Il movimento grillino? Niente di nuovo sotto il sole

GrilloRadici Cristiane n.84 maggio 2013

L’antropologo Le Bon ed il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, ne han fatto una descrizione dettagliata. Le dinamiche, le tecniche, i metodi,… è tutto già nero su bianco. Anche le “parole magiche”, le contraddizioni, il ruolo del leader e quello della folla. E non manca nemmeno l’epilogo. Per implosione

di Luigi Bertoldi

Che Giuliano Di Bernardo, già gran maestro del  Grande Oriente d’Italia e fondatore della Gran Loggia regolare abbia votato il Movimento 5 Stelle non è un mistero. Lo ha dichiarato lui stesso al
settimanale “Panorama”, specificando anche come  molti suoi pari abbiano fatto altrettanto. In particolare, Di Bernardo sarebbe rimasto affascinato  dalla figura dell’ideologo di Grillo, Gianroberto Casaleggio. Entrambi sarebbero certi della imminente  scomparsa di ideologie, religioni e militi.

Né, del resto, il concetto di “nuovo ordine mondiale” è così distante da quel dominio  della Rete, auspicato dai grillini.Ma, al di là della contiguità tra “5 Stelle” e massoneria, quel che è certo è che il programma ed i metodi seguiti dai primi non sono per niente nuovi. Anzi, sembrano seguire un copione già scritto. Da secoli. Ben analizzato e codificato peraltro dall’antropologia e dalla psicanalisi. Da autori, oltre tutto, che con l’ambito religioso non hanno nulla a che vedere, quindi al di sopra di ogni “sospetto”…

Anima collettiva che rende il singolo un “automa”

II primo a parlarne in modo sistematico è stato nel 1895 con la sua opera più nota, la Psicologia delle folle”, lo psicologo, sociologo e antropologo francese Gustave Le Bon. Secondo il quale «annullamento della personalità cosciente, e dominio della personalità inconscia, orientamento terminato dalla suggestione e dal contagio, dei sentiimenti e delle idee in un unico senso, tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee suggerite» sarebbero le caratteristiche standard «dell’individuo .in una massa. Egli non è più se stesso, ma un automa, incapace di essere guidato dalla propria volontà».

Che ciò corrisponda o meno – e che lo sia alla lettera – alla “disciplina interna” del movimento grillino, non lo sappiamo. Che tuttavia ciò consenta di spiegare molte cose, è indubbio. Ad esempio, consente di capire perché vi sia gente ancora disposta a credere alla lista, in cui a parole “ognuno vale uno”, ma nei fatti chiunque osi dissentire anche solo un poco dalla linea tracciata da Grillo e Casaleggio sia passibile di espulsione, prima per il voto dato a Grasso al Senato, poi per chi strizzi l’occhio a Bersani o partecipi ad un talk show: normalmente, nessuno accetterebbe d’esser ridotto al silenzio  da chicchessia o d’abdicare ad un esercizio critico della propria coscienza e della propria intelligenza nel valutare qualsiasi ipotesi di governo, lasciando che altri decidano per lui, tuonando “niet” e veti in sua vece.

Tutto questo divine, invece, comprensibile, anzi giustificabile, quando dal singolo si passi alla massa, in cui – scrive ancora Le Bon – prevale un’ “anima collettiva” che fa «sentire, pensare, ed agire in modo del tutto diverso» da quel che si farebbe individualmente o isolatamente considerati. Perché? Secondo l’esperto francese, questo dipenderebbe dal fatto che «l’individuo in massa acquista,per il solo fatto del numero,un sentimento di potenza invincibile ».

Per questo scomparirebbe “del tutto” e “volentieri” il proprio «senso di responsabilità, che raffina sempre gli individui», poiché la massa è «anonima e dunque irresponsabile»; così «ogni sentimento, ogni atto è contagioso in una massa e contagioso a tal punto  che l’individuo sacrifica molto facilmente il proprio interesse personale all’interesse collettivo».

Chiaro. Non solo: è una condizione psicologica, che si autoalimenta . Il singolo cade vittima  della “suggestionabilità”: «L’individuo che faccia parte di una massa – spiega Le Bon – non è più consapevole di quel che fa. La suggestione identica per tutti gli individui, aumenta enormemente, poiché viene reciprocamente esercitata»

Da qui la predilezione di Grillo e Casaleggio per i social network, per Facebook, per la Rete e le piazze. Perché qui si può contare sul sentimento collettivo, sull’azzeramento dei singoli e dei problemi. Effetto, su cui viceversa in un confronto televisivo o anche solo in un dialogo vero non si potrebbe contare. Non a caso uno studio pubblicato recentemente sul “Psychological Reports” ha dimostrato l’insorgere  a livello sociale di una vera e propria “dipendenza” da Facebook, che può essere “assimilata alle droghe”, secondo quanto dichiarato al “Daily Mail” dalla dottoressa Cecilio Schou Andreassen, psicologa presso l’Università di Bergen, in Norvegia, autrice di una scala addizionale che permette di capire se una persona possa o meno considerarsi “schiava” dei social network. Fenomeno facilmente estensibile anche alla Rete più in generale, come purtroppo comprovano le nuove videodipendente da gioco d’azzardo, ora anche on line.

Si paragona alla “rivoluzione francese”? Ha ragione… 

Un altro “guru” dellostudio della mente – pure certamente non cattolico, quindi “al di sopra di ogni sospetto” -, il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, con l’opera «Psicologia delle masse e analisi dell’io» del 1921, offre nuovi, interessanti elementi di valutazione del fenomeno grillino: «La massa è impulsiva, mutevole e irritabile – afferma – E’ governata quasi per intero dall’inconscio. La massa è straordinariamente influenzabile e credula, è acritica. I sentimenti della massa sono sempre semplicissimi e molto esagerati. La massa non conosce quindi né dubbi, né incertezze. Corre subito agli estremi, il sospetto sfiorato  si trasforma subito in essa in evidenza inoppugnabile, un’antipatia incipiente in odio feroce».

Lo sa bene Beppe Grillo, quando, urlando a squarciagola e sopra le righe, autodefinisce il suo movimento “una grande rivoluzione”, una«rivoluzione francese senza la ghigliottina, un miracolo  cui guarda tutto il mondo». Ed in qualche modo, linguaggio roboante a parte, non ha tutti i torti, poiché i criteri descritti nella “Psicologia delle masse” di Freud sono gli stessi che hanno caratterizzato non solo la rivoluzione francese, ma anche quella comunista, quella nazionalsocialista, il fascismo, lo stalinismo, insomma ogni fermento di popolo.

Le contraddizioni in contesti come questo non devono stupire: così Beppe Grillo può dichiarare sul suo blog di aver “rinunciato” a 42,7 milioni di rimborsi”, benché in realtà  – come ha fatto notare il quotidiano “Libero” – il suo movimento, mancando di uno statuto, ai rimborsi elettorali «non ha diritto e quindi non può rifiutare qualcosa che non può avere».

Ancora: inutile che Daniele Raineri, giornalista de “Il Foglio”, si sconcerti nel vedere il proprio ex professore di Filosofia del Diritto all’Università, Paolo Becchi, un tempo membro di «una casta inamovibile di tecnici premiata con soldi pubblici», invocare oggi la rivoluzione in Italia, parlare di “utopia concreta di un nuovo Gemeinwesen” e sorprenderlo in un video su You-Tube co lo slogan “Mandiamoli a casa tutti” come sfondo.

Da un punto di vista psicologico, come si è evidenziato, è tutto spiegabile, prevedibile ed in larga parte previsto. Da oltre un secolo.

Oltre ad essere facilmente riconoscibile: già dalle parole d’ordine . Quelle stesse, di cui già parlò Freud: «La massa soggiace alla potenza veramente magica di quelle parole che nell’anima delle moltitudini possono provocare o placare le più formidabili tempeste – spiega – Le masse non hanno mai conosciuto la sete della verità. Hanno bisogno di illusioni e a queste non possono rinunciare. L’irreale ha costantemente in esse la precedenza sul reale».

Ed allora vediamole queste “parole magiche”: “cittadino” al posto di “onorevole”, ad esempio, nella migliore tradizione giacobina . Per aver confuso i due termini con la collega capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, il capogruppo grillino al Senato, Vito Crimi, ha subito una ben dura reprimenda. Altra parola d’ordine, “conflitto d’interesse”, tante volte utilizzata da Grillo per censurare la condotta di Berlusconi, ma non per sé stesso, nonostante il Beppe nazionale sia ad un tempo leader  del Movimento 5 Stelle, proprietario del marchio, del simbolo e del nome del movimento e gestore del sito assieme a Casaleggio , che cura anche il sito della casa editrice “Chiare lettere”, azionista del quotidiano “Il Fatto”.

Eppure pare che, oltre alla raccolta fondi lanciata con lo “tsunami tour” anche il blog “beppegrillo.it” assicuri lusinghieri guadagni: più click, più accessi, più introiti pubblicitari fino ad un ricavo annuo, secondo una stima effettuata dal quotidiano “Il Sole-24Ore”, compreso tra i 5 e i 10 milioni di euro. Però, in questo caso, nessuno grida allo scandalo, né tanto meno sussurra una lieve obiezione di opportunità… E l’elenco delle contraddizioni potrebbe continuare.

«La massa vuol essere dominata dal proprio padrone» 

Secondo Freud, chi desideri agire sulla massa, «non ha bisogno di coerenza logica fra i propri argomenti; deve dipingere nei colori più violenti, esagerare e ripetere sempre la stessa cosa. La massa è a un tempo intollerante e pronta a credere all’autorità. Vuole essere dominata e oppressa e temere il proprio padrone» Se allora il capo ordina di non parlare, tutti muti. Se ordina di non collaborare, il non è incondizionato: a tutto, a tutti ed a prescindere. E qualsiasi voce critica  viene considerata quale atto di insubordinazione ed alto tradimento. Così, dunque, i commenti sgraditi sul blog di Grillo, rozzamente paragonati ad una sorta  di “sterco digitale”, scatenano la caccia ai “troll”, come il “lider maximo” li ha definiti, accusandoli di voler dividere il suo movimento.

L’insuccesso. L’inizio dell’epilogo. E del tramonto…

Fino a quando tutto questo? Non per sempre. Ed anche qui tanto Le Bon quanto Freud sono chiarissimi. Secondo le Bon «per il solo fatto di appartenere ad una folla, l’uomo scende di diversi gradini la scala della civiltà. Isolato, era forse un individuo colto; nella massa è un istintivo e dunque un barbaro. Ha la spontaneità, la violenza, la ferocia e anche gli entusiasmi e glòi eroismi degli esseri primitivi»

L’antropologo francese ricorre, non a caso, a termini inquietanti. Parla, esplicitamente, appunto, di barbarie, di“violenza” e di “ferocia”, tutti termini che troppo tranquilli non lasciano. Ma Freud profila anche l’epilogo di tutte queste forme di movimentismo: «Ogni prestigio dipende anche dal successo e viene perduto a causa dell’insuccesso», afferma. Una sorta di implosione, di cui una prima, timida, conferma giunge dai sondaggi dopo settimane di “niet” a tutto ed a tutti, di bavagli imposti ai propri eletti e di censure a 360 gradi, istituti di rilevazione come l’SWG Spa

Trieste hanno evidenziato già un forte calo di consensi tanto per la lista quanto per il suo leader. Mentre sempre più italiani – si parla di percentuali poco sotto la metà degli aventi diritto al voto – lo considererebbero un pericolo per la democrazia. Anche senza probabilmente aver mai letto né Le Bon, né Freud.

Segno che certe nozioni appartengono prima ancora che ai libri ed alla psicanalisi, al semplice buon senso.