Ahmadinejad il folle stratega

Ahmadinejad

Mahmoud Ahmadinejad

L’Indipendente, 15 dicembre 2005

Massimo Introvigne

L’ayatollah Khamenei, unico vero leader dell’Iran incoraggia le folli dichiarazioni del presidente Ahmadinejad per riaccreditarsi come ‘moderato’ agli occhi dell’Occidente e per giocare la carta ‘apocalittica’, nel tentativo di sviare l’attenzione del popolo iraniano dalla disastrosa situazione in cui versa il paese

Perché il presidente dell’Iran Ahmadinejad fa il matto e rilascia dichiarazioni (l’ultima ieri: “l’Olocausto è leggenda”) folli sugli ebrei? I presidenti iraniani, benché eletti in elezioni quasi libere, occupano la carica a mezzo servizio. Se si sono presentati alle elezioni è perché la guida suprema della Rivoluzione, l’ayatollah Khamenei, ha approvato la loro candidatura. Lo stesso Khamenei può rimuoverli quando vuole.

Ne consegue che o Ahmadinejad parla d’accordo con Khamenei, o almeno le sue dichiarazioni non gli danno fastidio. E in effetti è proprio così. Anzitutto sotto la precedente presidenza del moderato (fino a un certo punto) Khatami, era Khamenei a minacciare l’olocausto atomico degli ebrei un giorno sì e l’altro pure, con il risultato che non solo in Occidente ma in gran parte del mondo islamico l’ayatollah era diventato un paria che tutti si rifiutavano di incontrare.

Ora le parti sono cambiate: ogni volta che Ahmadinejad lancia minacce apocalittiche, nel giro di quarantotto ore Khamenei rilascia dichiarazioni ambigue ma che sono presentate dalla stampa come “più moderate”. Anche stavolta, ricevendo il leader di Hamas, Khamenei ha lodato la lotta armata dichiarando di non credere al dialogo con Sharon, ma si è ben guardato dal negare l’Olocausto o proporre la deportazione di tutti gli ebrei in Europa come Ahmadinejad. Creando con Ahmadinejad un estremista più radicale di lui, Khamenei cerca di riposizionarsi verso il centro della complessa geografia del regime iraniano, dove non ci sono moderati.

La seconda ragione è di politica interna. L’Iran vive una spaventosa crisi economica, con cifre tenute nascoste alla popolazione e negate all’estero – ma vicine ai record mondiali – di disoccupazione, uso di droga e prostituzione. Per distrarre gli iraniani dallo sfascio sociale ed economico Khamenei ha deciso di giocare una vecchia carta sciita, quella della retorica apocalittica e dei miracoli.

Prodigi e segni premonitori della fine del mondo si sono moltiplicati negli ultimi mesi. Khamenei afferma di credere che un pozzo apparentemente senza fondo nel Nord dell’Iran è il luogo da cui emergerà l’imam nascosto, la guida degli sciiti secondo la tradizione “in occultamento” da secoli che si ripresenterà alla fine del mondo.

Migliaia di fedeli fanno la fila per lanciare biglietti con i loro desideri nel pozzo miracoloso, intorno al quale è cominciata la costruzione di alberghi di lusso, ristoranti e moschee. Lo stesso Ahmadinejad ha dichiarato che quando parla all’estero un’aureola si forma intorno al suo capo, e fa circolare profezie sulla prossima conversione miracolosa all’Islam di tutti gli americani (annunciata da quella del cantante Michael Jackson).

Gli appelli alla distruzione di Israele si inseriscono in questo scenario apocalittico. Se basteranno a distrarre gli iraniani dal fallimento del regime è una domanda cui risponderanno i prossimi mesi.