La “Charta dei cristiani per l’ambiente”

creatoPubblicato su Il Secolo d’Italia
il 5 giugno 2004

di Marco Respinti

Oggi, 5 di giugno ricor­re la giornata mondia­le dell’ambiente. In questa occasione Roberto Leoni della Fondazione So­rella Natura; Rocco Chiriaco, presidente del Movimento Azzurro; Saverio Quartucci e Vincenzo Tuccillo, presidente e vicepresidente di Ambiente Azzurro; Antonio Gaspari, di­rettore di Green Watch News; e Paolo Gramiccia, presiden­te di Umana Dimora del La­zio, presentano ad Assisi — nella sala della Conciliazione del palazzo Comunale — la Charta dei cristiani per l’am­biente.

Le associazioni citate appartengono al nel gruppo degli organismi promotori e tra i primi firmatari associa­ti figurano Paolo Luciano O. P., Presidente della Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa “Girolamo Savonarola”; Ro­berto Russo e Giosella Di Fe­lice presidente e vicepresi­dente del Forum per la Lagu­na; Giuseppe Blasi, presiden­te di Progettambiente; Ric­cardo Cascioli, presidente del Centro Europeo su Popola­zione, Ambiente e Sviluppo (Cespas); e Carlo Stagnaro, direttore del Dipartimento ecologia di mercato dell’Isti­tuto Bruno Leoni.

Questo il testo della Charta: “L’accresciuta sensibilità nei confronti del creato è sicura­mente un fenomeno che in­dica un più alto livello di ci­viltà e una maggiore atten­zione ai diritti di esseri non umani e del mondo inanima­to. Quello a cui assistiamo oggi però fa parte di quella “babele dei diritti” in cui per moda o peggio per ideologia si propongono utopie radica­li in cui la difesa degli ani­mali, della flora e del mondo inanimato viene contrappo­sta alla vita umana.

Assistia­mo ad un ritorno dell’utopi­smo romantico, dove prevalgo­no pessimismo, catastrofismo, irrazionalità, trasgressione, pensiero magico. Il tentativo della cultura ambientalista do­minante è quello di capovolgere il mandato di Dio indicato dalla Genesi: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la Ter­ra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vi­vente che striscia sulla Terra” (Gn 1,28).

L’uomo, posto da Dio nel giardino dell’Eden “perché lo coltivasse e lo custodisse” è stato considerato da una certa cultura ecologista il peggiore dei nemici. Addirittura il “can­cro del pianeta” E la natura è stata divinizzata al punto tale da essere adorata come Gaia “Da questo punto di vista, l’approccio e la soluzione dei problemi ambientali è stato stravolto, perché la crescita ci­vile e lo sviluppo’ economico, lavorativo, tecnologico e scien­tifico dell’umanità sono stati considerati come aggressioni alla “madre Terra”

In questo contesto e’ rilevante notare le differenze che esistono tra l’i­deologia che caratterizza alcu­ne tra le maggiori associazioni ambientaliste e 11 pensiero cri­stiano. Per un cristiano l’uomo è fatto ad immagine e somi­glianza di Dio. Per una certa cultura ambientalista l’uomo è “cancro del pianeta”. Per un cri­stiano la crescita demografica è una benedizione del Signore, per molti ambientalisti è una disgrazia, la causa di tutti i ma­li.

Noi cristiani abbiamo una vi­sione teocentrica che tende al­la verticalità, dove il creato ci è stato messo a disposizione del Signore per curarlo, sviluppar­lo e governarlo. Mentre una certa cultura ambientalista ha una visione orizzontale che ten­de verso il basso, con la ten­denza a divinizzare la fauna e la flora.

Il Dio in cui noi cristiani crediamo è buono, e ama alla follia l’umanità, mentre una parte del movimento am­bientalista parla di Gaia, una Dea pagana ostile e vendicativa che si ritorce contro l’uomo per ogni sua azione. Per questi mo­tivi auspichiamo la nascita di una più avanzata cultura am­bientale che attraverso le strade della fede e della ragione giun­ga alla scoperta della verità.

Proprio in questi anni a ca­vallo del nuovo millennio, du­rante i quali abbiamo vissuto e viviamo l’apparente paradosso della coincidenza fra il più ele­vato livello di modernità indu­striale mai raggiunto, avvertia­mo il bisogno dell’affermazio­ne di una cultura ambientale in cui l’uomo sia fedele al manda­to biblico come custode re­sponsabile dell’ambiente nel quale è posto a vivere. Una cul­tura ambientale che guardi al­l’uomo con più ottimismo. Un uomo che non è maledizione ma benedizione del pianeta “Uomo che è ricchezza e non impoverimento per il mondo.

Uomo la cui prole suscita spe­ranza e non disperazione. Un ambiente inteso come casa e come risorsa. Un ambiente che si arricchisce del lavoro del­l’uomo e che moltiplica i suoi frutti grazie allo sviluppo ed al­l’applicazione delle nuove tec­nologie. Auspicando, una mag­giore responsabilità etica del­l’uomo verso l’ambiente affin­ché l’essere umano, unica crea­tura dotata del libero arbitrio, soprattutto se occupa posizioni di responsabilità, di ammini­strazione o governo, assuma decisioni mirate al bene collet­tivo ed alla salvaguardia e va­lorizzazione della risorsa “am­biente”, progettandone e favo­rendone la più equa fruizione e distribuzione possibile tra tutti gli esseri umani ed incorag­giando a ciò i popoli di ogni continente.

Coniugare la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche in una dimen­sione etica dello sviluppo economico significa corri­spondere all’amore del Crea­tore. In questo modo il be­nessere e lo sviluppo dell’u­manità risplenderà nella bel­lezza del creato. “Prega, lavora e sii lieto”, ha insegnato san Benedetto. “Laudato sii mio Signore per fratello sole, sorella luna, so­rella acqua… “, ha recitato san Francesco. “L’uomo è fine del­lo sviluppo e del generare di tutto l’universo” ha insegnato san Tommaso.

“La tecnologia che inquina può anche disin­quinare, la produzione che accumula può distribuire equamente, a condizione che prevalga l’etica del rispetto per la vita e la dignità del­l’uomo, per i diritti delle ge­nerazioni umane presenti e di quelle che verranno” ha detto il Pontefice Giovanni Paolo II. “La difesa della vita — ha sottolineato il Santo Pa­dre — e la conseguente pro­mozione della salute, special­mente nelle popolazioni più povere e in via di sviluppo sarà ad un tempo il metro e il criterio di fondo dell’oriz­zonte ecologico a livello re­gionale e mondiale”.

“Questa è la cultura am­bientale che i sottoscritti ri­conoscono come coerente con l’umanesimo cristiano del giusto del bello e del buono e per questo la promuoviamo. Quanto affermato ha, oltre al­la valenza religiosa che attie­ne ad una scelta di coscienza individuale, una valenza etica che coinvolge anche tutti co­loro i quali, anche se non cri­stiani o non credenti, si ritro­vano nei valori etici che ac­comunano la più antica sa­pienza e saggezza dell’uma­nità in ogni tempo ed in ogni cultura”.