I fiori del male

HimmlerIl Foglio 3 febbraio 2014

Giulio Meotti

“Sei un ebreo?”, chiede Heinrich Himmler a un prigioniero durante una visita nel fronte orientale del 1941. “Sì”. “Entrambi i genitori sono ebrei?”. “Sì”, continua il ragazzo. “Hai antenati che non fossero ebrei?”. “No”. “Allora non posso aiutarti”. Il giovane viene fucilato sotto gli occhi del gerarca nazista. Questo era Heinrich Himmler.

Di Hitler si dice che fosse “magnetico”. Di Göring che fosse un valoroso pilota. Di Goebbels che fosse un demagogo straordinario. Di Heydrich che fosse un provetto schermidore, un eccellente pilota e un ottimo musicista. Nessuno è mai riuscito a trovare niente di speciale in Himmler, non un solo momento di carisma e umanità in tutta la sua esistenza.

Fra i grandi capi nazisti è il più efferato e il più anonimo. L’uomo che vanta un curriculum di delitti senza precedenti non mostra segni caratteristici. Basso, flaccido, calvo, grassoccio, occhi acquosi, mento sfuggente, stretta di mano molle, Himmler era uno come tanti, monotono e pedante. Solo che il suo ufficio era il comando delle SS e della polizia nazista, il suo compito realizzare il più spaventoso massacro della storia.

I suoi lineamenti sono talmente banali che nel maggio del 1945 non viene identificato dai sovietici che lo fanno prigioniero e dagli inglesi che lo prendono in custodia. Non si è nemmeno camuffato: a Himmler è bastato togliersi i pince-nez. Senza quelli, non è più lui. Come in una gag, Himmler era i suoi occhiali. Dietro non c’è nulla. Fino a oggi.

“Vado ad Auschwitz. Baci, il tuo Heini”, scrive Himmler alla moglie Margaret. E ancora: “Nei prossimi giorni sarò a Lublino, Zamosch, Auschwitz, Lemberg e poi nella nuova sede. Sono curioso di vedere se e come funzionerà il telefono. Saluti e baci! Il tuo Pappi”. Pochi giorni dopo parte per un sopralluogo di due giorni ad Auschwitz per vedere con i suoi occhi che cosa accade a un trasporto di ebrei sottoposti all’azione del pesticida Zyklon B. I cadaveri gonfi che si colorano di blu, i forni crematori. Himmler dà il via libera alla distruzione su vasta scala del popolo ebraico.

Queste sono soltanto due delle straordinarie lettere ritrovate in Israele e pubblicate in questi giorni dal quotidiano tedesco Die Welt. Documenti, corrispondenza e fotografie dell’architetto dell’Olocausto. Leggendo queste lettere, vedendo queste immagini, i giornali hanno sottolineato la “normalità” del boia del Terzo Reich, il capo delle SS, del programma eutanasia e dell’annientamento del popolo ebraico.

Le lettere ci rivelano un Himmler attento alle spese personali, che vive senza lussi, a differenza di quasi tutti gli altri gerarchi, specie Göring. Dalle lettere ne esce un Himmler “sobrio esecutore di una visione del mondo”, come dice lo storico Michael Wildt. Ai suoi occhi l’omicidio di massa era un passo necessario per compiere la missione del Terzo Reich. “Sarò in un centro di esecuzioni per testare nuovi e interessanti metodi di fucilazione”, scrive il gerarca alla moglie. Come commenta lo Spiegel, “Himmler non aveva nulla di banale, era intelligente, possedeva una energia radiante, e una fantasia capace di attuare l’ideologia del nazionalsocialismo in azione”.

Le lettere confermano che Himmler non era un mostro, non aveva nulla di demoniaco, né di sadico, non traeva piacere nella sofferenza altrui (si sentì spesso male di fronte alle carneficine). Aveva una missione, invece, e una ideologia ben precisa. Pagana, salutista, eugenetica, ecologista, darwiniana, ultra moderna e iper illuministica.

Queste ultime scoperte ci parlano di un uomo che concepiva se stesso, nelle parole di Joachim Fest, “non come un assassino, ma come un patrono della scienza”. E fu proprio quella moglie, l’infermiera Margaret, appassionata di omeopatia e mesmerismo, a introdurlo alla scienza del biologico. Una fotografia li ritrae a raccogliere erbe mediche sul lago di Tegernsee, dove la moglie e la figlia Gudrun lo aspettavano. Era il giugno 1941. Questo materiale incredibile si trova a Tel Aviv, in un caveau di proprietà della regista Vanessa Lapa, che ha realizzato un documentario su Himmler la cui proiezione in anteprima è in programma alla prossima Berlinale.

Emerge l’Himmler pioniere dell’alimentazione biologica e della battaglia contro il “Gm Food”, il cibo geneticamente modificato, da combattere a favore di una “agricoltura in accordo con le leggi della vita”. “L’artificiale è ovunque”, scriveva Himmler. “Ovunque c’è cibo adulterato, pieno di ingredienti che lo rendono longevo e più bello”.

Himmler era un avido lettore di Max Bircher-Benner e Ragnar Berg, i due principali sostenitori del cibo biologico, il primo addirittura inventore del famoso Muesli. Himmler si distinse come uno zelota della lotta agli additivi, ai conservanti, ai coloranti, e vietò l’uso dello zucchero bianco raffinato e del miele artificiale. Grande sostenitore dei rimedi naturali, il capo delle SS fu anche un acerrimo nemico della vivisezione e promosse campagne per la tutela dell’ambiente e di specie sotto minaccia di estinzione, come la balena. Secondo Himmler, si doveva bandire la vivisezione con l’obiettivo di “risvegliare e rafforzare lo spirito di compassione in quanto uno dei più alti valori morali del popolo tedesco”. Un Himmler orgoglioso di definire questo popolo “l’unico al mondo ad avere un’attitudine decente verso gli animali”.

Il più zelante assassino di bambini della storia scrisse persino un libro di fiabe, in cui i topi scovati nelle case dei tedeschi non vengono uccisi, ma portati in tribunale per essere processati, “trattati con umanità”. Su volontà di Himmler furono approvate direttive per il trasporto degli animali, furono ospitate a Berlino conferenze internazionali sulla protezione degli animali e promulgata una regolamentazione della macellazione dei pesci e di altri animali a sangue freddo.

Una volta Himmler chiese al suo medico, noto cacciatore: “Come puoi, tu, dottor Kersten, gioire sparando, da un riparo, a delle creature indifese, che vagano per la foresta, incapaci di proteggere se stesse e prive di ogni sospetto? E’ un vero delitto. La natura è tremendamente bella e ogni animale ha il diritto di vivere”. Intanto gli ascari di Himmler inseguivano e abbattevano gli ebrei nelle foreste della Polonia e dell’Ucraina.

Un saggio di due ricercatori americani, Arnold Arluke della Northeastern University di Boston e Boria Sax della Pace University di New York, è arrivato addirittura alla conclusione che “l’Olocausto è stato causato dalla paura della contaminazione genetica del popolo tedesco che i nazisti consideravano unico anche per il suo rapporto privilegiato e simpatetico con gli animali”. Himmler decise anche di bandire la macellazione rituale ebraica che non permette di anestetizzare la bestia. Stigmatizzava la tradizione kasher perché si poneva “contro la raffinata sensibilità della società tedesca” e addirittura come “una sofferenza inutile”.

Salutista, Himmler aveva in odio il tabacco, che definiva “una masturbazione polmonare”. Il Reichsführer che incitava i suoi soldati a non avere pietà di una colonna di donne e bambini da fucilare, bandì il fumo non soltanto fra le sue SS, ma anche in molti luoghi di lavoro, negli uffici governativi, negli ospedali e sui treni e autobus delle città. Nessuno fumava mai in presenza del sovrano dei campi di concentramento.

Himmler raccomandava colazioni a base di porri crudi e acqua minerale, e dedicò parte della sua attività al “problema delle patate lesse”, finanziando persino delle ricerche sul tema. Emerge anche una passione per i bagni nel fieno d’avena. Himmler aveva messo a punto anche uno speciale menu da sottoporre al popolo tedesco: il caffè del mattino era sostituito da latte e poltiglia di cereali; a tavola, al posto di vino o birra, si doveva bere acqua minerale; i pasti erano da calcolare minuziosamente sui computi delle vitamine e delle calorie prescritte dagli eugenisti a lui vicini. Himmler amava i cerbiatti e definiva la caccia “un delitto a sangue freddo contro esseri innocenti”. E’ la stessa persona che sponsorizza nei campi di sterminio i medici criminali e gli esperimenti sulle cavie umane.

Il capo delle SS era prima di tutto un allevatore di polli. Un destino che condivise con altri genieri della “soluzione finale”: Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, aveva un negozio di macelleria; Willi Mentz, guardiano a Treblinka, aveva fatto il mungitore di vacche; Kurt Franz, ultimo comandante di Treblinka, era stato macellaio come Karl Frenzel, “fuochista” prima a Hadamar poi a Sobibor.

A Waldtrudering gli Himmler si stabiliscono con il cane, i polli, i conigli e un maiale. “Le galline depongono male”, scrive Margaret a Himmler. “Appena due uova al giorno”. La famiglia Himmler, alla fine della guerra, sognava di aprire una grande industria di allevamento di uova biologiche. Lo stratega dello sterminio stravedeva per i tramonti, ma soprattutto per i fiori. E giunse così a ordinare la produzione di erbe medicinali e miele organico nel campo di concentramento di Dachau, dove il dottor Fahrenkamp diresse una sorta di paradiso verde in mezzo al lager.

L’Istituto tedesco per la nutrizione e il cibo organizzò una rete di coltivazioni all’interno dei campi di concentramento in Polonia e Cecoslovacchia. A Dachau la piantagione era diretta dal botanista austriaco Emmerich Zederbauer, che coordinava un gruppo di medici, farmacisti e tecnici di laboratorio. Ad Auschwitz, invece, Himmler aveva ordinato di coltivare una speciale pianta dell’est, la kok-saghyz, che riteneva avesse speciali poteri curativi. Nella rete di venti campi di concentramento, Himmler organizzò la più grande coltivazione europea di erbe medicinali.

Himmler paragonava spesso il suo lavoro di selezionatore di gruppi etnici, disabili ed ebrei, a quello di un botanico: “L’affrontammo come un vivaista che tenta di riprodurre una vecchia varietà che è stata adulterata e svilita. Partimmo dai criteri di selezione delle piante e quindi procedemmo, con molta determinazione, a eliminare gli uomini che ritenevamo di non poter utilizzare”.

Una speciale squadra agli ordini di Himmler lanciò una guerra contro la impatiens parviflora, un fiore boschivo giudicato “alieno” nelle campagne tedesche. Il capo delle SS sognava poi di “creare una immensa zona naturale di flora e fauna in Polonia”. Aveva persino proibito di usare fiori artificiali ai funerali e fu fiero di fare della Germania il primo paese europeo con delle riserve naturali.

Le lettere di Himmler alla moglie sono piene di riferimenti ai fiori, una sua ossessione. In una missiva, Himmler racconta di averle spedito 150 tulipani dall’Olanda: “Di un colore, di due colori, non ne trovi così in Germania”. I suoi ordini di annientamento di villaggi e popolazioni, il Reichsführer li firmava rigorosamente con dei lapis naturali. Di legno, mica di plastica.