25 maggio: Festa di Papa san Gregorio VII

Gregorio VIINewsletter Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Maggio 2012 —

Il 25 maggio la Chiesa celebra la festa di Papa san Gregorio VII (1015-1085), la cui tomba si trova nel Duomo di Salerno. Noto soprattutto per la sua lotta in difesa della libertà della Chiesa, in contrapposizione alle false pretese dell’imperatore Enrico IV (la cosiddetta “lotta per le investiture”), a lui è attribuito un documento che riflette perfettamente il suo pensiero. Si tratta del «Dictatus Papae», una serie di sentenze che definiscono l’autorità del Romano Pontefice. Il documento, stilato nel 1075, è stato recentemente esposto nei Musei Capitolini di Roma, nella monumentale mostra “Lux in Arcana”, durante i primi mesi del 2012.

Documento fortemente contestato dalla teologia progressista, esso era — per ragioni simmetriche e opposte — oggetto della più alta stima da parte del prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Eccone alcuni brani:— La Chiesa Romana è stata fondata da Dio e da Dio solo.

— Il Pontefice Romano è l’unico che può essere giustamente chiamato universale.
— Egli solo può deporre o reinsediare i vescovi.
— In qualunque concilio il suo legato, anche se minore in grado, ha autorità superiore a quella dei vescovi, e può emanare sentenza di deposizione contro di loro.
— Ad Egli solo è legittimo, secondo i bisogni del momento, fare nuove leggi, riunire nuove congregazioni, fondare abbazie o canoniche; e, dall’altra parte, dividere le diocesi ricche e unire quelle povere.
— Ad Egli è permesso di trasferire i vescovi secondo necessità.
— Egli ha il potere di ordinare un sacerdote di qualsiasi chiesa, in qualsiasi territorio.
— Un testo può essere dichiarato canonico solamente sotto la Sua autorità.
— Nessun sinodo sia definito “generale” senza il Suo ordine.
— Nessuno possa condannare chi si è appellato alla Santa Sede.
— Colui il quale non è in comunione con la Chiesa Romana non sia da considerare cattolico.

Trascriviamo di seguito alcuni commenti del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, espressi nel corso d’una riunione per soci e volontari della TFP brasiliana il 25 maggio 1964. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore.

Julio Loredo

San Gregorio VII e la monarchia papale

di Plinio Corrêa de Oliveira

Ricordiamo che l’imperatore dell’epoca, Enrico IV (1050-1106) interveniva pesantemente negli affari della Chiesa, nominando vescovi e decidendo su materie che riguardavano il campo ecclesiastico. San Gregorio combatté questa politica, finendo per imporsi alle pretese abusive del governo imperiale. Nel contempo diede anche una lezione all’imperatore, umiliandolo davanti al castello di Canossa. Per questo motivo egli è a volte presentato come “truculento”.

In realtà, egli non fece altro che difendere la supremazia spirituale della Chiesa.

Scritto nell’auge del Medioevo, il «Dictatus Papae» è l’affermazione della monarchia papale e universale in materia spirituale. Una monarchia suprema, in campo proprio, che, senza pregiudizio delle monarchie subordinate, doveva estendersi su tutta la Cristianità. Il Papa non aveva l’intenzione di governare l’Impero, ma rivendicava il diritto di esercitarvi un’influenza in materia spirituale. Questo documento vede nel Sacro Romano Impero una “spada” a servizio della Santa Chiesa, tesa a difendere la fede combattendo i suoi nemici.

Il potere temporale deve governare autonomamente in campo proprio, secondo la legge naturale. Spetta al Papato vigilare affinché questo avvenga. Si tratta, dunque, di due poteri distinti e autonomi.

Detto questo, il «Dictatus Papae» si fa una domanda: qual’è il potere supremo sulla Terra? E la risposta è chiara, secondo la concezione medievale, tante volte raffigurata anche nell’arte dell’epoca: in alto il Papa; alla sua destra, l’imperatore; sotto di lui, i re ed i potentati della terra. D’altra parte, sotto il Papa, a significare l’ordine spirituale, tutto il clero cattolico: cardinali, vescovi, sacerdoti, monaci e via dicendo. Tutto quest’ordine dipendeva da un monarca, cioè il Papa,Vicario di Cristo sulla Terra. Questa era la concezione di san Gregorio VII.

Nella sua festa, che oggi celebriamo, possiamo chiedergli di ottenere per l’umanità una rinnovata coscienza, sommata a un rinnovato amore, della sostanziale distinzione ma, allo stesso tempo, intima unione fra l’ordine spirituale e l’ordine temporale. Il giorno in cui questa concezione sarà di nuovo ampiamente diffusa tra le genti, potremo dire che è arrivata l’alba del Regno di Maria. Sono sicuro che un elemento centrale di ciò che S. Luigi Maria Grignon de Montfort chiama Regno di Maria, è proprio questa concezione.

Chiediamo a san Gregorio VII che ottenga dalla Madonna Santissima, che a sua volta lo otterrà da Dio, questo amore fervoroso per gli intimi rapporti fra i poteri spirituale e temporale, autonomi ma uniti. Anche perché, fuori da questa concezione, non sussiste un modello politico adatto alla Cristianità.