I grandi eventi del secolo XX nella prospettiva di Fatima

articolo trascritto dal periodico Tradizione Famiglia Proprietà, Anno VI, n. 1 – Gennaio 2000

Alle soglie del terzo millennio, Plinio Corrêa de Oliveira ripercorre i maggiori eventi di questo secolo che tramonta, alla luce del suo maggiore e più straordinario avvenimento: le apparizioni della Madonna a Fatima

Sommario

Nell’euforia delle grandi invenzioni
Dalle armonie dei valzer al tuono dei cannoni: la Prima Guerra mondiale
Dai resti di Civiltà Cristiana alla città del demonio
Il maggior avvenimento del secolo XX
Il nazismo: una falsa reazione al comunismo
La Seconda Guerra mondiale (1939-1945)
Il secondo periodo post-bellico: “il maggior naufragio della storia”
L’apogeo del comunismo
Fine del comunismo o metamorfosi?
La Rivoluzione culturale
La prospettiva del castigo
Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria

Dopo una cena a casa del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, durante la quale ha commentato i principali avvenimenti degli ultimi 100 anni, gli ospiti si accomodano nel salotto per continuare la conversazione. Qualcuno domanda: “prof. Plinio, dopo quest’analisi dei grandi avvenimenti del secolo, Lei come lo definirebbe?”

Suggeritemi voi qualche idea”, risponde lui cercando di vivacizzare la chiacchierata.

A turno, ecco le varie proposte dei commensali:

Secolo della speranza; secolo della delusione; secolo del petrolio; secolo della tecnica; seculus orribilis; secolo del ‘68; secolo del caos; secolo dell’ugualitarismo; secolo della Perestrojka; secolo delle dittature; secolo di Fatima…

Immaginiamoci per un momento nel salotto del prof. Plinio: che cosa avremmo detto noi del secolo XX se avessimo partecipato a questa conversazione?

Cena e conversazione in questo caso sono fittizie, ma quelle con i suoi discepoli furono una costante nella lunga vita di Plinio Corrêa de Oliveira, noto tra l’altro come raffinato causeur. Quindi, una tale domanda non sarebbe affatto fuori luogo, anzi, proprio il contrario.

E quale sarebbe stata la sua risposta?

In questo passaggio all’anno 2000, come era solito fare ad ogni capodanno, i suoi discepoli gli avrebbero certamente chiesto un’analisi retrospettiva del tempo trascorso, nonché i suoi pronostici per il nuovo anno. Figuriamoci con quanta ansia di conoscere la sua opinione lo avrebbero interrogato in questo fine secolo e inizio di millennio. Egli è però deceduto il 3 ottobre 1995.

Non ci sarà un mezzo che ci permetta di avvicinarci a quanto avrebbe potuto pensare su questa svolta storica? Il pensiero, la lotta, l’opera, i princìpi difesi da una persona sono come cristallizzati ed immortalati in modo eminente nei suoi scritti. Questi impediscono che la sua vita si perda nella notte della storia.

Abbiamo perciò compulsato, benché parzialmente, la vasta letteratura lasciata da Plinio Corrêa de Oliveira, nella convinzione che così sarebbe stato possibile rivisitare alcuni dei principali eventi del secolo XX alla luce delle sue puntuali analisi.

Lo spazio non ci consente di riportare tutti i commenti del prof. Plinio Corrêa de Oliveira (cf. Roberto de Mattei, Il Crociato del Secolo XX – Plinio Corrêa de Oliveira, Piemme, 1996, 379 pp.). Ci limiteremo dunque ai principali avvenimenti che riguardano le profetiche rivelazioni di Fatima.

Nell’euforia delle grandi invenzioni

Nacque prospero il nostro secolo, in un clima saturo di ottimismo. Negli sfarzosi saloni, illuminati dalle lampade elettriche da poco inventate, si ballavano i valzer viennesi e si beveva champagne francese. La Belle Époque emanava i suoi migliori profumi.

Questo ambiente Plinio Corrêa de Oliveira lo conobbe in prima persona durante il suo soggiorno in Europa nel 1913. Egli rimase estasiato dai resti di Civiltà Cristiana che ancora permanevano nella Belle Époque. Ma quest’epoca così brillante portava già i segni di un profondo decadimento.

Nelle principali capitali europee si realizzavano le esposizioni universali, nelle quali erano presentate le grandi invenzioni. È rimasta soprattutto famosa quella di Parigi, capitale della douceur de vivre. Visitatori di tutto il mondo vi si recavano allibiti per rendere omaggio ai sorprendenti progressi che la tecnica aveva appena compiuto e che avrebbero spalancato per gli uomini un’era di benessere generalizzato.

Iniziava l’apoteosi della macchina. Trionfava la civiltà industriale, in cui gli uomini speravano di poter vivere completamente felici. La tecnologia avrebbe risolto ogni difficoltà, la scienza avrebbe eliminato le infermità e, magari, persino la morte…

Questo concetto di vita, fondamentalmente laicista, verrà così denunciato da Plinio Corrêa de Oliveira, molti anni più tardi: “Reso autosufficiente mediante la scienza e la tecnica, l’uomo può risolvere tutti i suoi problemi, eliminare il dolore, la povertà, l’ignoranza, l’insicurezza, insomma tutto ciò che diciamo essere conseguenza del peccato originale o attuale. (…) In tale mondo, la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo è del tutto inutile. Infatti l’uomo avrà superato il male con la scienza e avrà trasformato la terra in un ‘cielo’ tecnicamente perfetto. E con il prolungamento indefinito della vita nutrirà la speranza di vincere un giorno la morte” (1).

Con una tale mentalità, l’umanità entrava euforica nel secolo XX, come i passeggeri e l’equipaggio imbarcati nel 1912 sul Titanic, il favoloso e gigantesco palazzo galleggiante, l’inaffondabile transatlantico che si potrebbe considerare il simbolo del secolo nascente, e che aveva adottato il motto “Neppure Dio lo affonda”. Ma Dio non si sfida. Il mitico vapore andò a finire sul fondo dell’oceano nel suo viaggio inaugurale…

Dalle armonie dei valzer al tuono dei cannoni: la Prima Guerra mondiale

Il secolo XX cominciò a naufragare nel 1914.

Come fulmine a ciel sereno, il 28 giugno l’erede all’impero austro-ungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando, cadde a Sarajevo sotto i colpi dell’anarchico serbo Gavrilo Princip. Questa fu la scintilla della Prima Guerra mondiale (1914-1918). Chiusero i saloni e la gioventù dorata che li affollava finì nelle trincee. Le armonie dei valzer furono soffocate dai tuoni dei cannoni. Era il rintocco a morto della Belle Époque.

Il 10 agosto moriva anche Papa S. Pio X, sconsolato per l’apparente futilità degli sforzi atti a fermare questo conflitto, che egli sapeva avrebbe trascinato Europa alla rovina.

Peggiori della guerra stessa furono, in un certo senso, le sue conseguenze. Crollò la Vecchia Europa. Il glorioso impero austriaco fu spazzato via con i suoi mille anni di storia, lasciando l’Europa centrale ed i Balcani senza il loro naturale equilibrio (*). In Germania la monarchia degli Hohenzollern fu sostituita dalla debole Repubblica di Weimar, e furono così create le condizioni per l’ascesa dell’hitlerismo. E – caso paradigmatico – al timido Nicola II, Zar di tutte le Russie, subentrò il sanguinario Lenin, che diede inizio all’era del comunismo sovietico.

Il mondo che emerse dai trattati di Versailles e di St. Germain era infatti un mondo radicalmente nuovo.

Sulla scia dei profondi mutamenti politici e sociali, il continente europeo fu scosso anche da un terremoto psicologico che rivoluzionò i costumi e le mentalità, facendo vacillare fin dalle fondamenta il magnifico edificio della Civiltà Cris-tiana. Il suo epicentro era situato oltre Atlantico.

All’insegna d’un americanismo sempre più invadente, sorsero nuovi “valori” nel nome della modernità (**). Era l’American way of life, propagata specialmente attraverso il cinema, che era la grande novità dell’epoca. Hollywood divenne il nuovo polo di attrazione mondiale. “Mentre l’Europa sembrava affondare nel caos, l’America toccava lo zenith dello splendore wilsoniano. Gli Stati Uniti avevano raggiunto il loro apogeo”, scriveva il prof. Plinio nel 1938 (2).

Le soavi melodie dei valzer furono soppiantate dai frastuoni del jazz. Alla Belle Époque subentrarono les anées folles.

Questo spirito nuovo fu così definito dal dott. Plinio: “Uno stato d’animo subcosciente, e talvolta cosciente, che eleva il godimento della vita a supremo valore umano, e cerca di concepire l’universo e di organizzare la vita in modo esclusivamente voluttuoso” (3).

Dai resti di Civiltà Cristiana alla città del demonio

Per Plinio Corrêa de Oliveira, spinti alle loro ultime conseguenze naturali, questi cambiamenti avrebbero comportato il virtuale smantellamento della Civiltà Cristiana: “Bisogna essere vissuti nel 1920, o nel 1925, per capire il tremendo caos ideologico in cui si dibatteva l’umanità. La Cristianità sembrava un immenso edificio nelle fasi finali di demolizione. Nulla era trascurato che potesse distruggerla. Gli specialisti silenziosi e metodici staccavano una a una le pietre, disgiungevano le travi, toglievano le porte dai loro battenti e le finestre dai loro squadri. Questo compito, che eseguivano con il mutismo, l’astuzia e l’agilità di cospiratori, progrediva con freddezza inesorabile, senza perdere un attimo, senza sperperare un secondo. Quindi, con i materiali rubati dalla Casa di Dio cercavano di costruire la superba città del demonio con le sue linee stravaganti e sensuali.

“Tutto ciò è soltanto un’allegoria. Ma non c’è allegoria, né immagine, né descrizione che possa rappresentare la confusione dei giorni di quel periodo post-bellico” (4)

Il maggior avvenimento del secolo XX

È in questo contesto storico che accadde il fatto che Plinio Corrêa de Oliveira riteneva il più grande avvenimento del secolo XX: le apparizioni della Madonna a Fatima, Portogallo.

Il 13 maggio 1917 “una Signora più splendente del sole” apparve su un leccio a tre bambini che pascolavano alcune pecore. Due di loro, Francesco e Giacinta, saranno prossimamente beatificati da Giovanni Paolo II. Il terzo, Lucia, vive tuttora nel Carmelo di Coimbra.

La Madonna mostrò come la Prima Guerra mondiale fosse stata conseguenza dei peccati. Rivelò inoltre che una catena di castighi incombeva sull’umanità nel caso gli uomini non si fossero convertiti. Nella terza apparizione, il 13 luglio, Ella rivolse uno sguardo profetico sul secolo: “La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore (***). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre.

“Per impedire tutto questo vengo a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!” (5).

Una ad una le profezie della Madonna andarono compiendosi. Commenta al riguardo Plinio Corrêa de Oliveira: “Fu confermata la profezia secondo cui, poco dopo le apparizioni di Fatima, sarebbe finita la Prima Guerra mondiale. Come fu pure confermato l’annuncio secondo cui, se l’umanità non si fosse emendata, sarebbe esplosa un’altra guerra mondiale. La luce straordinaria che illuminò i cieli dell’Europa prima della seconda conflagrazione, fu un fatto osservato in diversi paesi e universalmente noto. La Signora aveva preavvertito i veggenti che questo sarebbe stato il segno della punizione imminente. E poco dopo la punizione venne.

“La previsione del castigo supremo, che è la diffusione del comunismo, cominciò a realizzarsi poco dopo le apparizioni. È importante notare che la santissima Vergine annunciò che ‘la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo’, ma che, al momento di questa profezia – 13 luglio 1917 – l’espressione era più o meno inintelligibile. Infatti lo zarismo era appena caduto, sostituito dal regime ancora borghese di Kerensky, e non si poteva sapere quali sarebbero stati questi errori russi. Perché non si trattava chiaramente della diffusione della religione greco-scismatica, mummificata e privata di qualsiasi forza espansiva. Così, l’ascesa dei marxisti al potere, nella infelice Russia nel novembre del 1917 fu già un eloquente inizio di conferma della profezia.

“Poi, il Partito Comunista russo iniziò la propagazione mondiale dei suoi errori, il che accentuò ancora di più la coincidenza tra quanto la Vergine aveva annunciato e il corso degli avvenimenti. Dopo la Seconda Guerra mondiale l’espansione comunista si accentuò ancora molto di più, perché numerose nazioni, soggiogate con la frode e con la forza, caddero sotto il dominio sovietico. La Russia divenne così un pericolo mondiale. In questo modo, la minaccia formulata dalla Madonna, che poteva parere confusa e inverosimile nel 1917, si presenta come un pericolo che riempie di paura tutta la terra” (6).

Dagli anni ‘20 l’Europa fu dunque attanagliata da due influenze, antitetiche per tanti versi ma coincidenti, ognuna a modo suo ed in diversa misura, nella loro azione corrosiva delle tradizioni cristiane:

“Nel 1917, un nuovo soffio dello spirito rivoluzionario percorse l’Europa. Avvenne l’immenso rimbombo del crollo dello zarismo, e in Russia si impiantò il comunismo. Tutta la vita intellettuale e sociale si separò ancor più dal passato. In Occidente, l’egemonia si spostava sempre più dall’Europa tradizionale verso gli Stati Uniti livellatori” (7).

Il nazismo: una falsa reazione al comunismo

L’ascesa del comunismo in Russia e, particolarmente, il massacro della famiglia imperiale, fecero fremere di paura l’Occidente. Ma fu un colpo salutare.

In un pubblico duramente scosso da questo fattaccio, le riforme attuate anni prima da Papa S. Pio X, miranti al risanamento della vita religiosa, cominciarono a produrre i loro frutti, dando origine a un entusiasmo cattolico come da tempo non si vedeva. Un po’ dappertutto sorsero movimenti di laici d’indirizzo decisamente anticomunista.

Ecco che, facendo leva su questa salutare reazione (anzi, non limitata solo agli ambienti cattolici), sorsero anche diverse correnti che, pretendendo di fronteggiare la minaccia comunista e, in certo modo, anche quella americanista, poggiavano però su basi ben diverse da quelle cattoliche, e vi trasbordarono quindi una considerevole parte dell’opinione pubblica. Queste correnti, qualificate da Plinio Corrêa de Oliveira genericamente come “false destre”, trovarono la loro espressione paradigmatica nel nazismo.

Una costante in questo periodo della vita del prof. Plinio fu la denuncia e la lotta contro il nazismo. Soltanto per il Legionário (inizialmente organo della Congregazione Mariana della Parrocchia di Santa Cecilia e in seguito organo ufficioso dell’Archidiocesi di San Paolo), egli scrisse ben 447 articoli contro questa falsa reazione. Su di essa, infatti, egli aveva le idee molto chiare: “Ogniqualvolta il demonio si trova nell’imminenza di perdere una partita, la sua grande arma è la confusione. Ecco che se ne serve anche questa volta.

“Forse, un giorno, la storia dirà in quali antri tenebrosi fu forgiato. Ma il fatto è che, per corrispondere ai desideri di innumerevoli persone assetate dei valori della Civiltà Cristiana, apparve in Germania un partito che fu imitato altrove, il quale si proponeva l’insediamento di un nuovo mondo cristiano. A prima vista, nulla di più simpatico.

“Tuttavia, se si riflettesse attentamente sul lato concreto di questa ideologia, un lato che la macchiavelica propaganda rivelava solo a piccoli passi agli iniziati, che terribile delusione si subiva!

“Un’idelogia confusa, impregnata di evoluzionismo e materialismo storico, satura di influenze filosofiche e ideologiche pagane, un programma politico ed economico radicale e tipicamente socialista, dagli intollerabili pregiudizi razzisti.

“Insomma, dietro alle grida anticomuniste del nazismo, era proprio il comunismo che si voleva instaurare. Un comunismo insidioso, mascherato da cristiano. Un comunismo mille volte peggiore, perché mobilitava contro la Chiesa le armi sataniche dell’astuzia invece di quelle innocue ed impotenti della forza bruta. Cominciava con l’esaltare gli animi per mezzo di alcune verità, quindi li spingeva al delirio con il pretesto dell’entusiasmo per tali verità, e dopo li attirava ai più terribili errori. Dunque, un comunismo che non significava la rovina dei cattivi, bensì dei buoni; la più terribile macchina di perdizione e di falsificazione che il demonio abbia generato nel corso della storia” (8).

La Seconda Guerra mondiale (1939-1945)

A Fatima, la Madonna aveva ammonito: “Se [gli uomini] non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI comincerà un’altra [guerra] peggiore”. Purtroppo, l’umanità rimase sorda alla celestiale voce e avvenne l’ecatombe che coinvolse tutto il mondo.

Negli anni ‘20, Plinio Corrêa de Oliveira non conosceva ancora in dettaglio il Messaggio di Fatima. La Seconda Guerra mondiale, però, egli la predisse con 10 anni di anticipo, per esempio in un’impressionante lettera a un amico, scritta nel 1929 e riportata parzialmente.

Nel 1936, quando ancora quasi nessuno pensava seriamente ad una conflagrazione mondiale, il prof. Plinio avvertiva: “Da qui a poco, solo i ciechi possono contestarlo, verrà un diluvio internazionale: la guerra mondiale batte alle porte della Civiltà occidentale” (9).

Nel marzo 1938, la Germania nazista si annesse l’Austria e, in seguito, i Sudeti. Analizzando gli avvenimenti, il prof. Plinio scrisse: “La guerra è una questione di giorni, ma fatalmente scoppierà” (10).

Infatti, essa non tardò. Il 1 settembre dell’anno seguente, il Führer ordinava l’invasione della Polonia. Due giorni dopo la Gran Bretagna e la Francia dichiaravano guerra all’invasore nazista. Il gioco delle alleanze trascinava poi nella voragine diversi altri paesi, tra cui l’Italia. Gli Stati Uniti entrarono in guerra nel 1941, dopo il bombardamento giapponese contro la base navale di Pearl Harbour.

Dopo sei anni di conflitto, ne risultò un mappamondo del tutto cambiato, scisso in due grandi blocchi. Da una parte il mondo comunista, guidato dall’URSS che aveva inglobato diversi paesi, specialmente dell’Est europeo, schiavizzandoli e segregandoli dal Mondo Libero con una “Cortina di Ferro”. Dall’altra parte il mondo non-comunista sotto la guida de facto degli Stati Uniti.

Il secondo periodo post-bellico: “il maggior naufragio della storia”

Come nel caso della Prima, anche nella Seconda Guerra mondiale, oltre alla catastrofica devastazione materiale, i danni maggiori furono subiti dai restanti valori della Civiltà Cristiana. Sotto l’influenza hollywoodiana, il mondo occidentale cominciò a cercare sfrenatamente il godimento dei piaceri della vita, specialmente quelli della sensualità. Era il trionfo del neopaganesimo.

Plinio Corrêa de Oliveira naturalmente insorse contro questa tendenza perché “la Chiesa ci insegna che questa Terra è un luogo di esilio, una valle di lacrime, un campo di battaglia, e non un luogo di delizie” (11).

L’esigenze d’una malintesa modernità imponeva modelli, criteri e costumi sempre più “democratici”, livellatori, “rilassati”. Ciò che restava di influenza tradizionale fu definitivamente sommerso dall’ondata di modernizzazione. Plinio Corrêa de Oliveira ovviamente cercò di contrastare questo corso degli avvenimenti. Per esempio, riferendosi alle mode maschili, egli scrisse nel 1954:

“Anche l’uomo si è trasformato. L’irruente vento della modernità gli ha portato via il cilindro ed il cappello di feltro, gli ha tagliato il baffo, un tempo opulento e dotato di punte alla Kaiser, gli ha ammorbidito il collo inamidato della camicia, gli ha amputato i pantaloni sotto il ginocchio, e del giudizioso cavaliere del 1900 ne ha fatto il ragazzotto del 1954. (…) Quest’immensa trasformazione nei costumi e nel tipo umano implica, ovviamente, una non minore modificazione dello stile di vita e dello stesso contenuto più intimo dell’anima umana. Ed in ciò consiste la sua portata” (12).

Questo progressivo crollo di tutto ciò che rappresentava ordine, tradizione e virtù fu qualificato dal pensatore cattolico come “il maggior naufragio della storia”:

“Per non dilungarci troppo, consideriamo soltanto i decenni che seguirono alla Seconda Guerra mondiale. In questo periodo sono occorsi innumerevoli cambiamenti, nel modo di pensare, di sentire, di vivere e di agire degli uomini. Considerati questi cambiamenti come un insieme – e scontate le eccezioni – è innegabile che si dirigono verso una situazione violentemente opposta a tutte le tradizioni spirituali e culturali che abbiamo ricevuto.

“Queste tradizioni sono ancora vive, però ad ogni momento qualche modifica le debilita. Logicamente, se nessuno si ergue in loro difesa, finiranno col perire. Quindi, la morte di queste tradizioni implica, secondo me, il maggior naufragio della storia” (13).

L’apogeo del comunismo

Commentando il panorama politico-ideologico dell’immediato dopoguerra, il 13 maggio 1945 il dott. Plinio scriverà: “Questa guerra è stata soprattutto una battaglia ideologica, in cui si è cercato di stringere l’opinione cattolica nella morsa di un terribile dilemma: o nazismo o comunismo. La Madonna, che ‘ha schiacciato tutte le eresie del mondo intero’, volle che nel mese di Maria si rompesse una delle due parti della tenaglia: il nazismo è morto. Ora dobbiamo chiederLe di spezzare anche l’altra, schiacciando il comunismo” (14).

Il grande nemico in questo periodo era chiaramente il comunismo, condannato dal Supremo Magistero della Chiesa come “intrinsecamente perverso” (Pio XI, enciclica Divini Redemptoris, N. 58). Negli anni successivi al conflitto mondiale, il comunismo ateo conquistò, a volte con le armi a volte con l’astuzia, un impero che fece impallidire quello dei Cesari romani. Nel 1976 così rifletteva il prof. Plinio: “In questo momento [il comunismo] si trova a un autentico apogeo. Prendendo in considerazione i territori e le popolazioni soggette a regimi comunisti, esso dispone d’un impero mondiale senza precedenti nella storia.

“Questo impero costituisce un fattore di continua insicurezza e disunione tra le principali nazioni non comuniste. Inoltre, i capi del comunismo tirano i fili che muovono, in tutto il mondo non comunista, i partiti dichiaratamente comunisti, e l’enorme rete di cripto-comunisti, di para-comunisti e di utili idioti, infiltrati non soltanto nei partiti non comunisti, socialisti e altri, ma anche nelle Chiese, nelle organizzazioni professionali e culturali, nelle banche, nella stampa, nella televisione, nella radio, nel cinema, ecc.

“E come se tutto questo non bastasse, il comunismo si serve in modo terribilmente efficace delle tecniche di conquista psicologica di cui parleremo più avanti. Per mezzo di queste, il comunismo sta riuscendo a ridurre in una condizione di torpore, causa di disimpegno e d’istupidimento, enormi settori della opinione pubblica non comunista. Queste tecniche permettono al comunismo di aspettarsi, su questo terreno, risultati per esso ancor più vantaggiosi e sconcertanti per gli osservatori che analizzano i fatti dall’esterno.

“L’inerzia, quando non l’ostentata e sostanziale collaborazione con il comunismo – così potente – di tanti governi borghesi dell’Occidente, configura un terribile quadro d’insieme di fronte al quale vive il mondo attuale.

“Stando così le cose, se il corso del processo rivoluzionario continua a svolgersi come si è svolto fino a questo punto, è umanamente inevitabile che il trionfo generale del comunismo finisca per imporsi al mondo intero” (15).

Si compiva così in modo drammatico la profezia della Madonna secondo la quale “la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa e martirizzando i buoni”.

Fine del comunismo o metamorfosi?

A questo punto si potrebbe fare un’obiezione: ma la Russia non si sarebbe già convertita con la Perestrojka di Gorbachov? Questi non sarebbe stato l’alfiere della conversione prevista dalla Madonna a Fatima? Il comunismo non cadde con il Muro di Berlino nel 1989?

Niente affatto. La Perestroika non fu che un traguardo nel lungo processo di metamorfosi del comunismo. Già alla fine degli anni Quaranta ai massimi dirigenti della Rivoluzione parve chiaro che il comunismo di stampo sovietico non aveva possibilità di imporsi in Occidente. Cominciò allora la lunga serie di manovre politiche e di piroette propagandistiche miranti a presentare un nuovo tipo di “comunismo dal volto umano”, antesignano, per certi versi, di ciò che sarà il post-comunismo odierno.

Sempre attento alla marcia della Rivoluzione, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira ha, a suo tempo, puntualmente smascherato ognuno di questi modelli, in alcuni casi prevedendoli anche con anni d’anticipo. Non è questa la sede per trattare a fondo l’argomento (****).

Concretamente, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira previde il crollo del comunismo sovietico già nel 1976: “Come è ben noto, né Marx, né la generalità dei suoi più famosi seguaci, tanto ‘ortodossi’ quanto ‘eterodossi’, hanno visto nella dittatura del proletariato la mossa finale del processo rivoluzionario. Secondo loro, essa è soltanto l’aspetto più compiuto, dinamico, della Rivoluzione universale. E, nella mitologia evoluzionista insita nel pensiero di Marx e dei suoi seguaci, così come l’evoluzione si svolgerà all’infinito con il passare dei secoli, così anche la Rivoluzione non avrà termine. Dalla I Rivoluzione [il protestantesimo] ne sono già nate altre due [francese e comunista]. La terza, a sua volta, ne genererà un’altra. E così via…

“È impossibile prevedere, nella prospettiva marxista, come saranno la ventesima o la cinquantesima Rivoluzione. Però non è impossibile prevedere come sarà la IV Rivoluzione. Questa previsione l’hanno già fatta gli stessi marxisti.

“Essa dovrà essere il crollo della dittatura del proletariato in conseguenza di una nuova crisi, per cui lo Stato ipertrofizzato sarà vittima della sua stessa ipertrofia; e scomparirà, dando origine a uno stato di cose scientista e cooperativista, in cui – dicono i comunisti – l’uomo avrà raggiunto un grado di libertà, di uguaglianza e di fraternità fino a ora inimmaginabile” (16).

Nel 1992, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira aggiunse al suo libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione alcuni commenti per aggiornare il quadro politico di allora. Ne riportiamo un brano riguardo le trasformazioni nell’ex-URSS: “Al tramonto dell’anno 1989, ai massimi dirigenti del comunismo internazionale parve, infine, giunto il momento di fare un’enorme mossa, la maggiore nella storia del comunismo. Sarebbe consistita nell’abbattere la Cortina di Ferro e il Muro di Berlino, il che, producendo i propri effetti in modo simultaneo all’esecuzione dei programmi ‘liberaleggianti’ della Glasnost (1985) e della Perestrojka (1986), avrebbe accelerato l’apparente smantellamento della III Rivoluzione (quella comunista) nel mondo sovietico.

“A sua volta, lo smantellamento avrebbe attirato sul suo sommo promotore ed esecutore, Mikhail Gorbachov, la simpatica carica di enfasi e la fiducia senza riserve delle potenze economiche occidentali e di molti tra i poteri economici privati del Primo Mondo.

“A partire da ciò, il Cremlino avrebbe potuto attendere un flusso meraviglioso di risorse finanziarie per le sue casse vuote. Queste speranze sono state ampiamente confermate dai fatti, dando a Gorbachov e alla sua équipe la possibilità di continuare a galleggiare, con in mano il timone, sul mare di miseria, d’indolenza e d’inazione, di fronte a cui l’infelice popolazione russa, soggetta fino a poco fa dal capitalismo di Stato integrale, si sta comportando fino a questo momento con una passività sconcertante. Si tratta d’una passività favorevole alla generalizzazione del marasma, del caos e, forse, al concretizzarsi di una crisi conflittuale interna suscettibile, a sua volta, di degenerare in una guerra civile o mondiale. (…)

“In questo quadro hanno fatto irruzione gli avvenimenti sensazionali e brumosi dell’agosto del 1991, i quali hanno avuto come protagonisti Gorbachov, Yeltsin e altri coautori di questa mossa, che hanno aperto la strada alla trasformazione dell’URSS in una debole confederazione di Stati e poi al suo smantellamento.

“Non è possibile dubitare che [la Perestrojka] sia una sofisticazione del comunismo, dal momento che lo confessa il suo stesso autore nel saggio propagandistico ‘Perestrojka: il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo’ (trad. it., Mondadori, Milano 1987, p. 37): ‘Lo scopo di questa riforma è assicurare la transizione da una direzione eccessivamente centralizzata, e basata sugli ordini, a una direzione democratica, basata su una combinazione tra il centralismo democratico e l’autogestione’. Autogestione che, per altro, era ‘l’obiettivo supremo dello Stato sovietico’, come stabiliva la stessa Costituzione dell’ex-URSS nel suo Preambolo” (17).

La Rivoluzione culturale

Sulla scia di questa falsa impressione della morte del comunismo, un altro quesito potrebbe sorgere. Nel periodo della Guerra Fredda si intendeva come trionfo del comunismo – gli “errori della Russia” – l’invasione sovietica di un paese libero, oppure la presa del potere da parte del Partito Comunista, con la conseguente instaurazione d’una dittatura del proletariato. Adesso che l’URSS non c’è più, come si realizzerebbe questo trionfo?

Come abbiamo visto sopra, la metamorfosi comunista è stata un cambiamento di tattica per arrivare meglio al bersaglio, cioè alla liquidazione della Civiltà Cristiana. Abbandonata la forza bruta, questa liquidazione procede con l’infiltrazione pacifica e sorniona dei princìpi rivoluzionari in Occidente, minando i costumi e producendo la completa disgregazione morale attraverso la

Rivoluzione Culturale.

Eccone alcuni elementi:

I. L’amore libero penetra progressivamente nelle famiglie, distruggendo i sacri vincoli del matrimonio e della fedeltà coniugale:
● legalizzazione del divorzi
● diffusione del concubinato;

● rapporti prematrimoniali;

● liberazione sessuale con i metodi contraccettivi;

● legalizzazione dell’aborto;

● sterilizzazione di uomini e donne;

● fecondazione in vitro, uteri in affitto;

● omossessualità dilagante, legalizzazione del “matrimonio” omossessuale;

● mode che promuovono il nudismo;

● proliferazione della pornografia;

● educazione sessuale nelle scuole.

II. L’ugualitarismo penetra progressivamente nella società, distruggendo le legittime gerarchie:

● leggi socialiste e tasse sempre più elevate che corrodono il diritto di proprietà;
● riforme strutturali d’inspirazione socialista;

● centralizzazione del potere finanziario con la formazione di gigantesche aziende anonime a scapito dell’iniziativa privata;

● centralizzazione del potere politico, con la soppressione delle legittime differenze regionali e nazionali;

● mode unisex;

● uguaglianza tra genitori e figli, professori e allievi, padroni e impiegati, e via dicendo;

● ingegneria genetica e clonazione.

III. Distruzione totale di ciò che resta della Civiltà Cristiana:

● proliferazione del traffico e del consumo di droghe;

● discoteche sempre più infrequentabili;

● eutanasia;

● crisi nella Chiesa;

● proliferazione di culti esoterici, stregoneria e satanismo;

● una TV sempre più immorale e violenta.

La prospettiva del castigo

A questo punto ci si chiede: siamo giunti alla fine? Come giudicava il prof. Plinio Corrêa de Oliveira questo abisso di peccati, alla luce di Fatima? Quali prospettive intravedeva per il mondo?

Anzitutto, egli faceva pieno affidamento sulle parole della Madonna. Se la maggior parte delle profezie si sono già avverate, non c’è motivo di non sperare nel compimento delle altre: “Si svolgeranno gli avvenimenti previsti a Fatima, e fino a questo momento non ancora realizzati? È la domanda che si fa l’umanità contemporanea. In via di principio, non vi è possibilità di dubbio. Perché il fatto che una parte della profezie si sia già realizzata con impressionante precisione prova il loro carattere soprannaturale. E, provato questo carattere, non è possibile mettere in dubbio che il messaggio celeste si realizzi completamente” (18).

In concreto, due profezie debbono ancora realizzarsi:

il supremo castigo per i peccati dell’umanità
– il trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria

“Se gli uomini non si emenderanno – ammoniva Giacinta di Fatima – la Madonna invierà al mondo un castigo quale non si vide mai. (…) Bisogna far penitenza. Se non si emendano verrà il castigo” (19).

A questo proposito commentava il prof. Plinio: “Alla Cova da Iria, la Madonna ha indicato due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi, con cui ci minacciava. Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la divulgazione della pratica della comunione riparatrice dei primi cinque sabati del mese. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio.

“E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento di indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossismo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi” (20).

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria

Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira guardava però al futuro con la certezza fiduciosa del grande intervento di Dio nella storia ed il conseguente trionfo del Cuore Immacolato di Maria: “È bene che, al termine di queste riflessioni, il nostro spirito indugi nella considerazione delle prospettive ultime del messaggio di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: “Infine, il mio Cuore Immacolato Trionferà”. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante” (21).

Questa promessa riguarda il ristabilimento dell’ordine cattolico nel mondo, il risorgere della Cristianità. Quando avverrà? Il futuro appartiene a Dio. Ma la grande certezza che illuminò la lunga vita di Plinio Corrêa de Oliveira fu proprio quella della vittoria finale del Cuore Immacolato di Maria.

Le parole conclusive dell’ultima conferenza pubblica che egli tenne il 19 agosto 1995, già molto indebolito dalla malattia, suonano come un vaticinio: “Tutto si è spezzato, tutto è crollato, tutto è ridotto a niente. Soltanto una cosa resta in piede: la Madonna vincerà! Dopo questa conferenza, che cosa accadrà? Come si svolgeranno gli avvenimenti? Io non lo so. D’una cosa però ho la certezza assoluta. Fra ‘x’ anni, siano essi cinque o cinquanta, lorsignori potranno dire: la Madonna infatti trionfò!”

Fu con questa certezza nell’animo che egli chiuse gli occhi alla luce del mondo il 3 ottobre 1995, confortato dai sacramenti della Chiesa e avendo ricevuto l’apostolica benedizione.

Non vi è migliore epitaffio per questo autentico crociato del secolo XX, che le parole che egli stesso scrisse come chiusura del suo saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione: “In mezzo a questo caos, solo qualcosa non cambierà. È, nel mio cuore e sulle mie labbra, come in quello di quanti vivono e pensano in sintonia con me, la preghiera:

Ad te levavi oculos meos qui habitas in coelis.

“Ecce sicut oculi servorum in manibus dominorum suorum,
“Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae: ita oculi nostri ad Dominam Matrem nostram, donec misereatur nostri”.

(Alzo i miei occhi a te, che abiti nei Cieli. Così come gli occhi dei servi sono fissi sulle mani dei loro signori e gli occhi della schiava sulle mani della sua signora, altrettanto i nostri occhi sono fissi sulla Signora, Madre nostra, finché abbia misericordia di noi. Ps. 122, 1-2).

Alzo i miei occhi a te, che abiti nei Cieli. Così come gli occhi dei servi sono fissi sulle mani dei loro signori e gli occhi della schiava sulle mani della sua signora, altrettanto i nostri occhi sono fissi sulla Signora, Madre nostra, finché abbia misericordia di noi. Ps. 122, 1-2).

“È l’affermazione dell’immutabile fiducia dell’anima cattolica, in ginocchio, ma incrollabile, in mezzo alla convulsione generale.

“Incrollabile con tutta la forza di quanti, in mezzo alla burrasca, e con una forza d’animo maggiore di questa, continuano ad affermare dal più profondo del cuore: Credo in Unam, Sanctam, Catholicam et Apostolicam Ecclesiam, contro la quale, secondo la promessa fatta a Pietro, le porte dell’inferno non prevarranno”.

Note:

(1) P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Roma, Luci sull’Est, 1998, p. 81.

(2) Id., “A dynamite di Christo”, in O Legionário, n. 321, 5-11-1938.
(3) Id., “Il cuore del saggio sta dove c’è tristezza”, in Catolicismo, n. 85, gennaio 1958.
(4) Id. in O Legionário, 13-05-1945.
(5) Cfr. Antonio Borelli, Fatima, messaggio di tragedia o di speranza?, Roma, Luci sull’Est, 1996, pp. 40-42.
(6) P. Corrêa de Oliveira, “Fatima: una visione d’insieme”, in Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira, luglio 1997.
(7) Id., in O Legionário, 13-05-1945.
(8) Id, ibid.
(9) Id., “Unità nazionale”, in O Legionário, n. 219, 22-11-1936.
(10) Id. in O Legionário, 18-09-1938.
(11) Id., in Folha de S. Paulo, 29-07-1980.
(12) Id., “Dame e cavalieri del 1900, sportsmen del 1954”, in Catolicismo, n. 43, luglio 1954.
(13) Id., in Folha de S. Paulo, 20-03-1969.
(14) Id., “Regina Pacis”, in O Legionário, n. 666, 13-05-1945.
(15) Id., Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, pp. 137-138.
(16) Id., ibid., p. 154.
(17) Id., ibid., pp. 164-166.
(18) Id., “Fatima: una visione d’insieme”, p. 5.
(19) Tonio Borelli, Fatima, messaggio di tragedia o di speranza?, pp. 58-59.
(20) P. Corrêa de Oliveira, “Fatima: una visione d’insieme”.
(21) Id., ibid.
(*) “Vienna – scriveva Plinio Corrêa de Oliveira nel 1941 – dev’essere la capitale di un grande Impero germanico o di una bipolare monarchia austro-ungarica. Qualunque cosa che non sia questo costituisce un irreparabile danno per l’influenza cattolica nell’area danubiana” (Plinio Corrêa de Oliveira, “7 dias em revista”, in O Legionário, n. 570, 11-07-1943).
(**) Americanismo, bisogna dirlo, molto lontano e anzi agli antipodi dell’autentico e tradizionale spirito americano. Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, Nobilty and analogous traditional élites, Hamilton Press, 1993, 532 pp. Apendice 1, The United States: an aristocratic nation within a democratic State. Cfr. anche Leone XIII, Longinqua Oceani, Lettera ai vescovi americani, 1895; e Testem Benevolentiae, Lettera al cardinale James Gibbons, 1899.

(***) In dichiarazioni del febbraio 1946, suor Lucia confermò di avere sentito la Madonna pronunciare il nome di Pio XI, non sapendo allora se si trattava di un Papa o di un re. Per suor Lucia non presenta nessuna difficoltà il fatto che di solito si intenda che la guerra è cominciata soltanto sotto il pontificato di Pio XII. Ella fa notare che l’anessione dell’Austria costituisce un’autentica premessa della conflagrazione.

(****) Cfr. “Plinio Corrêa de Oliveira e le metamorfosi del comunismo”, in Tradizione Famiglia Proprietà, dicembre 1998, pp. 13-15.

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1929: previsione avverata

“Caro mio,

“Mi si accentua ogni volta di più l’impressione che siamo alle soglie di un’epoca piena di sofferenze e di lotte. Da tutte le parti, la sofferenza della Chiesa si fa più intensa, e la battaglia si avvicina sempre di più. Ho l’impressione che le nuvole nell’orizzonte politico si stiano abbassando. Non tarderà la tempesta, che dovrà avere una guerra mondiale come sola prefazione. Ma questa guerra spargerà in tutto il mondo tanta confusione, che le rivoluzioni sorgeranno ovunque, e la putrefazione del triste secolo XX raggiungerà il suo apogeo.

A quel punto, allora, sorgeranno le forze del male che, simili ai vermi, appariranno nel momento in cui la putrefazione culminerà. Tutto il ‘bas-fond’ della società verrà a galla, e la Chiesa sarà perseguitata dappertutto. Però ‘et ego dico tibi quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus Eam!’ (“Ed io dico a te, che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno mai prevarranno contro di lei” – Matt. 16, 18).

“Di conseguenza, o avremo ‘un nouveau Moyen Age’ oppure avremo la fine del mondo.

“Ecco il nostro compito principale: prepararci per il combattimento, e preparare la Chiesa, come il marinaio che allestisce la nave prima della tempesta”.

(Plinio Corrêa de Oliveira, lettera ad un amico, 1929)

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“Se analizziamo oggi la vita interna delle nazioni, notiamo uno stato di agitazione, di disordine, di sfrenatezza degli appetiti e delle ambizioni, di sovversione di tutti i valori che ci spinge verso il caos”.

“Nessun statista contemporaneo ha saputo presentare un rimedio che sbarrasse il passo a questo morboso processo universale”.

“Lo fece invece la Madonna a Fatima, nel 1917, aprendo gli occhi agli uomini sulla gravità di questa situazione e indicando loro i mezzi necessari per evitare la catastrofe. È proprio la storia della nostra epoca e, ancor più, il suo futuro che viene analizzato a Fatima dalla Madre di Dio”.

“Se è vero che il grande Sant’Agostino annunciò la caduta dell’Impero Romano di Occidente, che San Vincenzo Ferreri previde il tramonto del Medioevo, che San Luigi Grignon di Monfort profetizzò la Rivoluzione francese del 1789, al nostro secolo spettò la miglior parte: nell’imminenza dell’epilogo della crisi universale, la Santissima Vergine stessa venne per rivolgere la parola agli uomini”.
“Ella, nel contempo, spiegò i motivi della crisi, ne indicò il rimedio e profetizzò la catastrofe nel caso gli uomini non Le avessero dato ascolto”.
Plinio Corrêa de Oliveira (Catolicismo, n. 499, luglio 1992)