Jozif Kalinowski

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Jozif Kalinowski

di Rino Cammilleri

Nacque nel 1835 a Vilna, figlio di un professore del locale Collegio dei Nobili. Frequentò l’accademia militare di Pietroburgo e ne uscì nel 1857 come tenente del genio. Nel 1858 diresse i lavori della linea ferroviaria Kursk-Kiev-Odessa. Nel 1860 fu assegnato alla fortezza di Brest-Litovsk col grado di capitano di Stato Maggiore.

Quasi tutto il suo stipendio lo impiegava in una scuola gratuita che aveva aperto per i poveri e nella quale egli stesso insegnava. Nel 1863, scoppiata l’insurrezione polacca, si dimise e si unì agli insorti, i quali lo misero a capo del movimento per la Lituania. Ma dopo neanche un anno venne catturato e, naturalmente, condannato a morte. Tuttavia i russi ben conoscevano la sua popolarità e la fama di santo che lo circondava.

Così, non volendo farne un martire della causa polacca, commutarono la pena in dieci anni di lavori forzati in Siberia, anni che il Kalinowski trascorse nelle miniere di Ussol, Irkutsk, Perm. Liberato nel 1873 e mandato in esilio, si portò a Parigi, dove si impiegò come precettore del nobile polacco August Czartoryski (divenuto poi Beato).

Nel 1877, dando seguito a un proposito maturato negli anni di prigionia, si fece carmelitano a Graz. Dopo gli studi di teologia a Czerna, nel 1882 fu ordinato sacerdote. Fu superiore nel locale monastero e a Wadowice, poi provinciale della Galizia. Scrisse e pubblicò le Cronache del Carmelo di Vilna (1900), Leopoli (1901), Varsavia (1902). Nel 1904 per ordine dei superiori cominciò a stendere la sue Memorie ma non arrivò a concluderle: i malanni presi in Siberia lo finirono nel 1907.

Il Giornale 15 dicembre 2005