In Arabia Saudita cristiani perseguitati dall’islam

Abstract: in Arabia Saudita i cristiani sono la quasi totalità dei lavoratori stranieri ma non esiste libertà religiosa e sono perseguitati dall’islam sunnita. Non esiste libertà religiosa. Ogni manifestazione pubblica (avere delle Bibbie, portare un crocifisso, pregare in pubblico) è proibita. Innumerevoli sono gli episodi di persecuzione, arresti e violenze nei confronti dei cristiani.

pubblicato da AsiaNews.it  9 giugno 2004

ARABIA SAUDITA Persecuzione, prigione e tortura

per i cristiani (Scheda)

La polizia religiosa, “muttawa”, frusta pubblicamente un cristiano

Nel regno saudita, su 21,6 milioni di abitanti, i musulmani sono il 93,7%; i cristiani sono il 3,7%, nella quasi totalità lavoratori stranieri. I cattolici sono 900 mila. Non esiste libertà religiosa.

Nel regno saudita, su 21,6 milioni di abitanti, i musulmani sono il 93,7%; i cristiani sono il 3,7%, nella quasi totalità lavoratori stranieri. I cattolici sono 900 mila.

Non esiste libertà religiosa. Ogni manifestazione pubblica (avere delle Bibbie, portare un crocifisso, pregare in pubblico) è proibita. Innumerevoli sono gli episodi di persecuzione, arresti e violenze nei confronti dei cristiani. Nell’aprile del 2001 due filippini sono stati arrestati con l’accusa di praticare il culto in casa propria: hanno scontato un mese di carcere e ricevuto 150 frustate. Nel maggio successivo 11 cristiani sono stati arrestati durante un incontro di preghiera in una casa privata. Nell’estate dello stesso anno, 13 cristiani sono stati arrestati a Jedda: sono stati frustati e picchiati di fronte agli altri prigionieri Non ci sono sacerdoti né religiosi residenti nel paese: l’ultimo, un sacerdote americano è stato espulso nel 1985.

Oltre a costituire il gruppo non-musulmano più numeroso, i cristiani sono anche i più organizzati come gruppi clandestini di preghiera e sono per questo bersaglio preferito delle autorità saudite. Lo scorso ottobre, due cristiani egiziani sono stati arrestati a Riad per aver pregato in casa loro. Solo l’interessamento personale del principe saudita Sultan Abdul Aziz Al-Saud ha permesso di liberarli. Gruppi di preghiera o studio della Bibbia si trovano nelle maggiori città (Riyadh, Jiddah, Al Jubayl e Dammam).

La partecipazione a queste riunioni è rischiosa. I fedeli devono stare sempre in guardia nel comunicare data e luogo dell’incontro. Inoltre, il possesso di materiale non-islamico (rosario, croci, immagini sacre e bibbie) porta dritto all’arresto da parte dei mutawa’in (la polizia religiosa del buon costume). Il divieto degli altri culti in Arabia è dovuto alla “sacralità dei luoghi santi della Mecca e di Medina, estesa a tutto il territorio”. L’accusa di professare il credo cristiano è spesso usata come alibi per eliminare oppositori al regime.

L’Arabia Saudita è guidata da una monarchia ereditaria fondata sui principi dell’Islam wahabita fondamentalista. La legge islamica, la shari’ah, è il fondamento del sistema di governo. La shari’ah stabilisce la natura dello Stato, i suoi obiettivi e responsabilità, regolamentando anche i rapporti tra governo e cittadini. I residenti non musulmani sono sottoposti alla shari’ah, come tutti i musulmani.

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