Escalation a Est. La prova di forza della Cina sull’atomica nordcoreana

Korea-missileIl Foglio 18 maggio 2005

La Cina non è nostra amica. Questo lo dovremmo sapere già da tempo. Si tratta invece di rendersi conto che la visione dominante della Cina come un paese cauto e contrario ad assumersi grossi rischi è del tutto sbagliata. I cinesi hanno appena permesso che un paese come la Corea del Nord si dotasse di armamenti nucleari soltanto per ottenere un successo contro gli Stati Uniti nel grande gioco delle superpotenze. E’ difficile immaginarsi un atto più aggressivo e avventato di questo.

di David Frum

Qualsiasi cosa accada, lo stallo sulla penisola coreana è stato certamente istruttivo. Sembra probabile che molto presto la Corea del Nord proverà un nuovo ordigno nucleare. Se non lo farà, non sarà perché non lo possiede o perché gli Stati Uniti l’avranno persuasa, ma perché la Corea del Sud l’avrà convinta a suon di soldi.

Ma a cosa serviranno questi soldi? Non certo a comprarsi la sicurezza: la Corea del Nord continuerà a possedere la bomba atomica. Né, tantomeno, ad avviare dei concreti negoziati: la Corea del Nord è già da tempo arrivata alla conclusione che ottiene di più comportandosi in modo deciso e intransigente anziché scendere a compromessi e trattative. Questi soldi serviranno soltanto a comperare la falsa impressione della sicurezza, un sollievo temporaneo dalla necessità di riconoscere la dura realtà: la dittatura più instabile del mondo è entrata a far parte del club nucleare.

Come siamo giunti a questo disastro? La storia comincia alla fine degli anni Ottanta, quando gli Stati Uniti vennero per la prima volta a conoscenza del programma nucleare nordcoreano. L’amministrazione di George Bush padre affrontò la minaccia nel modo sempre preferito dai nostri alleati europei: una silenziosa diplomazia multilaterale. Ma la diplomazia fallì e il programma nucleare nordcoreano andò avanti.

Nel 1992 Stati Uniti e Corea del Nord si trovarono quasi sul punto di una guerra. Ma l’amministrazione del nuovo presidente Clinton si oppose subito all’uso della forza militare. Clinton inviò in Corea del Nord l’ex presidente Jimmy Carter per intavolare dei negoziati. In cambio di cibo, petrolio e denaro, nonché la promessa di due reattori nucleari ad acqua leggera, la Corea del Nord accettò di interrompere il proprio programma nucleare e, per dimostrare la propria buona fede, consentì addirittura che gli americani collocassero videocamere nei suoi laboratori.

Poi, dopo aver ottenuto tutto quanto promesso, i nordcoreani costruirono nuovi laboratori e ripresero il proprio programma di sviluppo nucleare. Furono scoperti nel 2002, ma ormai erano vicinissimi alla produzione di una bomba atomica, se non l’avevano addirittura già costruita.

Ecco quali lezioni dovremmo trarre da questa terribile esperienza:

1) Non ci si può fidare di regimi inaffidabili. Piuttosto ovvio, vero? Ma molte persone continuano a credere (o comunque a cercare di persuadere altri a farlo) che possiamo negoziare accordi con regimi come quello nordcoreano: per esempio, l’Iran. Ma accordi di questo genere servono solo come stampelle psicologiche: un modo per illuderci che stiamo prendendo dei provvedimenti quando invece non stiamo facendo assolutamente nulla.

2) Ci piace ripetere che la guerra deve essere sempre l’ultima scelta. Ma, in retrospettiva, ci si accorge che, nei confronti della Corea del Nord, avevamo nel 1992 migliori opportunità militari che nel 2002. Se sappiamo che un regime pericoloso è deciso a procurarsi armi nucleari, quanto più agiamo rapidamente tanto più numerose saranno le nostre speranze di successo.

3) Senza l’aiuto della Cina, il regime nordcoreano sarebbe crollato all’inizio degli anni Novanta. Quando i nordcoreani fanno qualcosa che non l’aggrada, la Cina chiude i rubinetti del petrolio e i nordcoreani cambiano subito atteggiamento. Le pressioni economiche cinesi avrebbero potuto persuadere la Corea del Nord a interrompere il proprio programma di sviluppo nucleare. Ma queste pressioni non sono mai state esercitate. Al contrario, la Cina sembra aver attivamente incoraggiato questo programma, apparentemente nella speranza che una Corea del Nord dotata di armi nucleari potereste ottenere maggiori aiuti dalla Corea del Sud e dal Giappone, riducendo così i costi sostenuti dalla Cina. Forse i cinesi speravano anche che in questo modo si sarebbe riusciti a persuadere la Corea del Sud ad abbandonare la protezione degli Stati Uniti e ad allearsi con la Cina. Se è così, i loro piani sembrano sul punto di realizzarsi.

Per quanto riguarda la Cina, la lezione che dobbiamo trarre non è semplicemente che la Cina non è nostra amica. Questo lo dovremmo sapere già da tempo. Si tratta invece di rendersi conto che la visione dominante della Cina come un paese cauto e contrario ad assumersi grossi rischi è del tutto sbagliata. I cinesi hanno appena permesso che un paese come la Corea del Nord si dotasse di armamenti nucleari soltanto per ottenere un successo contro gli Stati Uniti nel grande gioco delle superpotenze. E’ difficile immaginarsi un atto più aggressivo e avventato di questo.

Proprio come l’11 settembre ha aperto gli occhi del mondo sulle minacciose realtà del mondo musulmano, la crisi dell’Asia nordorientale deve far comprendere la verità sulla Cina e il Pacifico, Auguriamoci che l’illuminazione non sia giunta troppo tardi.