I passi del cristianesimo sono i passi della democrazia

votoAvvenire, editoriale del 14 gennaio 2011

di Giacomo Samek Lodovici

Per due volte nel giro di dieci giorni – nel Messaggio del 1 gennaio per la Giornata mondiale della pace e nel Discorso di lunedì al Corpo diplomatico – il Papa è intervenuto sul nesso tra cristianesimo e democrazia:

“Le comunità cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi, hanno fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria identità e dignità, nonché alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri”.

Ad alcuni potrà sembrare un’affermazione falsa, sia perché la Chiesa viene accusata di essere antidemocratica, sia perché la democrazia l’hanno inventata i Greci.Ora, è vero che la democrazia è nata nell’Ellade, ma non era e non poteva essere compiuta. Infatti, una democrazia compiuta è un sistema politico in cui ogni essere umano conta quanto gli altri ed è pari agli altri in dignità, perciò nessuno è escluso dalla partecipazione al voto (purché sufficientemente maturo, secondo un’età scelta convenzionalmente) e tutti godono degli stessi diritti. Tra i Greci le cose non stavano così, perché essi riconoscevano la dignità e quindi i diritti del cittadino maschio adulto, ma li negavano alle donne, ai bambini, agli stranieri e giustificavano pacificamente la schiavitù.

Di seguito, la stagione filosofica dello stoicismo romano ha maturato l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini; ma questo importante progresso viene offuscato da un regresso, perché questi autori, a dispetto di alcuni spunti preziosi in contrario, in generale sbiadiscono la dignità umana, negando all’uomo sia una differenza qualitativa con gli altri esseri, sia la libertà, sia la spiritualità.

Invece, come riconoscono gli esperti di storia delle idee (il piano della storia degli eventi non rientra nella competenza di chi scrive, ma molte leggende nere andrebbero sfatate), l’avvento del messaggio cristiano proclamato dalla Chiesa coincide con l’affermazione dell’uguale, intangibile ed incommensurabile dignità di ogni essere umano di fronte a Dio, al punto che per ogni uomo Cristo muore sulla Croce.

Lo conferma un insospettabile come Nietzsche, che fu un feroce nemico del cristianesimo, e lo accusava di proteggere ogni uomo, anche il debole, anche il malato, anche il “malriuscito”, così impedendone l’eliminazione, che egli considerava rigeneratrice: “Davanti a Dio – scrive Nietzsche – tutte le «anime» diventano uguali; ma questa è proprio la più pericolosa di tutte le valutazioni possibili! Se si pongono gli individui come uguali […] si favorisce una prassi che mette capo alla rovina della specie; il cristianesimo è il principio opposto a quello della selezione. […] questo amore universale per gli uomini è in pratica un trattamento preferenziale per tutti i sofferenti, falliti, degenerati: esso ha in realtà abbassato la forza, la responsabilità, l’alto dovere di sacrificare uomini. […] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo, vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato”.

Il messaggio cristiano ha portato, nel corso dei secoli, all’effettiva realizzazione della democrazia e del suffragio universale. Al riguardo potremmo moltiplicare le citazioni, ma chiudiamo con l’affermazione di un prestigioso intellettuale cinese non cristiano (citato dal sociologo delle religioni Rodney Stark), che ha comprensibilmente voluto restare anonimo, direttore di un gruppo di studio sui successi dell’Occidente lungo i secoli: “Il cuore della vostra cultura è la vostra religione, il cristianesimo. È questa la ragione per cui l’Occidente è diventato così potente. Il fondamento morale cristiano della vita sociale e culturale è il fattore che ha reso possibile […] la transizione a una politica democratica. Non abbiamo alcun dubbio in proposito».