La droga minaccia l’Europa e l’Italia

drogaLa Civiltà Cattolica quaderno 3735
(4 febbraio 2006)

di Michele Simone s.j.

L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), diretto da W. Götz, che da 10 anni collabora con gli Stati membri dell’Unione Europea (Ue), allo scopo di costruire un quadro del fenomeno della droga e delle tossicodipendenze a livello europeo, ha presentato la sua Relazione annuale 2005 su tale fenomeno, mettendo in rilievo le problematiche emergenti, quali «l’uso crescente in alcune parti dell’Europa di analettici, nonché, in particolare, della cocaina, e il numero sempre più crescente di giovani europei che entrano nel mondo della droga».

Noi qui ci serviremo ampiamente di questa Relazione, che è di taglio «europeo», con una particolare attenzione a quello che, nel campo della droga, riguarda l’Italia. Cominciamo col consumo di droghe tra i giovani studenti di 15-16 anni, quale risulta dall’Indagine europea sul consumò di droga nelle scuole (Espad) nel 2003. Ecco i principali dati:

1) La cannabis è di gran lunga lo stupefacente di più largo consumo.

2) l’ecstasy è la sostanza illecita più consumata, sebbene l’esperienza sia relativamente bassa.

3) I funghi magici sono gli allucinogeni più comunemente usati in 12 Stati membri dell’Ue.

4) L’esperienza del consumo di anfetamine e Lsd nonché di altri allucinogeni è bassa.

5) Altre sostanze utilizzate dagli studenti comprendono tranquillanti e sedativi (17%) e inalanti (18%).

6) L’assunzione del binge drinking (consumo di cinque bevande alcoliche consecutivamente) varia notevolmente da Paese a Paese.

La «cannabis»

In particolare, l’assunzione una tantum della cannabis tra gli studenti italiani è del 25%. In quasi tutti i Paesi europei la prevalenza dell’uso di cannabis è maggiore tra i maschi. Si calcola che il 3,7% dei giovani europei in età compresa tra i 15 e i 34 anni consumi cannabis ogni giorno e che circa 3 milioni di persone in Europa la utilizzino ogni giorno o quasi ogni giorno. Negli ultimi anni si è verificato un aumento dell’uso di questa sostanza, soprattutto nelle zone urbane e tra i giovani maschi. Il consumo di cannabis è influenzato da fattori sociali, personali o legati al gruppo: tali fattori rivestono un ruolo importante nel rischio individuale di sviluppare una dipendenza a lungo termine.

Nel 2003 la cannabis ha continuato ad essere la droga più largamente prodotta e smerciata in tutto il mondo. La produzione su larga scala della resina di cannabis e concentrata in pochi Paesi, soprattutto in Marocco, mentre il traffico è diffuso in un ampio numero di Stati. Il 40% della produzione mondiale di resina di cannabis è localizzato nella regione del Rif (Marocco) e penetra nell’Europa soprattutto attraverso la penisola iberica e i Paesi Bassi.

La potenziale produzione annua di questa sostanza è calcolata attorno alle 40.000 tonnellate. Nel 2003 sono state sequestrate in tutto il mondo 1.347 tonnellate di resina di cannabis e 5.821 tonnellate di foglie di cannabis; cosicché la cannabis è la sostanza più sequestrata nei Paesi dell’Ue. Il prezzo al dettaglio della resina andava da 1,4 euro al grammo nella Spaglia a 21,1 euro in Norvegia, e il prezzo delle foglie da 1,1 euro in Spagna a 12 euro al grammo in Lettonia

Le anfetamine e l’«ecstasy»

«Anfetamine» è un termine generico e serve a designare una serie di sostanze chimicamente correlate, che stimolano il sistema nervoso centrale; tra queste le due più importanti sono l’anfetamina e la metanfetamina. La prima è la più facilmente reperibile sul mercato europeo. Nel passato le anfetamine erano le sostanze illecite più frequentemente usate. Oggi, l’ecstasy, un derivato dalla metanfetamina, sta superando le anfetamine per porsi al secondo posto tra le sostanze più usate dopo la cannabis.

Per quanto riguarda l’ecstasy, tra i giovani-adulti (15-35 anni), una percentuale compresa tra lo 0,6% e il 13,6% dichiara di averla provata. Poiché il consumo di questa sostanza è un fenomeno prevalentemente giovanile, può essere utile analizzarne la prevalenza tra gli studenti nelle fasce di età di 15-24 anni e di 15-16 anni. Nel primo gruppo il consumo una tantum va dallo 0,4% al 13% (tra i maschi dal 4% al 16%) e il consumo abituale va dal 2% al 5%. Queste percentuali tendono ad essere più alte nelle zone urbane e, in particolare, tra i soggetti che frequentano le discoteche e i club.

Nel secondo gruppo (studenti di 15-16 anni) il consumo di ecstasy è nettamente inferiore (va dall’0% all’8%). La principale via di assunzione delle anfetamine e dell’ecstasy è quella orale (58,2%); tuttavia, circa il 15% si inietta la droga. Rispetto ai decessi dovuti agli oppiacei quelli per ecstasy sono relativamente infrequenti, sia pure non trascurabili in alcuni Paesi, soprattutto se il decesso è dovuto esclusivamente a questa sostanza. La produzione annua globale di «stimolanti del tipo anfitamine» è stimata in circa 520 tonnellate.

La maggior parte delle anfetamine sequestrate (46 tonnellate nel 2000, ma 34 nel 2003) proviene dai Paesi Bassi e, in secondo luogo, dalla Polonia e dal Belgio. Nel 2003 i prezzi medi delle anfetamine andavano da 10 euro al grammo in Belgio, Estonia, Grecia, Ungheria, a 35,5 euro al grammo in Norvegia. Enormi quantità di metanfetamine hanno continuato ad essere prodotte in Cina, Myanmar, Filippine, Thailandia e Stati Uniti.

Complessivamente, l’Europa resta il principale centro di produzione dell’ ecstasy; ma questa sostanza oggi è prodotta ancora di più negli Stati Uniti, nell’Asia orientale e sudorientale. L’ecstasy sequestrata in Europa proviene principalmente dall’Olanda, seguita dal Belgio. Nel 2003 il costo medio al dettaglio di una pasticca di ecstasy andava da meno di 5 euro (Ungheria, Olanda) a 20-30 euro (Grecia, Italia).

Cocaina e cocaina «crack»

Secondo recenti indagini nazionali una percentuale della popolazione adulta europea, compresa tra lo 0,5% e il 6%, afferma di aver provato la cocaina almeno una volta: Italia (4,6%), Spagna (4,9%) e Regno Unito (6,8%) figurano in cima alle statistiche. Il consumo recente di cocaina (ultimi 12 mesi) viene segnalato, in generale, da meno dell’1% degli adulti. Benché questi dati siano inferiori a quelli riguardanti la cannabis, i livelli di consumo nei giovani adulti possono essere superiori alla media della popolazione.

L’esperienza una tantum nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni va all’1% all’11,6%. Il consumo recente va dallo 0,2% al 4,6% in Danimarca, Manda, Italia e Olanda. Il consumo di cocaina è maggiore tra i maschi tra i 15 e i 34 anni, e l’esperienza una tantum è del 5,13%. Tra 3 e 3,5 milioni sarebbero in Europa i consumatori di cocaina, che la usano a scopo ricreativo, in particolare negli ambienti frequentati dai giovani (discoteche e club).

Circa i rischi per la salute, i decessi dovuti alla cocaina non associata a oppiacei sembrano poco frequenti in Europa; tuttavia il consumo dì cocaina è frequente tra i consumatori di oppiacei, e non è raro che nelle analisi effettuate sui cadaveri di persone morte per overdose di oppiacei si riscontri la cocaina insieme con altre sostanze, come l’alcool e le benzodiazepine.

In realtà, si possono ipotizzare per l’Ue alcune centinaia di decessi all’anno dovuti alla cocaina. Inoltre essa può essere un fattore responsabile dei decessi per problemi cardiovascolari: aritmie, infarto miocardico ed emorragie cerebrali. I consumatori di cocaina crack (una base di cocaina da fumare) sono aumentati negli ultimi anni: essi fanno parte dei soggetti socialmente svantaggiati e delle minoranze etniche. Da notare che la cocaina è assunta in associazione con altre droghe, come la cannabis (40%) e l’alcool (37%). Così, in talune zone, sta divenendo popolare l’iniezione di eroina associata alla cocaina, detta speed-halling.

La Colombia è la maggiore produttrice di coca, seguita dal Perù e dalla Bolivia. Nel 2003 la produzione globale di cocaina è stata stimata in 655 tonnellate, a cui la Colombia ha contribuito per il 67%, il Perù con il 24% e la Bolivia con il 9%. La maggior parte della cocaina sequestrata in Europa proviene direttamente dal Sudamerica (Colombia) oppure transita per l’America centrale e per i Caraibi.

I principali punti di ingresso nell’Ue sono la Spagna, l’Olanda e il Portogallo. I dati sui sequestri (490,5 tonnellate in tutto il mondo) indicano che il traffico di cocaina è il terzo maggiore traffico di droga nel mondo, dopo l’erba di cannabis e la resina di cannabis. Il prezzo medio della cocaina al dettaglio ha registrato notevoli variazioni all’interno dell’Ue. andando da 34 euro al grammo nella Spaglia a 175 euro al grammo in Norvegia.

Eroina e consumo di stupefacenti per via parenterale

II consumo sostenuto e regolare di eroina, il consumo per via parenterale (cioè mediante iniezioni) e, in alcuni Paesi, l’uso intensivo di sostanze stimolanti sono responsabili di una percentuale considerevole dei problemi sanitari e sociali correlati alla droga riscontrabili in Europa. La maggior parte dei consumatori di oppiacei afferma di aver provato per la prima volta queste sostanze tra i 15 e i 24 anni: di questi il 50% circa ammette di aver provato la droga prima dei 20 anni. Una percentuale compresa tra i 60% e il 90% fa uso della droga ogni giorno.

Il 40% si inietta la droga e il 40% la fuma o la inala. Molti consumano oppiacei in associazione con la cannabis (47%): o l’alcool (24%). Le droghe assunte per via-parenterale accrescono il rischio dell’infezione Hiv-Aids e del virus dell’epatite B e C. Circa i decessi dovuti agli stupefacenti (noti come «overdose» e «avvelenamento» o «decesso indotto da stupefacente»), si rileva che gli oppiacei sono presenti nella maggior parte dei «decessi correlati agli stupefacenti», anche se, in molti casi, l’esame tossicologico eseguito sui cadaveri mostra la (presenza anche di altre sostanze, in particolare alcool, benzodiazepine e, in taluni Paesi, la cocaina.

Tra il 1990 e il 2002 nei Paesi europei i morti per overdose furono 7.000-9.000 l’anno, per un totale di oltre 100.000 decessi. Queste cifre possono essere considerate una stima minima, perché molti Paesi tendono a non segnalare tutti i casi. In realtà, l’overdose da oppiacei è una delle cause principali di morte tra i giovani in Europa, soprattutto tra i maschi nelle zone urbane.

La maggior parte delle vittime per overdose ha 20 o 30 anni di età. Cosa in apparenza strana: in alcuni Paesi il metadone — una sostanza che viene distribuita ai drogati per disabituarli dall’eroina — figura come una causa importante di morte per droga. In realtà il metadone, al pari di tutti gli oppiacei, è una sostanza potenzialmente tossica; ma può essere causa di morte quando se ne fa un uso illecito, cioè non autorizzato.

Da notare che tra le cause di mortalità nei consumatori di oppiacei non c’è soltanto l’overdose, ma ci sono anche l’Aids e altre malattie infettive nonché le cause esterne di morte (incidenti, violenza, suicidi). La mortalità dei consumatori di oppiacei aumenta progressivamente con l’aumentare dell’età, perché ai decessi per overdose o per cause esterne si aggiungono condizioni croniche, come cirrosi, cancro, malattie respiratorie, endocarditi, Aids. In Europa, nel 2003, i drogati in terapia sostitutiva erano 462.412, di cui 86.178 in Italia e 128.000 nel Regno Unito.

Da dove viene l’eroina? L’Afghanistan è certamente il maggior fornitore di oppiacei, specialmente dopo l’aumento, nel 2004, della superficie dedicata alla loro coltivazione. Nello stesso anno la produzione globale di oppio era stimata in circa 4.850 tonnellate, di cui I’87% prodotto in Afghanistan e l’8% nel Myanmar. La produzione potenziale globale di eroina è calcolata in 485 tonnellate nel 2004.

L’eroina consumata in Europa risulta prodotta prevalentemente in Afghanistan o lungo le rotte del traffico di oppio, particolarmente in Turchia. Essa entra in Europa transitando attraverso il Pakistan, l’Iran e la Turchia, dove si scinde in una rotta meridionale che passa attraverso la Grecia, la Macedonia, l’Albania, una parte dell’Italia, la Serbia, il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina; e in una rotta settentrionale che attraversa la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria e l’Austria.

Dalla metà degli anni Novanta, l’eroina viene contrabbandata in Europa anche attraverso la «via della seta» (Asia centrale, Mar Caspio, Federazione Russa, Bielorussia e Ucraina). Ma, oltre all’eroina importata, una parte degli oppiacei viene prodotta all’interno dell’Ue. Rispetto alla popolazione generale, all’interno della popolazione carceraria i consumatori di droga sono fortemente sovrarappresentati.

La prevalenza una tantum del consumo di droga tra i detenuti è stimata superiore al 50%. La maggioranza dei tossicodipendenti riduce o interrompe il consumo nel momento in cui entra in carcere; ma alcuni detenuti continuano a drogarsi, mentre altri cominciano a far uso di droghe proprio in carcere.

La droga in Italia

II traffico della droga in Italia è in mano alle cosche mafiose. Quella che si muove con maggiore successo è la ‘ndrangheta calabrese, la quale nel 2004 ha avuto un giro di affari legati al traffico della droga di circa 22.340 milioni di euro, mentre le altre mafie hanno avuto un giro di affari minore: Cosa nostra, siciliana, 18.224 milioni di euro; la Camorra, campana, 16.459, e la Sacra Corona Unita, pugliese, appena 1.999. «La ‘ndrangheta — ha sottolineato la Commissione Parlamentare Antimafia — sembra aver acquisito un ruolo strategico nazionale nei traffici di sostanze stupefacenti.

L’individuazione della Calabria come luogo privilegiato d’importazione nel nostro Paese attesta l’alto grado di affidabilità che le cosche possono vantare sul mercato criminale, sia con riferimento al controllo del territorio, sia con riguardo agli aspetti economici legati al rilevantissimo valore della droga movimentata». Circa il consumo di droghe in Italia è difficile dare cifre esatte.

Alla recente «Conferenza nazionale sulle droghe», tenutasi a Palermo dal 15 al 7 dicembre 2005, dal Governo sono stati presentati alcuni dati: in Italia, il 2,2% della popolazione fa uso di cocaina, cosicché il nostro Paese è il terzo in Europa dopo il Regno Unito e la Spagna; il 12% della popolazione tra il 15 e i 34 anni fa uso di cannabis; lo 0,6% della popolazione tra il 15 e i 64 anni fa uso di eroina; lo 0,7% degli italiani tra i 15 e i 34 anni fa uso di ecstasy e lo 0,3% di anfetamine. Un segno preoccupante è che, in Italia, degli oltre 60.000 detenuti, circa un quarto sono tossicodipendenti.

Ancora più preoccupante è il fatto che l’uso della droga sì diffonde tra gli studenti della scuola media superiore, ma anche della scuola media inferiore, cioè tra ragazzi di 13-14 anni, sotto forma di spinello. Un segno indicatore della diffusione delle droghe è la forte quantità di stupefacenti che le forze dell’Ordine riescono con molta fatica a sequestrare ogni anno; così, nel 2003, furono sequestrati 2.586 kg di eroina, 3.225 di cocaina, 21.407 di hashish, 15.075 di marijuana, 207 di anfetamine e 189 di piante di cannabis,

Quando si riflette sul fatto che solo una piccola parte della droga in giro viene sequestrata, ci si rende conto dell’enorme quantità di stupefacenti che viene smerciata nel nostro Paese. Un grave allarme suscitano le droghe sintetiche. Secondo le stime dell’Onu, il consumo di ecstasy in Italia negli ultimi 10 anni è aumentato di almeno il 70% ed è secondo soltanto a quello dell’hashish e dalla marijuana.

I danni per la salute sono molteplici: le anfetamine provocano dipendenza e psicosi; l’ecstasy può danneggiare il cervello e accellerare i normali processi d’invecchiamento, producendo sintomi simili all’Alzheimer. Chi usa queste sostanze sintetiche consuma di solito anche alcool o altre droghe (cannabis, cocaina). Questo contribuisce a peggiorare la situazione di intossicazione generale e specifica del sistema nervoso, come dimostrano seri studi scientifici.

Il fatto che i consumatori di ecstasy siano socialmente meno visibili degli eroinomani in qualche modo tende ad abbassare la soglia di vigilanza su tutte queste sostanze. Riferendo l’opinione di A. M. Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio dell’Onu contro la droga e il crimine, il Rapporto Italia 2004 dell’Eurispes scrive: «Gli Sta (Stimolanti di tipo anfetamico) si stanno rivelando il nemico n. 1 tra le droghe illegali. Trascurato dall’opinione pubblica come un quasi accettabile aspetto della cultura del divertimento nei night club e nelle discoteche, l’abuso delle droghe sintetiche inizia come uso sperimentale, per Io più tra i giovani, ma può condurre gradualmente al poliabuso di droghe e alla dipendenza con gravi conseguenze per la salute» (p. 921).

Per una vita degna di essere vissuta

Perché si ricorre allo «sballo», che si ottiene mischiando droghe naturali e sintetiche con alcool e tranquillanti? Dapprima c’è nei giovani il desiderio di «provare», di fare una nuova esperienza, oppure il desiderio di fare quello che fanno gli altri per non essere estromessi dal gruppo. A questo proposito, si deve rilevare l’enorme pressione che esercita il gruppo sui singoli componenti costringendoli a fare quello che fanno tutti.

Giovani che mai da soli assumerebbero la droga, trovandosi in compagnia di amici nelle discoteche sono indotti all’imitazione dei compagni: perciò, se uno o alcuni di essi fumano lo spinello o comprano pastiglie di ecslasy, si sentono obbligati dalla «legge del gruppo» a fare lo stesso.

L’assunzione di droghe è poi una «trasgressione», e per un giovane «trasgredire» è un segno di libertà. Intervengono, inoltre, sia il forte piacere che danno le droghe, sia il senso di benessere e di «potenza» che sì prova assumendole. Presto o tardi, segue quindi l’assuefazione, che crea dipendenza sia fisica, sia psicologica, per cui assumere la droga diviene un’incoercibile necessità.

Non di rado, poi, nel periodo dell’adolescenza e della prima giovinezza nascono problemi difficili da affrontare: allora, il ricorso alla droga — lo «sballo» — è «una fuga dalla realtà»: è cioè un fuggire dai propri problemi quotidiani, il rifiuto di fare o, peggio, di accettare programmi di vita che esigono impegno, per chiudersi in se stessi cercando difesa e rifugio nella droga.

Così la diffusione intensa della droga, soprattutto nel mondo giovanile-adulto (dai 35 ai 34 anni) è un segno dei «vuoto» della nostra civiltà e della sua incapacità di offrire ai giovani i grandi valori umani — e cristiani — per i quali valga la pena di spendere la propria vita.

Sarebbe perciò necessario che venisse creata una grande rete di servizi in Europa e in Italia per aiutare le persone a uscire dal tunnel della droga con opportune cure terapeutiche e che si mettesse un eguale impegno nel ricostruire personalità ferite e talvolta disgregate col ricorso ai valori spirituali.