Vuoto a perdere

da Il Timone n.183 – Aprile 2019

ll corpo come un contenitore usa e getta, a disposizione per qualsiasi utilizza. Oggi c’è chi ne fa un idolo e chi lo disprezza, ma nessuno di loro lo rispetta

di Raffaella Frullone

«Una serie infinita di operazioni e più di 25.000 euro spesi, il tutto per diventare il sosia dell’ex calciatore David Beckham. L’inglese Jack Johnson ha completato – almeno a suo giudizio – la trasformazione già da un paio d’anni, così ha deciso di cambiare nuovamente il suo aspetto. Il 22enne ora desidera cambiare sesso e diventare identico a Victoria Beckham, la moglie dell’ex stella del Real Madrid», scriveva così il Messaggero del 26 febbraio scorso.

Potrebbe suonare quasi comico se questa vicenda non fosse tragica e soprattutto simbolica del modo in cui nella società odierna si tende a concepire il proprio corpo. Tutto è possibile, tutto è lecito, in nome del desiderio del momento, tutto si può fare compreso arrivare a disprezzarlo, svilirlo, violentarlo, anche inconsapevolmente.

Sport maniaci

Basta guardare cosa è diventato il fitness nelle nostre città: all’inizio lo sport era una passione di pochi e un gioco per molti, poi è diventato sintomo di benessere fisico e psichico, oggi è diventato una sorta di nuova religione di stato a cui diventa difficile sottrarsi: per moltissime persone l’allenamento è al primo posto nella scala dei valori, l’attività sportiva il perno delle proprie giornate, l’utilizzo di integratori segue di conseguenza e l’impossibilità di allenarsi crea agitazione e frustrazione.

Al punto che gli psichiatri si sono trovati di fronte ad una serie di sindromi legate al cosiddetto overtraining che si declinano in “sport addiction”, “sindrome da sport compulsivo”, “exercise dependence”, si tratta di meccanismo del tutto simili a quelli che si sviluppano con l’assunzione di droga, sebbene la dipendenza si sviluppi da sostanze di per sé positive prodotte dal nostro corpo: dopamina e serotonina.

Queste dipendenze degenerano al – paradossale – punto di danneggiare proprio quel corpo che si vorrebbe al massimo della salute e del benessere: il fisico in questi soggetti, non avendo il tempo e il modo di riprendersi da allenamenti intensivi, va in sofferenza.

La persona entra così in una spirale che diminuisce la capacità di concentrazione e di relazione, tende ad isolarsi perché in cima alle sue priorità c’è l’allenamento e il fisico ne è debilitato non solo perché non può riprendersi dopo le sessioni di lavoro, ma anche perché spesso chi soffre di questa ossessione si allena anche quando è infortunato, o malato, debilitando proprio quel corpo per il quale cerca ossessivamente la perfezione. Come in un ribelle e testardo vano tentativo di rimanere giovani per allontanare e rifiutare il pensiero della morte.

Maltrattato a colpi di diete

Questo tema è strettamente associato ad un’altra ossessione con cui si prova in modo grave il corpo ai giorni nostri, quella alimentare. Anche in questo caso si parte con le migliori intenzioni: mangiare più sano, perdere qualche chilo, stare meglio, ma il vortice in cui si può finire porta, come le cronache ci raccontano, molto più lontano.

Secondo i dati del Ministero della Salute in Italia sono circa tre milioni le persone affette da disturbi del comportamento alimentare, di queste il 96% per cento sono donne, anche se la componente maschile è in costante aumento.

E ai disturbi più conosciuti come anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata, si aggiungono forme sempre più diffuse di ortoressia ovvero l’ossessione per l’alimentazione sana, il controllo compulsivo degli ingredienti, la drunkoressia, che consiste nel ridurre la quantità di cibo assunto per poter aumentare l’assunzione di alcol senza aumentare il peso corporeo, e la pregoressia, ossia l’ossessione a non voler aumentare di peso in gravidanza, come se quel bambino che cresce in grembo non abbia alcun diritto di deformare il corpo che lo ospita per nove mesi.

E poi, corpi sempre più scheletrici vengono provaticosì da digiuni prolungati o forme ossessive di astensione dal cibo in un crescendo di rischi per l’organismo stesso che vede a rischio la funzionalità di base fino ad arrivare alla morte, che nei casi di anoressia tocca il 5-10% delle persone affette. Anche in questo caso nel nome del benessere e della longevità il fisico viene sfigurato, imbruttito fino ad ammalarsi e a condurre a quella morte che si cerca disperatamente di cancellare dall’orizzonte.

A colpi di bisturi e tatoo.

L’ossessione per il fisico perfetto rischia di condurre ad un disprezzo dello stesso anche quando si abusa di chirurgia estetica: uno studio pubblicatolo scorso anno dalla Società italiana di medicina estetica non solo conferma una tendenza sotto gli occhi di tutti: quella della crescita del numero delle persone, uomini e donne, che chiedono interventi di chirurgia estetica, ma lancia l’allarme relativo ai ragazzi compresi tra i 13 e i 18 anni di età che sempre più spesso chiedono di ricorrere al bisturi per modificare il proprio aspetto.

E se già per un adulto la chirurgia estetica presenta dei rischi, possiamo solo immaginare le conseguenze delle eventuali operazioni su adolescenti i cui corpi sono ancora in formazione e vengono deturpati spesso in modo irreversibile.

Lo stesso accade per i tatuaggi con i quali si deturpa il corpo al punto che uno studio realizzato da Ranaissance Observatory, l’osservatorio sulle tendenze legate al mondo della medicina estetica, rivela che il regalo più richiesto in occasione di San Valentino nel febbraio 2019 è appunto… la rimozione del tatuaggio.

Nel 2017 sono state 7 milioni di persone che hanno scelto di fare un tatuaggio, il 17,2% ha dichiarato di volerlo rimuovere e di questi il 4,3% l’ha già fatto. I rischi e le controindicazioni legate all’iniezione d’inchiostro e all’introduzione di pigmenti sotto la pelle sono diversi, dalle reazioni allergiche all’epatite, alle infezioni.

Secondo l’indagine il 3,3% dei tatuati ha dichiarato di aver avuto complicanze o reazioni come dolori, granulomi, ispessimento della pelle, reazioni allergiche, infezioni. Quel corpo che si voleva ostinatamente evidenziare e mettere in mostra ha fatto venir fuori la vulnerabilità della sua stessa natura e la nostra caducità.

Cambi di sesso

Ovviamente l’apice di tutto questo non può che essere l’ideologia gender secondo cui ciascuno di noi può essere uomo o donna indipendentemente dal proprio sesso biologico. Bugia che – sebbene venga ripetuta continuamente dai media, dalla cultura e dalla politica – si scontra con la realtà dolorosissima di coloro che si sono illusi di poter cambiare sesso con terapie ormonali e chirurgia e oggi si trovano più sofferenti di prima e negli Stati Uniti il 40% tenta il suicidio dopo l’operazione chirurgica.

Aldilà dell’oceano sono numerosissime le persone che hanno raccontato le atroci conseguenze – sul corpo e sulla psiche – di una violenza così folle alla nostra natura sessuata che ha conseguenze irreversibili. Un’ideologia che non illude “soltanto” di “cambiare il sesso” (cosa impossibile perché tutte le cellule del nostro corpo sono sessuate e nessuna operazione chirurgica potrebbe incidere su questo), ma anche di poter essere un animale (!) – come lo scrittore Thomas Thwaites, che si è fatto costruire delle protesi perché ha deciso di vivere «come una capra», poiché così «si sente», o come Dennis Avner conosciuto come “l’uomo gatto”, che si è sottoposto a decine di operazioni chirurgiche per farsi costruire artigli, ricostruire denti, modificare i tratti del viso per somigliare ad un felino e si è ricoperto il corpo di tatuaggi, e a 54 anni è stato trovato morto nella sua casa in Nevada.

E poi c’è la storia di Jareth Nebula, 33enne di Washington che si è sottoposto a decine di operazioni chirurgiche per somigliare il più possibile ad un alieno perché «non si sente terrestre».

Potremmo allungare questo elenco all’infinito ma tanto basta per dare un quadro del delirio di onnipotenza dell’uomo che ha totalmente perduto il senso del trascendente e non si domanda nemmeno più se davvero noi con questo corpo risorgeremo.

Come tutto il resto anche i nostri corpi, la nostra stessa carne sono diventati oggetti a disposizione dei nostri istinti e desideri ed essi devono essere piegati anche quando prepotentemente si ribellano mostrandoci che nel tentativo di divinizzarli li stiamo disprezzando e deturpando in maniera irreversibile.