprio corpo e vendere una parte del proprio tempo per un lavoro. Dove sono finiti i concetti di bene e di male? Dov’è il concetto laico di responsabilità individuale, se tutto è da attribuirsi a una perenne ingiustizia sociale?

E’ così che muore una civiltà, fin dall’epoca romana, ma questa malattia è iniziata da secoli, a partire da De Sade e dal De l’amour di Stendhal. Si vivrà solo attribuendo all’essere umano soltanto alcune parti del corpo. I tagliateste e tagliacuori giacobini e marxisti sono la malattia mortale dell’Occidente.