La presenza cattolica nel Parlamento Europeo.

part_pop_EUDirettore del Dipartimento Politiche Europee, Giorgio Salina è nato a Milano il 19 marzo 1938 e fino al 1996 è stato dirigente del gruppo Ansaldo Energia, per il quale è stato anche direttore dell’Area Medio Oriente. Dal 1996 al 1997 è stato direttore generale della Compagnia delle Opere e dal 1998 è collaboratore della Nunziatura Apostolica presso l’ONU a Ginevra e della Nunziatura Apostolica presso l’Unione Europea, a Bruxelles.

Per questa nunziatura è anche responsabile dei rapporti con gli eurodeputati e Osservatore presso le Commissioni del Parlamento europeo. Per questi servizi, dalla Santa Sede è stato insignito nel maggio 2005 dell’Ordine di San Gregorio Magno. E’ inoltre consigliere d’amministrazione della “Fondazione Giustizia e Solidarietà”

Intervista di Wlodzimierz Redzioch

Qual è la composizione del Parlamento Europeo dopo le elezioni nei 25 Paesi dell’UE?

«Dopo le ultime elezioni, nel Parlamento Europeo siedono 732 deputati appartenenti ai 25 Paesi Membri dell’Unione. Conviene dire subito che i Deputati cattolici e cristiani sono la minoranza sia nel Parlamento che nei Partiti. Essendo stato rinnovato recentemente, dare dei numeri è azzardato, ma certamente sono in minoranza».

Quali gruppi politici sono rappresentati nel Parlamento Europeo?

«I parlamentari sono raggruppati in 8 grandi famiglie politiche di cui la più grande è il PPE-DE cioè Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei con 268 membri. Il presidente è il tedesco Hans-Gert Poettering. E’ il partito che raccoglie il maggior numero dei deputati cattolici presenti nel parlamento. Il secondo gruppo è il PSE, Partito Socialista Europeo, che raccoglie 200 deputati.

Attualmente il presidente del PSE è Martin Schultz. In questo gruppo ci sono i deputati dichiaratamente di sinistra e i comunisti. Bisogna dire che questo partito nelle passate legislature ha votato più volte esplicitamente contro la Chiesa cattolica, per esempio quando il Parlamento ha deferito a maggioranza il Santo Padre all’Alto Commissario per i diritti umani, per violazione dei diritti. E’ un partito che mediamente si ispira alla cultura ed alla storia social – comunista»

Questo spiega perché gli ex-comunisti polacchi hanno aderito a questo gruppo.

«Credo proprio di si. Il terzo partito per importanza con 88 deputati è l’ALDE, Gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, il cui presidente è Graham Watson. E’ un partito che vuole situarsi al centro. E’ un partito di centro soltanto dal punto di vista della politica economica, perché sul piano filosofico appare agnostico: positivista e relativista. Va detto che i suoi deputati che rispettano un certo fair play e agiscono con un certo stile, tuttavia le loro posizioni non sono d’accordo con le posizioni della Chiesa.

Anzi, le posizioni cattoliche sono viste dalla grande maggioranza di Loro come superate in economia (vedi la sussidiarietà) e in morale (bioetica, clonazione, salute riproduttiva, ecc.). Il loro è l’atteggiamento di persone avvedute, distaccate ed intellettuali, che sono in grado di giudicare le posizioni e le idee degli altri. Il quarto gruppo è il gruppo dei verdi Verts/ALE, Gruppo Verde/Alleanza libera europea, che ha due copresidenti: Monica Frassoni, italiana, e Daniel Cohn-Bendit, francese.

Basta ricordare chi è Cohn-Bendit per spiegare la collocazione di questo gruppo. Questo personaggio è il capo del “68 francese”. Per questo le posizioni dei deputati di Verts/ALE si rifanno anche all’ecologismo ma prima di tutto ricordano l’atteggiamento contestatario del “68 francese” contro le grandi istituzioni della nostra società. Tra queste “istituzioni” da osteggiare o combattere c’è anche la Chiesa cattolica».

Mi ricordo che una volta Enrico Belinguer, defunto capo del partito comunista italiano, disse: «Non si è vero ‘verde’ se non si è ‘rosso’».

«Ricambio con un’altra battuta. Giulio Andreotti: quando era ancora Presidente del Governo ha detto: “I ‘verdi’ quando maturano diventano ‘rossi'”. E questa è una constatazione».

Allora bisogna evitare che i cattolici sensibili ai temi della difesa dell’ambiente cadano nella moderna ideologia dell’ecologismo.

«Ha perfettamente ragione. Anche perché spesso nell’ideologia e nella politica dei verdi c’è un atteggiamento che oserei definire “contro l’uomo” che si collega a quello della sinistra: siamo troppi, favoriamo l’aborto e le sterilizzazione».

Va ricordato che in questi ambienti è nato il concetto dell’uomo, “cancro del pianeta”.

«Si. Un esempio era Jacques Cousteau, il famoso esploratore dei mari e naturalista. Egli diceva che per stare bene sul nostro pianeta dovremmo essere in 700 milioni. Quando si arriva a questi estremismi, la preoccupazione per il mantenimento del creato si perde e viene superata da posizioni dichiaratamente ideologiche. Va sempre ricordato che i verdi non sono gli unici a difendere l’ambiente.

In tanti partiti ci sono persone che hanno a cuore la protezione della natura e le sorti del nostro pianeta, ma in modo molto meno ideologico. Torniamo alla presentazione dei gruppi parlamentari. Il quinto gruppo con 41 deputati è il GUE/NGL, Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica. Per questa formazione politica possiamo ridire quello che abbiamo detto circa i verdi, sottolineando la dichiarata collocazione a sinistra».

Il sesto gruppo, l’IND/DEM, Gruppo Indipendenza e Democrazia, ci interessa perché ad esso aderiscono 10 parlamentari polacchi…

«Gruppo Indipendenza e Democrazia è composto da 37 persone ed è presieduto dal danese Jens-Peter Bonde, una persona che gode in parlamento di un certo prestigio e che ha partecipato alla Convenzione per la preparazione della bozza della costituzione, contrario ad ogni riferimento alle radici cristiane. Il settimo gruppo con 27 deputati è l’UEN, Unione per l’Europa delle nazioni; uno dei riferimenti “ideologici” è il francese Charles Pasqua.

In questo gruppo che ha due copresidenti, l’irlandese Brian Crowley e l’italiana Cristina Muscardini, ci sono generalmente i deputati nazionalisti e di destra. Questi deputati che si rifanno alla destra storica sociale europea, costituiscono un gruppo eterogeneo nei confronti della cultura cattolica. E’ difficile descrivere l’ultimo gruppo dei deputati “non iscritti” perché lì c’è di tutto. Questi deputati hanno formato lo stesso un gruppo per avere comunque una influenza nella definizione dell’ordine del giorno e dei programmi di lavoro del Parlamento.

Come mai negli anni passati, quando il Partito Popolare aveva sempre la maggioranza relativa in Parlamento (circa 1/3 dei deputati), le decisioni prese in questa sede erano spesso in contraddizione con la visione cristiana dell’uomo e la dottrina sociale della Chiesa?

«Come detto all’inizio, in tutti i partiti, incluso il PPE, i cristiani sono in minoranza. In questo partito confluiscono di fatto i partiti democratici-cristiani dell’Europa, ma anche i conservatori inglesi, i luterani dei grandi Paesi del Nord ed un’ala che definirei radical-liberale. Prendiamo per esempio i rappresentanti italiani: sono 24 ma i cattolici sono al massimo 10; gli altri sono liberali e radical-liberali iscritti al partito Forza Italia; spesso di matrice laica e laicista.

Per questo motivo, anche se il presidente Poettering è una persona di buon senso e che condivide la visione cristiana, non sempre i risultati del lavoro del Parlamento sono quelli auspicati. C’è anche un altro aspetto del problema che riguarda il concetto della tolleranza. Il loro ragionamento è: io non approvo il matrimonio tra gli omosessuali ma non ho nessun diritto di impedire che questo avvenga (e così alcuni deputati cattolici si sono espressi a favore del matrimonio tra omosessuali).

Questa mal intesa “tolleranza” ha pesanti conseguenze; questo atteggiamento di fatto implica l’ammissione che la cultura cattolica non nasce dalla verità sull’uomo e sul mondo, e nel concreto si autolimita, ed il confronto civile e politico non è più un confronto tra identità chiare ed onestamente dichiarate.  La tolleranza è altro: accettare e rispettare chi non la pensa come noi, ma non appiattirsi sulle sue posizioni svilendo un dialogo franco e aperto. Purtroppo è un atteggiamento diffuso».

In Polonia tanta gente è preoccupata che l’Unione Europea imporrà nel nostro Paese una laicità anticlericale del tipo francese che predica la radicale separazione tra lo Stato e la Chiesa e rifiuta l’idea della sussidiarietà e della collaborazione per il bene della società tra questi due soggetti. E’ un pericolo reale?

«Secondo me questo rischio c’è, e va prevenuto. In sede di presentazione del programma quadro per la cultura, nella scorsa legislatura è stato affermato che la ricchezza dell’Europa è la diversità delle sue culture, ma questa ricchezza ha potuto fiorire e svilupparsi dopo il periodo dei Lumi perché prima l’egemonia cattolica la soffocava.

Quindi libertà per tutti, anche per i cattolici, ma a patto che essi non pretendano di avere voce in capitolo perché hanno fatto già troppi disastri (quest’ultima affermazione non è stata detta esplicitamente, ma non è un’interpretazione arbitraria, era chiaramente sottesa). Questa è in sintesi la posizione di fondo di tanti deputati del parlamento europeo che non riconoscono la cultura cristiana, la sua visione del mondo e dell’uomo.

Di fatto negano alla cultura cattolica il diritto di partecipare, insieme con tutte le altre, al dialogo per costruire il bene comune. E’ una posizione ideologica e totalitaria».

Dopo il totalitarismo comunista e fascista certa Europa vuole sperimentare il totalitarismo laicista…

«Questo è un rischio reale: tante forze politiche spingono in questa direzione dentro e fuori il Parlamento europeo. La strada che introduce al laicismo è il relativismo etico. La laicità è entrata nella storia con Gesù Cristo: “Date a Dio ciò che è di Dio, ed a Cesare ciò che è di Cesare “ (Mc 12,17; Lc 20,25). Prima non esisteva, e, come ci mostra l’Islam, anche oggi non é così riconosciuta. Ma Stato laico vuol dire al servizio di tutti, e non contro qualcuno; altrimenti è discriminazione arbitraria ed ideologica».

In questa difficile e preoccupante situazione cosa potrebbero fare i cattolici polacchi che siedono nei banchi del parlamento europeo?

«Come tutti i cattolici hanno il compito di presentare la cultura cattolica e la Dottrina sociale della Chiesa, in modo rigoroso, culturalmente serio, scientificamente documentato: in una parola umanamente necessario e adeguato all’uomo di oggi, ed a tutti gli uomini di oggi, come di ogni epoca. Questo richiede interdisciplinarietà e unità, sia pure nella diversità delle opzioni politiche.

Quindi, prima di tutto cercare solidarietà e unità con gli altri cristiani che sono disponibili a dichiararsi tali, creare un dialogo e confronto con loro. Ma mi permetto ripetere un’altra volta: le posizioni cattoliche, cristiane devono essere presentate “laicamente”: una posizione che riguarda il campo economico deve essere suffragata con competenza economica (non basta citare il papa Leone XIII); quando si affrontano argomenti che riguardano la bioetica e la genetica, occorre sostenerli in modo documentato, se possibile, con elementi scientifici.

Questo per un duplice motivo: per dimostrare la ragionevolezza, l’utilità e la convenienza per tutto l’uomo e per tutti gli uomini delle posizioni che derivano dalla cultura cristiana, anche per affermare il diritto di questa cultura a partecipare, insieme a tutte le altre, al dibattito sociale, economico e politico».

Secondo Lei, esiste la possibilità di formare nel seno del parlamento europeo un vero gruppo democristiano?

«Secondo me non è una prospettiva realistica a breve e medio termine, sia per le questioni politiche nazionali, e sia per la situazione nel Parlamento. Tuttavia questo realismo non deve essere la scusa per non fare più a, ma per farsi carico della situazione e lavorare di conseguenza, partendo dalla situazione reale del Parlamento».

E’ la colpa degli elettori cattolici che hanno scelto per il Parlamento europeo la gente che non si riconosce nei valori cristiani?

«Non si può negare che questa ricada su una parte dell’elettorato cattolico, ma non solo; lo dico con timore e tremore ed in spirito di servizio alla Chiesa, le responsabilità forse sono anche di parte della gerarchia cattolica».

Che tipo di responsabilità?

«Duplice, mi sembra: non aver sensibilizzato abbastanza circa la natura di questo rischio, non é sempre facile. Quando un vescovo polacco ha chiamato gli elettori cattolici, di votare per i cattolici, i nostri liberali insieme con i sacerdoti – quelli che si dichiarano come anticlericali – hanno cominciato una battuta di caccia. Ma anche non aver sottolineato che la cultura cattolica deve essere condivisa e praticata anche dal popolo, dal popolo cristiano, sia per renderla presente nella società, sia per la missione».

Che punti di riferimento può avere nel Parlamento e nelle istituzioni europee un deputato cattolico?

«La ricerca confidente del dialogo e della collaborazione con gli altri Deputati cristiani che ciascuno individua nella Sua attività, e, penso, anche la Nunziatura che puo’ agevolare il dialogo e la collaborazione. Dialogo e collaborazione che assicurino la presenza della visione cristiana senza la quale non si capirebbero 2000 anni di storia, e l’uomo perderebbe la possibilità si sapere la verità di sé».

Grazie per l’intervista. Auguro a Lei di una missione fruttuosa e una buona cooperazione con i deputati polacchi