Ecosocialismo

ecosocialismoarticolo pubblicato su www.ragionpolitica.it
il 29 gennaio 2004

di Rita Bettaglio

L’ecosocialismo è una minaccia per la libertà nel mondo: questo il pensiero di Fred L. Smith, presidente del Competitive Enterprise Institute. In un saggio originariamente presentato ad un meeting della Mount Pelerin Society, Smith illustra la sua tesi.

Esiste una significativa e sostanziale differenza in materia di protezione ambientale tra il collettivismo contemporaneo, rappresentato, ad esempio, dall’ex vice presidente Al Gore, e le posizioni del pensiero liberale classico. Gore e la maggior parte degli ambientalisti sono convinti che l’ordine liberale classico non sia in grado di proteggere l’ambiente.

Essi però, secondo Smith, sbagliano perchè, sostanzialmente confondono la causa con l’effetto. Infatti di fronte agli evidenti fallimenti delle politiche ambientali finora messe in atto, quelle politiche che hanno generato fior fior di enti ed istituzione di controllo e regolamentazione, insistono nel sostenere che ci vogliano più regole.

Soprattutto in Europa, dove lo Stato è spesso padrone delle risorse, non si pensa mai che le politiche ambientali falliscano per cause intrinseche a se stesse, ma perchè non sono abbastanza aggressive e sono troppo favorevoli agli interessi degli “inquinatori”. Per gli ecosocialisti la soluzione è minor libertà per i privati, nella convinzione dogmatica che l’uomo, lasciato libero, sia nemico del bene comune. Q

uesta è una visione antropologica negativa e profondamente sbagliata. Infatti ha un evidente tallone d’Achille: se l’uomo è ontologicamente cattivo, cosa o chi garantisce che lo Stato sia migliore degli uomini che lo compongono?

Il pensiero liberale classico, quello, per intenderci di Von Mises, vede la protezione dell’ambiente attraverso l’integrazione delle risorse nel mercato, l’estensione dei diritti di proprietà e del ruolo della legge. Alla base di ciò la convinzione che l’uomo si senta responsabile di ciò che possiede e possa operare per il bene individuale e collettivo in uno stato libero regolato da leggi che rispecchino la dignità della persona.

I Verdi sono i Rossi di una volta perchè ne ereditano e condividono il pensiero fondante: lo Stato è sopra e prima dell’individuo ed il bene individuale è l’esatto contrario di quello comune. Una visione “teocratica”, dunque: l’uomo inguaribilmente peccatore deve essere salvato contro la propria volontà dallo Stato.

Se allo Stato sostituiamo la Natura abbiamo l’attuale, violento, pensiero ecologista. Pensiamo ai sistemi socialisti: essi teorizzavano e promettevano il paradiso in terra. Questo paradiso si è via via rivelato un inferno per chi vi era sottoposto obtorto collo. Quando cominciarono ad affiorare le contraddizioni interne di tutti i sistemi socialisti avvenne uno spostamento di pensiero: dalla convinzione che solo le istituzioni politiche potessero portare il benessere dell’umanità e la pace (quanti milioni di morti?) al pensiero malthusiano che solo una pianificazione centrale da parte di elite intellettuali potesse salvarci dal disastro.

Dal paradiso in terra alla necessità di evitare che la terra si trasformi in inferno! I Rossi erano convinti che l’individuo potesse sfruttare troppo poco le risorse, i neo-malthusiani troppo. Il finale, comunque, non cambia: bisogna impedire che l’individuo possa interagire liberamente con esse!

E’ la teoria dei “Terribili Troppo”: ci sono troppe persone, che consumano troppo, che fanno troppo affidamento a tecnologie di cui conosciamo troppo poco. Quindi bisogna diminuire la popolazione, i consumi, la tecnologia, anche se questo può portare a morte, povertà ed ignoranza. Il socialismo non è caduto per la forza delle idee o ideali liberali, o almeno non solo, ma per se stesso, per le proprie insanabili contraddizioni interne che lo rendevano profondamente antiumano.

E l’ecosocialismo è ancora più pericoloso. Come qualcuno ha notato: “dopo tutto i vecchi rossi giustificavano i loro orrori come passi verso il progresso dell’umanità. Ma il progresso dell’umanità ha poco valore per chi adora Gaia”.

La protezione dell’ambiente, e quindi le politiche ambientali, devono avere come protagonista l’uomo, la persona, in una visione positiva: la libertà educa e migliora la persona, se è vera libertà.