Eliminare il dolore: programma di governo ?!

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Stefano Rodotà

Tracce n.7 luglio-agosto 2006

A proposito di un articolo su la Repubblica dell’ex garante per la privacy Stefano Rodotà. Aborto, Ru486, embrioni, pacs e la pretesa della politica di cancellare il limite e la sofferenza. Del Noce lo aveva previsto: dal Pci al partito radicale di massa

di Davide Rondoni

Finalmente, grazie all’azione di qualche ministro, la politica lancia la sfida al suo ultimo nemico: il dolore. E, così facendo, lei, la politica, occupandosi delle cose della vita, della felicità e della morte (pillola abortiva, coppie omosessuali, ricerca sugli embrioni, ecc.), riguadagna quell’attenzione dei cittadini che altrimenti se ne distaccano. Questo il senso di un articolo a dir poco enfatico (lo ammette lo stesso autore…) di Stefano Rodotà, esponente diessino e uomo di authority e di governo.

La tribuna è quella de la Repubblica degli inizi di giugno. «Non era mai accaduto che la vita, nelle sue varie sfaccettature, fosse oggetto di un consapevole “programma di governo”». Queste le parole del senatore diessino. Parole che avrebbero fatto rabbrividire Orwell o qualcuno degli autori di profezie circa la realizzazione di un “grande fratello”che dalle stanze del potere si occupi della nostra vita.

Già qualcuno, all’indomani dell’intyervento, aveva fatto notare che cumulare cose e problemi così distanti tra loro non è già di per sé un buon indizio: cosa c’entrano le coppie omosessuali con la ricerca senza limiti sull’embrione? E che centra l’ok alla perniciosa pillola abortiva con i pacs?

In realtà niente. Ma nel pensiero neomarxista dell’esponente diessino tutto si lega. In nome di cosa? «E’ una nuova condizione di libertà che si prospetta», afferma. In sintesi, la consegna nelle mani dell’individuo di ogni possibile decisione che riguarda i diversi ambiti della propria esistenza è il coronamento della libertà. Per la cultura politica della sinistra, dunque non si tratta più di liberare l’uomo da certe schiavitù con cui la società, ingiustamente, lo affligge.

Volontà di potenza

Rispetto all’algido, spietato, ragionamento di Rodotà, è lontano anni luce, ad esempio, l’appassionato ardore di Pisolini per lo stato del sottoproletariato urbano, tenuto schiavo in termini economici e culturali. O lo slancio pauperista di certe figure “arruolate” a sinistra come Charles de Focauld. Non si tratta più di riscattare i deboli.

O meglio, fallita planetariamente la ricetta marxista, a quel compito di riscatto possono pensare tutti, dai cattolici ai buonisti con pari opportunità e ricette varie, mentre la politica autodefinita ancora di “sinistra” si dedica a partite più decisive. Non si tratta più di ridurre la forbice tra ricchi e poveri, anche perché molti compagni non disdegnano la ricchezza.

No, si tratta di colpire il bersaglio grosso, l’obiettivo dichiarato da ogni filosofia razionalista e positivista: l’eliminazione del dolore. La via per ottenere tale grandioso risultato è l’affermazione di una strana “volontà di potenza” dell’individuo e dei suoi sentimenti o progetti. Mani libere sulla vita, sempre e comunque.

Si assiste anche nella cultura cosiddetta di sinistra al trionfo di un contenuto di pensiero che in realtà non apparteneva alla tradizione socialista, bensì a quella tradizione individualista più nutrita di laicismo razionalista da un lato e, dall’altro, di superomismo irrazionalista. Uno strano mix che, accentuato di volta in volta  nelle sue diverse componenti secondo l’utilità del momento, sta fornendo di contenuti politici (magari come puri slogans) un pensiero di governo altrimenti eterogeneo sulle questioni più legate ai fatti dell’economia, della strategia politica internazionale, ecc.

Negare l’evidenza

La libertà dell’individuo è affermata secondo i dettami del radicalismo. Lo aveva previsto Augusto Del Noce, il vasto pensatore moderno morto dieci anni fa, allorché vedeva profilarsi nel partito comunista smentito dalla storia per ciò che riguarda le sue ricette sociali un grande partito radicale di massa come effetto della secolarizzazione della società.

Ovvero un partito che avrebbe abbracciato, lasciando perdere la propria eredità popolare, la filosofia dei salotti che hanno una sola morale: l’affermazione dell’individuo. Del suo diritto a fare la vita a immagine e somiglianza dei suoi desideri. Oggi la tecnologia  e il diritto offrono straordinari strumenti in questo senso. In nome di tale libertà individualista si finisce per cancellare l’evidenza dei diritti di chi, debole, nella pancia delle nostre donne, per esperienza chiameremmo figlio e invece nominiamo embrioni nei bidoni dei laboratori per marcare più distacco.

O si finisce per negare l’esistenza di una evidenza di natura. Ma l’ebbrezza che prende chi ha sempre consegnato alla politica le chiavi della soluzione della vita ora non si trattiene. E finalmente si plaude a un “programma di governo” che non sfugge il “corpo a corpo con la vita”.

Di fronte a questa strana “deriva” culturale, non mancano voci che, appartenendo alla cultura di sinistra, avvertono un certo stridore. E mentre alcuni, in nome del potere alambiccano dando un colpo al cerchio e uno alla botte, come certi dottori sottili, altri su questi temi sentono la necessità di distinguere, di ragionare.

In campo cattolico, invece, c’è chi si attarda a battersi su questui temi in nome di una tradizione che lo stesso Del Noce vede in esaurimento, logorata da una progressiva accettazione dapprima delle ricette sociali marxiste e, orfana di quelle, sprovvista di strumenti non “laicizzati” di interpretazione e intervento. Come aveva previsto Guido Morselli in un romanzo degli anni 50 (Roma senza Papa) è avvenuto che buona parte del mondo cattolico e delle sue associazioni ufficiali è stato il miglior alleato della presa del potere dei neocomunisti.

Angeli e bestie

La tradizione ha però un’onda lunga. In molto del mondo cattolico e della coscienza del Paese, infatti, come si è visto in occasione del referendum sulla procreazione, persiste un fondo di attenzione e di cautela.

Ma in quanti sono chiare e vissute le ragioni che sostengono una posizione culturale e politica? Più che in nome della tradizione e della sua presunta resistenza , sui temi della vita occorre da parte cattolica riscoprire l’originalità di una concezione della libertà della persona. Senza di essa, e della sua radicale diversità dall’idea di uomo onnipotente, le sirene del pensiero unico che ha mangiato la cultura di sinistra prevarranno, magari in nome della pietà e della lotta al dolore.

Chi vuol fare l’angelo finiva per fare la bestia, diceva Pascal. Sembra che un tot di angeli siano discesi in terra, e, secondo l’austero Rodotà, sono al governo della Repubblica italiana.