Ecco perché cinque anni fa ho lasciato il lavoro per Planned Parenthood

Abby_JohnsonDal sito Novae Terrae 14 ottobre 2014

Vi riportiamo la testimonianza di Abby Johnson, che ci ricorda l’importanza della lotta per la verità nella misericordia e nel perdono nei confronti dei fratelli.

Ogni giorno percorrevo la stessa strada verso casa dalla sede del Planned Parenthood dove lavoravo. Gli agenti che tenevano i corsi di sicurezza una volta all’anno ci raccomandavano di cambiare il percorso verso casa, ci mettevano in guardia dai “pericolosi” attivisti pro-vita fuori dall’edificio. Già.

“Non fate sempre lo stesso percorso, cambiate strada. Non si può mai sapere, uno di loro potrebbe seguirvi.” Ma io non temevo gli attivisti pro-vita. Li conoscevo. Loro mi conoscevano. Mi offrivano sempre aiuto e sembravano preoccuparsi davvero per me. Non capivo. Era praticamente impossibile odiare persone così gentili, sebbene i miei supervisori mi dicessero di odiarli.

Il 26 settembre ho visto una cosa che mi ha scosso nel profondo. Ho visto un bambino di 13 settimane morire per aborto. L’ho visto lottare per la propria vita. Era davanti ai miei occhi, nel monitor ad ultrasuoni. Mi sentivo pietrificata, scioccata, inorridita e, sinceramente, stupida. Come ho potuto credere alle menzogne di quella organizzazione? Come ho potuto crederci per otto anni?

Il 4 ottobre ero seduta in salotto con in braccio mia figlia. Avevo il fegato di ammettere che mi ero sbagliata per così tanto tempo? Avevo il coraggio di ammettere che ero una bugiarda? Odio i bugiardi, e mi sono resa conto di essere la più grande bugiarda che avessi mai conosciuto. Potevo abbandonare i miei amici? Potevo rinunciare al mio cospicuo salario e alla promessa di sostegno?

Quella domenica pomeriggio non lo sapevo ancora. Non volevo abbandonare niente. Non volevo trovarmi in una posizione scomoda. Ma non potevo giustificare quello che avevo visto. Sapevo di non poter motivare razionalmente il mio comportamento, la mia vita.

Per diversi anni mi sono posta la domanda: “Quando morirò, andrò in paradiso o all’inferno?”. Mi ripetevo che sarei andata all’inferno per la mia partecipazione attiva e fiera a favore dell’aborto. E in qualche modo mi ero persino convinta che fosse giusto, che ero disposta a trascorrere l’eternità all’inferno pur di promuovere l’aborto.

Tuttavia il 5 ottobre mi sono seduta in ufficio e mi sono posta la stessa domanda. Questa volta la risposta era diversa. No, non ero disposta a passare l’eternità all’inferno, per permettere alle donne di portare via la vita ai propri figli. No, non sarei più stata una complice di questa brutalità. Ma dove potevo andare? Gli attivisti pro-vita mi avrebbero accettata? Hanno sempre detto di sì, ma potevo crederci? Come potevano accettarmi conoscendo il mio passato? Come potevano perdonarmi, visto come li ho trattati per anni? Non sapevo quale sarebbe stata la loro reazione, ma sapevo che dovevo provare.

Quindi sono uscita e ho voltato a sinistra anziché a destra. Sono andata nei loro uffici. Mi sono fatta coraggio. Ho ammesso che mi ero sbagliata, enormemente sbagliata. E mi hanno perdonato. Non hanno voluto che elencassi le colpe del passato. Non hanno voluto vedermi strisciare e chiedere perdono. Mi hanno semplicemente perdonato.

Dopo che la mia storia ha fatto il giro del Paese, una giornalista mi ha chiamato e ha chiesto di poter parlare con uno dei membri dell’ufficio pro-vita al quale mi ero rivolta. Voleva lo scoop. Ero una persona terribile quando lavoravo per il Planned Parenthood? Quali azioni orribili avevo commesso nei loro confronti?

Ero in attesa di vedere i miei imbarazzanti panni sporchi mostrati in pubblica piazza. Ecco invece cosa ha detto questa persona: “Non conosco più quella persona. Abby è una nuova creatura in Cristo, è questa la Abby di cui voglio parlare”.

Non avevo mai conosciuto un amore simile da parte di un amico. Ed ecco che l’avevo ricevuto da una donna che avevo conosciuto solo tre settimane prima, una donna che avevo insultato e offeso, una donna che aveva visto la parte peggiore di me. Quella donna mi aveva donato il perdono. Un perdono che non meritavo. E invece eccolo lì, senza limiti. Spesso ripenso a quei momenti e penso che quel gesto sia la cosa più simile al perdono di Cristo che io abbia mai sperimentato. Potevo ricominciare da zero.

Puoi amare le persone nella verità? Assolutamente sì. La domanda giusta è: sei disposto a farlo? Sei disposto ad andare oltre il peccato e ammirare la creazione di Dio? Sei disposto ad aprire le braccia con misericordia ed amore e non con rabbia e condanna? Sei disposto a conoscere le persone così come sono adesso e prenderti cura di loro a prescindere da come vorresti che fossero? Possiamo provare ad amare come ama Dio?

Mi viene sempre da ridere quando dico alla gente quanti lavoratori delle cliniche abortiste hanno lasciato il posto di lavoro seguendo il mio esempio, “e poi… non ne rimase nessuno”. La gente rimane scioccata. Non riescono a credere che negli ultimi due anni sono venute da noi 128 persone. Chi poteva immaginare che queste persone potessero cambiare idea? Preghiamo perché accada, e quando accade, siamo sorpresi.

Queste persone lasciano le cliniche abortiste perché sono finalmente in grado di vedere che c’è qualcuno disposto ad aiutarle. Non se ne vanno perché la gente li definisce “killer di bambini”. E di certo non se ne vanno perché la gente dice che “bruceranno all’inferno”. Se ne vanno perché noi possiamo aiutarle e prenderci cura di loro. Se ne vanno perché vogliono qualcosa di meglio. Se ne vanno perché si rendono conto che vogliamo prenderci cura di loro.

Dobbiamo sempre ricordare che queste persone non sono nemiche. Gli abortisti non sono nostri nemici. Il nostro nemico è il peccato. Non importa quanto siano scortesi nei nostri confronti o quanto ci ignorino, quante volte ci dicano “trovatevi un lavoro” o cose simili. Un giorno se ne andranno. Ma questo può accadere solo se noi ci comportiamo nei loro confronti come farebbe Cristo. Non dobbiamo fare prediche. Una volta qualcuno mi ha detto: “Dio è un gentiluomo”. Dio non si impone, enon dobbiamo farlo nemmeno noi.

Pregate. Siate gentili. Amateli. Se pensate di non poterli amare, loro saranno sempre lontani da voi. L’unica cosa che può convincere un lavoratore di questo settore a non cambiare idea è un attivista pro-vita che lo condanna. E se fossi tu il motivo per cui una persona volta a sinistra anziché a destra? È possibile. Ogni giorno ringrazio Dio per quelle persone che mi hanno fatto “cambiare strada”.

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