Il mal di vivere è sempre più giovane

depressione_giovanileArticolo pubblicato su Avvenire
del 28 settembre 2000

Secondo questi dati, nel 1996, su un totale di 4.689 suicidi, 140 hanno riguardato giovani tra i 5 e i 19 anni, 18 tra i 5 e i 14 anni e 122 nella fascia di età tra i 15 e i 19.

Colpisce molte persone. Troppe. E’ il «male di vivere». Quel dolore insopportabile che porta alla decisione di farla finita. L’abisso della disperazione non guarda in faccia a nessuno. E non fa discriminazioni di età. Tra i ragazzi, i più soggetti a casi di suicidio, avvenuti in Italia, sono quelli di età compresa tra i 25 e i 29 anni. Seguiti a ruota, nella classifica della disperazione, da quelli tra i 19 e i 24 anni.

E mentre tra le donne è maggiore il numero dei tentativi di suicidio, a morire, cedendo a questa «sconfitta», sono per la maggior parte gli uomini.

Purtroppo non sono risparmiati neanche i giovanissimi. Una percentuale, seppur molto bassa (lo 0,4% del totale dei casi di suicidio) riguarda infatti ragazzini tra i 14 e i 5 anni. Età al di sotto della quale non sono stati registrati casi.

Sono solo alcuni dei dati Istat, relativi al periodo 1982-1996, resi noti ieri dal ministero della Sanità e discussi nei giorni scorsi nel corso del convegno sulla «Promozione della Salute Mentale in età evolutiva», che si è svolto presso il centro congressi europeo di Rimini.

Secondo questi dati, nel 1996, su un totale di 4.689 suicidi, 140 hanno riguardato giovani tra i 5 e i 19 anni, 18 tra i 5 e i 14 anni e 122 nella fascia di età tra i 15 e i 19. Tra il 1985 e il 1996 si è registrato un leggero calo del numero dei suicidi in generale. Si è passati infatti dai 4.759 dell’85 ai 4.689 del ‘96.

Un calo confermato anche dai dati Istat del 1998 con i suoi 3.398 casi (2.609 riguardano maschi, 798 femmine). Lo studio dimostra che l’area geografica del Paese maggiormente colpita dal fenomeno è il nordovest (894 suicidi maschi e 265 femmine).

Seguono il nord-est con 909 suicidi (703 maschi e 206 femmine), il centro con 576 casi (428 maschi e 148 femmine) e il mezzogiorno con 754 casi (584 maschi e 170 femmine).

Durante il convegno, che si è concluso lo scorso 23 settembre, sono state analizzate anche le altre cause di morti giovanili, dovute a una vita sregolata o a una semplice azione maldestra. Secondo dati dell’Istat, la maggior parte dei ragazzi muore a causa di incidenti stradali, in particolare i maschi. Al secondo posto, figurano i casi di suicidio, seguiti al terzo dalle morti per droga e al quarto da quelle per Aids.

Il convegno di Rimini è stata la seconda giornata delle cinque organizzate dal ministero della Sanità, in preparazione alla Conferenza nazionale sulla promozione della salute mentale che si svolgerà a gennaio.

In quell’occasione, ha annunciato il ministero guidato da Veronesi, verrà presentato il progetto-obiettivo sull’educazione della salute mentale. Una volta elaborato, sarà uno dei punti fondamentali del «Nuovo piano sanitario nazionale 2001-2003»