Il genocidio dimenticato. Le atrocità ignorate del Sudan

guerra DarfurTratto da: it.politica.cattolici – Lista di informazione su cattolici e politicaIntervista a Peter Hammond sulla guerra più lunga del mondo moderno

Continua a intensificarsi la persecuzione dei cristiani neri del Sudan meridionale ad opera del governo islamico di Khartoum, eppure ciò sembra non formare nemmeno un “blip” sullo schermo radar dei mass media. La guerra nel paese più grande dell’Africa va avanti da oltre 45 anni, ma molti da noi non ne hanno mai sentito parlare. Peter Hammond, direttore di Frontline Fellowship, è in prima linea nello sforzo di informare il mondo sul genocidio dei cristiani in questa parte del mondo.

di Geoff Metcalf

Domanda: Cosa sta succedendo in Sudan attualmente?

Risposta: Si tratta della più lunga guerra ancora in atto oggi; va avanti dal 1955. Ci fu un breve cessate il fuoco alla fine degli anni settanta, poi riprese in pieno nel 1983. Due milioni e mezzo di persone sono morte negli ultimi 17 anni. E’ una guerra intensissima fra il nord arabo-musulmano e il sud nero cristiano. Il nord arabo musulmano è la maggioranza ma i cristiani costituiscono la maggioranza nel sud. Si tratta in pratica di due paesi diversi. Dal punto di vista culturale, religioso ed etnico sono popoli completamente diversi. Eppure il governo vuole imporre la legge islamica sui cristiani nel meridione. Quando i cristiani si sono opposti, il governo ha cominciato a bombardare i loro ospedali e le loro scuole e a rendere schiavi i loro bambini. E’ tremendo.

D: Lei dice che le chiese sono state bombardate, uomini, donne e bambini sono stati violentati, torturati e uccisi, i loro arti amputati, eppure non abbiamo visto nulla di tutto questo nei giornali principali. Perché?

R: E lo chiede a me?. E’ uno scandalo. Come possono i media di tutto il mondo ignorare il paese più grande dell’Africa? Come fanno i corrispondenti di guerra a non vedere la guerra più lunga ancora in atto? E’ morta più gente nel conflitto in Sudan di quanta ne sia morta in tutti i conflitti in Yugoslavia, Ruanda e Somalia messi insieme. Questa è una guerra intensissima e sono presi di mira i cristiani.

D: Si è fatto un putiferio per la cosiddetta pulizia etnica nei Balcani, eppure in Sudan è in atto una vera e propria crociata religiosa.

R: Il governo musulmano la chiama jihad, guerra santa. Chiamano i guerrieri che combattono contro il sud “santi guerrieri” o mujaheddin. Chiamano quelli che muoiono in battaglia per la loro parte “santi martiri”. Per il governo di Khartoum questa è decisamente una guerra di religione. Hanno perfino una politica ufficiale detta di “arabizzazione” e di “islamizzazione.” Tutti devono diventare arabo nel linguaggio e islamici nella cultura, altrimenti devono essere resi schiavi, uccisi o esiliati. Questa è la politica ufficiale, pronunciata pubblicamente dai leaders del Sudan.

D: Un motivo ovvio, anche se crasso, per cui l’occidente dovrebbe essere preoccupato delle atrocità in Sudan è per via del petrolio che vi si trova. I cinesi hanno le loro truppe in Sudan per proteggere i campi petroliferi. C’è molto petrolio, non è vero?

R: Sì, non c’è dubbio che il petrolio sta “mandando avanti” la guerra. E’ sangue per petrolio il sangue dei neri cristiani per il petrolio. Sono la canadese Talisman Energy, con sede a Calgary, e la China Petroleum sono queste due società quelle che finanziano la guerra adesso, con investimenti massicci di centinaia di milioni di dollari in questo governo del Fronte Nazionale Islamico, che ha detto pubblicamente che la maggior parte delle entrate dalle trivellazioni e dallo sfruttamento del paese viene destinato all’acquisto di ulteriori armi da usare nella guerra contro il sud. Hanno detto ufficialmente che questo è quello che faranno. E per prendersi questi campi petroliferi hanno distrutto le case di oltre 40,000 persone. Hanno dato vita a una politica di “terra bruciata” intorno ad essi e hanno evacuato la gente con la forza perché le compagnie petrolifere possano sfruttare il petrolio senza doversi preoccupare degli abitanti.

D: Ma, come dire, è tanto che va avanti questa guerra … sono rimasti ancora numeri consistenti di cristiani nel sud?

R: Sì, sì. Sono appena tornato dal Sudan, e negli ultimi sette mesi ho fatto sei missioni, di cui 4 in Sudan. L’ultima volta è stata alla fine di aprile. I cristiani stanno aumentando. E’ una cosa stupefacente. Il paese più grande dell’Africa, nella morsa della guerra più lunga del XX secolo. È la comunità più vecchia di cristiani in Africa. Stanno soffrendo la peggiore persecuzione. Eppure qui c’è la chiesa che cresce di più di tutte. Le chiese aumentano a ritmo incredibile. C’è una comunità cristiana che è passata da due a 140 congregazioni nel giro di appena dieci anni. Un pastore che conosco ha visto crescere la sua chiesa di 18mila persone in due anni e mezzo. Qui anche i musulmani vengono a Gesù. Ma c’è molta morte e sofferenza e enormi quantità di atrocità.

D: A parte la crescita spirituale, ricevono aiuti sotto forma di armi e fagioli?

R: Poca roba. Ricevono aiuti da alcune organizzazioni ma non dalle Nazioni Unite, anche se dispongono dei maggiori fondi e dicono di fare più di tutti. In realtà gli aiuti dell’Onu sta andando allo stesso governo che sta causando le sofferenze. L’Onu, attraverso l’Operazione Lifeline Sudan, sta letteralmente gettando benzina sul fuoco e prolungando la guerra.

D: Come?

R: Perché stanno portando aiuti proprio al governo che ha causato la carestia. Questa carestia non è dovuta a motivi climatici o geografici; è una carestia fatta dall’uomo. Il governo sta bruciando i raccolti, avvelenando i pozzi e sterminando o rubando il bestiame. Fanno terra bruciata. In guerra il cibo è un’arma. E qui abbiamo l’Onu che gli aiuti alimentari li dà al governo che sta causando la carestia. Si fida che li distribuisca in maniera equa e libera. Naturalmente il governo del Sudan sta usando gli aiuti dell’Onu per l’islamizzazione e l’arabizzazione forzate. La gente deve convertirsi all’Islam e implorare cibo in nome di Allah prima che gli venga dato.

D: E se uno non ci sta?

R: In molti muoiono di fame. A volta c’è chi fa finta di essersi convertito per poter mangiare. Ma in un paese islamico come il Sudan, hanno leggi contro l’apostasia. Così anche coloro che fanno una professione di fede molto superficiale, recitando il credo dell’Islam “Non c’è alcun Dio all’infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta” dopo non possono più tornare alla fede cristiana, perché l’apostasia è reato capitale. Secondo la legge in Sudan, possono essere condannati a morte- Molti sono stati uccisi per il crimine di apostasia in Sudan. Tempo fa la Corte suprema del Sudan decise che la crocifissione degli apostati – cioè i musulmani convertiti al cristianesimo – è costituzionale.

D: Costituzionale!?

R: Certo, costituzionale! E’ secondo la loro costituzione. E questo sarebbe il governo che ha sostituito gli Stati Uniti sulla Commissione per i Diritti Umani dell’ONU.

D: La divisione fra nord e sud in Sudan hanno apparati legislativi separati o il nord controlla tutto il paese

R: Tecnicamente il nord controlla tutto il paese. Ma in pratica, il sud è un paese separato. Hanno le proprie istituzioni. Il sud non è riconosciuto dalle mappe internazionale e nemmeno dai governi internazionali o dagli Usa, ma hanno di fatto attuato la secessione dal nord. Il popolo del sud ha il proprio sistema di tribunali, i propri commissari della contea, i propri sindaci e parlamentari. Quindi il sud continua come se il nord fosse un paese diverso che lo sta invadendo. E in un senso vero, è così. Non si può considerare chi ti bombarda come il proprio governo.

D: A beneficio dei lettori che possono pensare che si tratta di esagerazioni, voglio dire che il dottor Hammond ha sperimentato le atrocità nel Sudan in prima persona. Ricordo un pezzo di Julie Foster sulla vicenda capitata durante una funzione in chiesa.

R: Successe mentre stavo addestrano un’équipe per l’evangelizzazione nel Sudan meridionale, c’erano pastori, cappellani e insegnanti. Avevamo un buon numero. Andando in chiesa quel mattino, sentimmo arrivare il bombardiere Antonov, di fabbricazione sovietica, dell’aeronautica sudanese; lo vedevamo chiaramente. Pensavamo fosse in missione di ricognizione, per cui andammo in chiesa lo stesso. Alcuni erano un po’ preoccupati, ma cantammo e pregammo. Poi all’improvviso sentimmo cadere le bombe, saranno state lontane 12 miglia. Siamo corsi fuori e abbiamo visto le bombe cadere su un vicino villaggio, dove dovevamo recarci nel pomeriggio. Ne buttarono 14 in tre incursioni diverse su quella comunità. Ci siamo riuniti e abbiamo pregato per quelli che erano sotto le bombe, poi abbiamo letto il salmo 91.

D: E poi?

R: Poi abbiamo letto lo schema del corso di evangelizzazione Evangelism Explosion, che parte con le parole, “Se tu dovessi morire oggi, sai di sicuro che andresti in cielo?” A quel punto, qualcuno entrò correndo e gridando, “Arriva l’Antanov!” Tutti corsero a evacuare la chiesa, io fui l’ultimo ad andarmene. Nell’uscire, l’urlo delle bombe era così intenso, con un tale crescendo…. Sapevo di non aver il tempo di alzare gli occhi, per cui mi sono semplicemente buttato a terra. Sono cadute 5 bombe una dopo l’altra facendo tremare la terra. Colonne di fuoco e fumo si alzarono lungo la chiesa, che era l’unico edificio nel giro di un miglio.

D: Per cui non si trattava di un errore.

R: La Chiesa era il bersaglio di sicuro. Era domenica mattina. Perché non vi fossero dubbi che stavano mirando alla Chiesa, l’aereo girò e ritornò per bombardarci una seconda volta. Questa volta lo vedevo chiaramente Vedevo due motori, era un Antanov 32. Sentivo il suono metallico, e alzando gli occhi vedevo tre puntini che si ingrandivano – tre bombe che arrivavano giù dritte sulla nostra posizione. Il cuore è come se ti si fermasse. Eravamo lì di domenica mattina per adorare il Signore e venivamo bombardati da un apparecchio dell’aeronautica dello nostro Stato

D: E fu stupefacente che nessuno fosse ucciso.

R: Fu questo l’incredibile. Ognuna di quelle otto bombe atterrò entro cento metri dalla chiesa. C’erano 300 persone riunite in chiesa quel giorno. Le bombe lanciarono in ogni direzione centinaia di pezzi di metallo affilato e scheggiato. Gli alberi ne erano pieni. Io ero letteralmente sepolto sotto i detriti di una bomba che era atterrata a soli 15 metri di distanza da me. Quando mi alzai, mi stupii a constatare che non ero stato colpito. Cominciai a correre in soccorso dei feriti ma non ce n’erano. Trecento persone, otto bombe in una piccola zona e nessuno fu colpito. Fu un miracolo.

D: Ma lei dice che non fu l’unico miracolo.

R: L’altro fu che nel giro di un’ora, tutte e 300 persone si riunirono in chiesa a continuare la funzione per altre quattro ore e mezzo, nonostante il pericolo concretissimo che tornasse il bombardiere. Dove mai si trovano persone che tornano a riunirsi in una chiesa che è stata appena bombardata?

D: Evidentemente, nel Sudan meridionale. Dal 1989, nonostante le proteste di Jesse Jackson, Al Sharpton e altri, in Sudan prospera la tratta degli schiavi, non è vero?

R: Sì. Siamo nel 21 secolo e lo schiavismo non solo prospera in Sudan ma prospera con l’incoraggiamento del governo, che lo fa per due ragioni. Una è per incoraggiare le truppe arabe ad arricchirsi nel sud, con i saccheggi e con la tratta degli schiavi, per sé o per la vendita. L’altra è per destabilizzare il sud, terrorizzandoli con la prospettiva della schiavitù.

D: Io mi lamento spesso dei media ma ignorare queste cose è il colmo. Gli stessi giornalisti che accusano i tempi in cui nessuno diceva niente del genocidio di Hitler sono quelli che tacciono oggi sul genocidio in Sudan.

R: Sì. Louie Farrakhan e Jesse Jackson hanno entrambi visitato il Sudan ma non hanno aperto bocca riguardo allo schiavismo. Anzi, entrambi sono stati ospiti degli schiavisti arabi e del regime che non solo permette ma anzi incoraggia lo schiavismo. Questi sarebbero i difensori dei neri e della “giustizia”. Quando Bill Clinton andò in Africa nel 1998 chiese scusa per il coinvolgimento degli americani nella tratta degli schiavi circa 180 anni fa, ma non disse niente dello schiavismo in atto oggi. Sembra meschino chiedere scusa per i peccati degli altri in un altro tempo e un altro luogo mentre si ignora quello che sta succedendo adesso.

D: E l’Onu cosa intende fare?

R: Le Nazioni Unite hanno una capacità incredibile di entrare in una brutta situazione e renderla molto peggiore. Li ho visti in Angola. Li ho visti in Ruanda. Sappiamo cosa hanno fatto in Somalia. In Sudan, dicono di aver speso oltre 3 miliardi di dollari dal 1989. Appunto. Secondo i loro stessi conti, la gente muore di fame negli stessi numeri oggi come quando l’Onu ha iniziato. Voglio dire, con quei soldi, avrebbero potuto costruire un McDonalds in ogni villaggio del Sudan e regalato il cibo gratis per gli ultimi 12 anni, e gliene sarebbero avanzati.

D: E allora cosa ne hanno fatto?

R: Tutti quelli che no incontrato nelle montagne della Nubia dicono che non hanno mai ricevuto niente dall’Onu o dal conglomerato ‘Operazione Lifeline Sudan’. Niente. La maggior parte delle derrate dell’Onu va alla gente che sta provocando la fame, bruciando i raccolti e avvelenando i pozzi della gente del Sudan.

D: L’Onu ha qualcuno qui?

R: Non sul serio. Hanno un paio di postazioni qua e là dove fanno arrivare il whiskey e la birra e dove fanno finta di fare qualcosa per aiutare la gente, ma la gente disprezza l’Onu. Anzi, in Sudan, dicono che ha un nome appropriato. La sigla in inglese, UN, è adatta a mettere davanti a un sacco di cose: ungrateful, unregenerate, uncooperative, unreasonable, unfriendly, unaccountable (ingrata, non collaborativa, non rigenerata, irragionevole, inimica, irresponsabile) questa è l’Onu.

D: Il collegamento con la Cina è simbiotico o è piuttosto un matrimonio di convenienza?

R: Mi piacerebbe saperlo. E’ indubbio che la Cina rossa è il fornitore primario di armi per il governo del Fronte islamico nazionale in Sudan. Le bombe, gli aerei, le armi – sono fornite dalla Cina. Ma non credo gratis. Da quello che ho arguito, l’Iran, la Malesia e l’Indonesia pagano la Cina per le armi che permettono al Sudan di bombardare la propria gente nel sud. Ma adesso c’è un’altra dimensione. Con l’arrivo della Red China Petroleum, i cinesi stanno aiutando a sfruttare il petrolio, insieme alla Canadian Talisman. Da una parte i cinesi forniscono le armi. Dall’altra forniscono gli investimenti traendone petrolio. I proventi di quel petrolio per lo più finiscono in ulteriori armi. Così, la Cina rossa è immischiata sotto vari aspetti.

D: Ci fu un gruppo di giovani, oltre mille, che scapparono dal Sudan per evitare la schiavitù

R: La cosiddetta generazione perduta.

D: Dopo essere stati rifiutati dall’Etiopia e il Kenya, diversi di loro furono adottati o sponsorizzati negli USA e subirono uno shock culturale.

R: L’esperienza mi dice che ogni volta che si portano persone così da una situazione come quella che c’è in Africa ad un paese moderno come l’America i risultati sono negativi. Ti hanno allevato in una società estremamente materialistica, piena di ogni tentazione e ogni eccesso. La gente che arriva qui da un paese del terzo mondo in genere finisce in condizioni molto peggiori da un punto di vista spirituale. Ci perdono. Sono molto disorientati. Vengono separati dalla loro struttura famigliare, i loro sostegni e le loro congregazioni – tutto ciò che dava alle loro vite un senso e uno scopo e una stabilità. Spesso è un proprio un disastro perché molti finiscono risucchiati in uno stile di vita estremamente distruttivo.

D: Non mi verrà a dire che sarebbe meglio se rimanessero in Sudan?

R: Non sotto gli schiavisti. Ma c’è anche un Sudan libero. C’è un nuovo Sudan che è controllato dai partigiani cristiani. La politica del governo del Sudan è di spopolare il sud uccidendo o esiliando o schiavizzando la popolazione. Ma l’85 percento del sud è sotto il controllo della resistenza. Stanno combattendo per le loro vite; stanno combattendo per la libertà; stanno combattendo per avere un Sudan meridionale indipendente e cristiano. Quindi credo sia sbagliato togliere persone che possono rafforzare questa iniziativa per un Sudan libero.

D: A parte lo scandalo dei media che tacciono, qual è il problema più grande?

R: Uno dei più grossi problemi che abbiamo in Africa è il fatto che gli aiuti dall’estero vengono dati ai governi. Sono i governi il problema: non sono la soluzione. Se si vuole aiutare la gente in Africa, bisogna dare direttamente alla libere imprese o ai gruppi personali o ai singoli o alle chiese. Sono loro che possono assicurarsi che il denaro vada a buon fine. Darlo ai governi significa potenziare la corruzione e l’oppressione. Dobbiamo togliere fondi all’ONU. Dobbiamo togliere fondi alle organizzazioni che aiutano i governi a opprimere la propria gente.

D: C’è qualcosa che possono fare i nostri lettori?

R: Ci sono tre “I”: Informarsi; Includersi; e Intercedere. La gente viene distrutta per mancanza di informazioni. Abbiamo bisogno di sapere e non possiamo aspettarci nulla dai media principali. Non gliene importa niente se i cristiani vengono perseguitati, crocifissi o schiavizzati dall’altra parte del mondo in Sudan.

D: Si ma non è un foruncolo sulla schiena di una pulce. E’ da tanto che va avanti.

R: Assolutamente! C’è una cospirazione del silenzio. La chiamo la mentalità della “ABC” “Anything But Christianity.” Tradotto: “qualunque cosa, all’infuori del cristianesimo. Quando le vittime sono cristiane, credo scatti un pregiudizio costitutivo dei media secolarizzati. Non vogliono raccontarlo. Facciamoci informare dalle linee indipendenti. Chiediamo di visitare il nostro sito web per aggiornarsi su cosa succede in Sudan L’indirizzo del sito è Frontline.org.za. Ci sono foto e voci Mandiamo anche bollettini e libri.

D: Predicare in Sudan è pericoloso.

R: Nell’ultimo anno sono stato sotto i bombardamenti due volte. La nostra missione, che comprende l’unica scuola media superiore cristiana del Sudan meridionale, è stata bombardata nove volte dal governo del Sudan. MIG e Antonov hanno sganciato oltre 100 bombe sulla comunità, che comprende la nostra missione. Non c’è dubbio che il bersaglio sono i cristiani.

D: Che danni ci sono stati?

R: Ogni volta ci siamo stupiti. Non c’è stato neanche un morto alla nostra scuola. 100 bombe sono finite sul nostro accampamento e neanche una persona è rimasta uccisa. E’ straordinario. Dopo, abbiamo detto, è evidente che c’è chi prega per noi. Non sottovaluti la potenza della preghiera. Non abbiamo protezioni dagli aerei. Non abbiamo missili stinger, nessun apparato anti-aereo. La gente è del tutto vulnerabile. L’unica aeronautica che abbiamo sono le vostre preghiere e gli angeli di Dio.

D: Non voglio certo sminuire l’aspetto missionario ma non arrivano aiuti militari per niente?

R: Purtroppo no. Solo armi catturate dal nemico. La gente dice, “Il mondo musulmano aiuta il governo del Sudan, ma perché il mondo cristiano non ci aiuta?” E’ molto duro per loro capire perché le nazioni islamiche sono felici di riunirsi dietro una jihad contro i cristiani mentre le nazioni cristiane non sono disposte ad aiutare i cristiani a sopravvivere.

D: Uno dei principali ostacoli probabilmente è che molte delle nazioni cristiane che potrebbero aiutare non ne sanno niente!

R: E’ così. Ero in Angola nel 1985 quando eravamo attaccati dai cubani. Una notte sentii Ronald Reagan dire alla BBC in Angola che gli U.S.A avrebbero mandato missili stinger ai combattenti per la libertà in Afghanistan e a quelli in Angola. E lo fece davvero. Reagan mantenne la parola. Arrivarono i missili stinger, e abbatterono un mucchio di elicotteri e jet comunisti. Bombardare le chiese non fu più di moda. Una cosa che potrebbero suggerire gli americani è di mandare armi difensive per proteggere i villaggi, le chiese e le scuole in Sudan da questi bombardamenti terrificanti.

D: E poi ?

R. Istituire una zona proibita agli aerei. Da 10 anni i piloti americani hanno imposto una zona così sopra il nord dell’Iraq per proteggere i musulmani curdi dai bombardamenti del proprio governo. Perché non fare la stessa cosa qui per proteggere i neri cristiani dall’essere attaccati dagli aerei del governo musulmano del Sudan?

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