Per un’ecologia cristiana

ecologia_cristianaRadici Cristiane n. 72 marzo 2012

L’ecologia è ormai al centro del dibattito pubblico e delle decisioni politiche. C’è chi affronta la questione con equilibrio e chi invece, forse speculandoci sopra, semina il panico propagandando teorie catastrofiste e prevedendo scenari apocalittici qualora non si rimedi alla situazione attuale. Anche la Chiesa non si sottrae alla discussione, ma cerca anzi di intervenire con i suoi insegnamenti per dare una lettura cristiana del problema.

di Federico Catani

Del discorso tenuto da Benedetto XVI al Bundestag tedesco, lo scorso 22 settembre, non è passato inosservato il riferimento a settori del movimento ecologico sviluppatosi in Germania a partire dagli anni Settanta.

IL PENSIERO DI BENEDETTO XVI

Secondo quanto affermato dal Santo Padre, «persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni».

Si è trattato dell’ennesimo riferimento del Pontefice regnante al problema ambientale. Nel suo intervento però, Benedetto XVI ha subito chiarito di non voler fare propaganda per un preciso movimento politico (tra l’altro i Verdi tedeschi erano quasi tutti assenti dal Parlamento così come gli esponenti dell’estrema sinistra, in segno di protesta contro la visita del Papa), né tantomeno voleva essere frainteso. E infatti nel prosieguo del discorso, dopo aver ribadito che «l’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa», ha ricordato anche l’esistenza di un’ecologia dell’uomo.

«Anche l’uomo — ha dichiarato Benedetto XVI – possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé». Non è difficile intravedere in queste osservazioni una critica alle posizioni di certi movimenti ecologisti, pronti a difendere un panda o una stella alpina, ma assolutamente indifferenti alla vita umana, tanto che ammettono l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione artificiale e la manipolazione degli embrioni per scopi eugenetici.

Il Papa, che spesso è stato strumentalizzato dai gruppi ambientalisti, ha certamente a cuore la difesa del Creato, ma non si sognerebbe mai di considerare la Terra una divinità, come accade in certe frange dell’ideologia “verde”, né può approvare le teorie neomalthusiane che ritengono necessario ridurre la popolazione mondiale e definiscono l’uomo il “cancro del pianeta”.

ECOLOGIA UMANA

Troppo spesso, negli ultimi anni, il mondo cattolico, in grave crisi d’identità, si è attestato su posizioni ecologiste, quasi dimenticando un problema centrale dei tempi moderni, ovvero la questione antropologica. Alcuni settori delle stesse gerarchie ecclesiastiche sembrano preferir parlare di energie rinnovabili e riciclaggio, piuttosto che di Gesù Cristo, unica soluzione a ogni difficoltà. In mezzo a tutte le infatuazioni ambientaliste, sembra si sia dimenticata la visione biblica dell’uomo.

Nel 1981, l’allora arcivescovo di Monaco, cardinale Ratzinger, fece un ciclo di conferenze sulla Creazione, dove tra l’altro, denunciò «un atteggiamento che vede l’uomo come un guastafeste che rompe tutto e che è il vero parassita e la vera malattia della natura. L’uomo non ha più simpatia per se stesso? preferirebbe ritirarsi, affinchè la natura torni sana. Ma neppure così — continuava il cardinale – ripristiniamo il mondo, perché contraddiciamo il Creatore anche quando non vogliamo più essere gli uomini che egli ha voluto. In questo modo non guariamo la natura, bensì distruggiamo noi e con noi il creato». I cattolici pertanto non possono legittimare e sposare l’ideologia ecologista tout-court, perché prima della natura viene l’uomo. La precedenza va allora data all’ecologia umana, o quantomeno il sano ambientalismo non può prescindere da essa.

Nella Centesimus Annus, al n. 38, Papa Giovanni Paolo II scrisse che «oltre all’irrazionale distruzione dell’ambiente naturale», occorre «ricordare quella, ancor più grave, dell’ambiente umano, a cui peraltro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione». Secondo il Pontefice polacco, preoccuparsi della natura è giusto e, anzi, si dovrebbe agire di più per preservarne l’integrità, ma «ci si impegna troppo poco per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica umana».

LA SOLUZIONE È CRISTO

È proprio questo il punto. L’uomo detiene un’indiscussa superiorità sul creato e non può quindi minimamente essere paragonato agli altri esseri viventi, così come non può essere considerato un problema per l’equilibrio ecologico naturalistico. Certo, egli non ha un diritto assoluto sulla natura, bensì deve custodirla e utilizzare i suoi beni con coscienza e discrezione, senza dimenticare chi è nel bisogno. Ma questo rientra nell’ottica cristiana della realtà, perché la natura è dono di Dio.

Insomma, il creato è a servizio dell’uomo e l’uomo è a servizio di Dio: solo così si può avere un autentico equilibrio e una vera armonia. Gli stessi uomini di Chiesa dovrebbero tener presente che la strada dell’autentica ecologia umana è la conversione a Gesù, Dio fatto uomo per la nostra redenzione e dunque il loro principale contributo dovrebbe essere l’evangelizzazione. Pertanto, è necessario diffidare di quei movimenti che considerano l’uomo una minaccia per il pianeta. E, se del caso, bisogna pure combatterli, perché la loro visione è chiaramente anticristiana.