La ricerca scientifica sugli embrioni è un affare

embrioni

Abstract: La ricerca scientifica sugli embrioni è un affare Dietro al paravento della ricerca scientifica “per il bene dell’umanità” si nascondono i soliti interessi economici.  La verità è che dietro l’uso degli embrioni si muove un mercato dai profitti inimmaginabili, attuali e promessi. Una vergogna  che spesso l’opinione pubblica ignora

Articolo pubblicato su Il Timone di giugno 2004

Il business dell’embrione

Dietro al paravento della ricerca scientifica “per il bene dell’umanità” si nascondono i soliti interessi economici. Un vergognoso mercato dell’embrione che spesso l’opinione pubblica ignora.

di Riccardo Cascioli

Dietro al paravento della ricerca scientifica “per il bene dell’umanità” si nascondono i soliti interessi economici. Un vergognoso mercato dell’embrione che spesso l’opinione pubblica ignora. Una battaglia in nome della libertà e dell’autonomia della scienza? Un dovere per dare speranza ai tanti malati di malattie oggi incurabili? Ma per favore, non scherziamo: la verità è che dietro l’uso degli embrioni si muove un mercato dai profitti inimmaginabili, attuali e promessi.

Il professor Angelo Vescovi, direttore dell’Istituto di Ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele di Milano, lo ha denunciato pochi mesi fa riferendosi alla ricerca sulle cellule staminali embrionali: «Ci sono in gioco fortissimi interessi economici, grandi multinazionali che spingono perché nei laboratori si possa procedere liberamente nella direzione della ricerca sulle staminali embrionali. Il business delle linee staminali embrionali si sta sviluppando soprattutto in Gran Bretagna e nei Paesi in cui questi esperimenti sono permessi».

Basta vedere la battaglia scatenatasi per l’approvazione in ambito di Unione Europea del VI Programma quadro per la ricerca (2002-2006): il 60-70% dei progetti interessati al finanziamento europeo – secondo quanto riferito dal vice-ministro italiano dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica, Guido Possa – riguardano proprio la ricerca sugli embrioni. Valore: 8-10 miliardi di euro. Se consideriamo che stiamo parlando soltanto dell’Europa e soltanto dei fondi pubblici comunitari, possiamo intuire che vorticoso giro economico ci sia dietro alla ricerca sull’embrione. “La corsa all’oro del XXI secolo si chiama brevettazione delle scoperte genetiche”, disse qualche anno fa il neurologo e scrittore Guglielmo Brayda. Non sono neanche immaginabili, infatti, i guadagni dei primi laboratori che riusciranno a produrre “pezzi di ricambio” per i vari organi umani.

Quando CloneAid – il laboratorio legato alla setta dei Raeliani – ha annunciato  nel dicembre 2002 l’avvenuta clonazione (peraltro mai provata) di un essere umano ha visto schizzare i suoi profitti alle stelle. CloneAid infatti già offre da anni i “servizi” di vendita di ovuli umani (5mila $), di “banca delle cellule” (50mila $) e di clonazione di bambini (200mila dollari). Sono almeno qualche centinaio le persone già in lista d’attesa, con guadagni solo per CloneAid  stimati in almeno 50 milioni di dollari.

Ma il mercato dell’embrione non si limita alla ricerca sulle cellule staminali e ai fantasmagorici possibili guadagni futuri; al contrario esiste un fiorentissimo commercio legato soprattutto al desiderio di figli di chi non può averli naturalmente. Casi che hanno fatto parlare molto sono ad esempio quelli degli “uteri in affitto”, con annessi “viaggi della speranza” in alcuni stati americani dove la pratica è ammessa. Grande scalpore suscitò nel 2000 il caso della coppia italiana che spedì (per corriere) cinque embrioni negli Usa per essere impiantati nell’utero di una donna, che poi ha dato alla luce una coppia di gemelli, ovviamente riportati in Italia. Costo dell’operazione: 150mila euro, di cui 25mila quale compenso per la donna che ha prestato il suo utero.

Meno clamoroso, ma ormai molto comune invece, l’uso degli embrioni per la fecondazione in vitro. Con un importante risvolto: un famoso ricercatore britannico, Robert Winston, ha ammesso che la tecnica della fecondazione artificiale – proprio per i guadagni che permette – viene applicata ormai anche a donne che, con altre terapie, potrebbero concepire naturalmente. Proprio in Gran Bretagna un trattamento per la fecondazione artificiale costa almeno 3mila euro, con il risultato – dice Winston – che nessun dottore ha più interesse a curare l’infertilità.

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