L’uso politico della Resistenza

Finetti_covertratto da Tracce. Litterae Communionis, anno XXX, dicembre 2003, p. 81.

(recensione a La Resistenza cancellata di Finetti)

di Gianluigi Da Rold

Il dibattito storico sulla Resistenza ha oggi la stessa intensità del confronto politico nel Dopoguerra. Chi tocca la “vulgata”, come diceva Renzo De Felice, tramandata dalla storiografia ufficiale, si becca brutalmente del “revisionista”, inteso come insulto da affibbiare a un destabilizzatore maligno che vuole sfasciare l’impalcatura della Repubblica. Ma c’è chi sostiene, e a ragione, che tanta parte della storia d’Italia è da riscrivere.

Il periodo della Resistenza poi, e quello dell’immediato Dopoguerra, appare sempre di più come una storia incompleta. Ugo Finetti, giornalista, personaggio politico, una lunga militanza di sinistra, ha scritto La Resistenza cancellata per le edizioni Ares. Il punto centrale della riflessione di Finetti, attraverso una ricostruzione storica precisa, è “l’uso politico” che si è fatto della Resistenza. Un uso politico che è stato gestito sbrigativamente, per usare un eufemismo, dal Pci togliattiano.

La copertina stessa del libro è una metafora storica: la marcia del comando dei partigiani nella Milano liberata, con alla testa Raffaele Cadorna, Luigi Longo ed Enrico Mattei. Sulle immagini di Cadorna e Mattei c’è una grande “X”, che di fatto li nasconde, quasi fossero comparse vicino al comunista Longo.

Ma nei fatti, quella copertina è la bugia frutto di una manipolazione. Lo spiega bene Finetti, ridando alla Resistenza lo spazio che si merita anche come partecipazione popolare. Scrive l’autore: «La Resistenza non fu infatti una guerra civile tra due élites – i rivoluzionari comunisti e gli irriducibili di Salò – né ebbe come caratteristica dominante la lotta di classe.

Vide alla nascita come protagonisti militari guidati da ufficiali “legittimisti”, moti popolari non promossi da un partito egemone e gruppi armati che poterono sopravvivere e agire fino alla liberazione solo grazie a un attivo e diffuso sostegno della popolazione civile – in particolare contadina – che accettò di correre il rischio delle più barbare rappresaglie.

Le prime formazioni hanno come denominazione richiami risorgimentali e gli Alleati ne favorirono la nascita. Il partito comunista dal 25 luglio 1943 fino all’aprile 1944 svolse un ruolo del tutto secondario; era privo di una autorevole ed efficace guida politica, travagliato al suo interno da accese contrapposizioni anche personali». La storia di questo uso politico del Pci era sotto gli occhi di tutti. Solo gli storici ufficiali non se ne sono accorti.