Luglio 1960 – Tambroni e la repressione fallita

Genova 1960da http://www.ragionpolitica.it/25 maggio 2001

Philip Cooke

recensione di Gianni Baget Bozzo

Dobbiamo ad uno studioso inglese (Philip Cooke) un esame dei fatti dei giugno-luglio ’60 a Genova, che riguardano il mancato convegno dei Msi a Genova sotto il governo Tambroni. Ho sostenuto, per anni, la tesi solitaria che quei fatti furono decisivi della storia italiana, perché segnarono la fine dell’anticomunismo democristiano e l’inizio dell’antifascismo come collante unitivo di Dc e di Pci; e fecero venir meno anche l’anticomunismo vaticano sino al ’60 rigidissimo.

I fatti di Genova furono per me sempre importanti per ciò che avvenne all’interno della Dc: la mia attività di storico si è limitata alla Dc. E’ stato un limite non considerarla anche all’interno della storia della sinistra.

Ed il bel libro di uno storico inglese, Philip Cooke (Luglio’60, “la repressione fallita”) consente di comprenderli come eventi significativi nella storia della sinistra. Tambroni non aveva torto a considerarli un fatto nuovo e pericoloso per la democrazia, ma solo il ’60 (e poi il terrorismo rosso a Genova) potevano far capire che Genova rossa ed insurrezionale aveva segnato una pagina dei futuro. Credo che se nascerà una storiografia non di sinistra i fatti dei ’60 genovese saranno considerati come la chiave della evoluzione successiva della politica e della società italiana.

Debbo precisare allo studioso inglese che io non ho mai sostenuto che Fanfani e Moro abbiano condotto in inganno Tambroni, come egli scrive: Fanfani e Moro erano gli autori dei governo Tambroni e speravano che esso giungesse a novembre con l’apertura a sinistra fatta nei comuni, visto che il veto ecclesiastico la impediva a livello nazionale. Essi furono sorpresi dagli eventi genovesi che si rifacevano al passato (la Resistenza), ma in realtà segnavano il futuro. Cooke ha esteso il suo interesse ai commenti del’60 a sinistra ed ha pubblicato dei documenti.

Uno è un testo, efficacissimo, di un giovane operaio anonimo genovese, che scrive a nome di un Movimento del 30 giugno: è la prima espressione della contrapposizione tra la classe operaia rivoluzionaria ed il Pci e la Cgil, legalitarie. Durissimo il giudizio sul Pci ” decapitato come partito di classe, privato dei proprio ruolo di classe dirigente rivoluzionaria, quello che soltanto contingentemente gli impone di servirsi dei parlamento come tribuna di lancio di determinate parole d’ordine e degenerato in macchina elettorale fine a se stessa” .

Si tratta di un documento straordinario perché si fonda sulla categoria portante che dal ’68 giunge ai movimenti extraparlamentari sino al terrorismo: la contrapposizione tra classe operaia rivoluzionaria e partito comunista legalitario. E dei resto tutto il rendiconto che Cooke fa dei fatti dimostra che “i ragazzi con le righe” si muovono fuori del partito, dei sindacato e dell’Anpi; e che Pci, sindacato ed associazione partigiana debbono riconoscere, innanzi al questore, che il movimento è a loro scappato di mano.

Queste sono le informazioni che giungono al Viminale e che Tambroni non riesce tradurre: ed interpreta questo fatto come una azione dei Pci mentre il Pci era stato scavalcato. Di qui il suo dissidio con Fanfani e Moro da cui nacque la leggenda del” colpo di Stato” meditato da Tambroni. dopo i fatti di Genova, tesi che anche Cooke smentisce. Tambroni credeva ad un golpe di piazza dei Pci, cosa che affaticò anche Segni presidente della repubblica tre anni dopo.

Danilo Montaldi in uno scritto sul significato dei fatti di luglio dice le medesime cose: “il neofascismo è un falso problema” : la verità è che “Il proletariato è l’unica classe che ha la capacità di portare fino in fondo una lotta” . E Carlo Levi si domanda su ABC perché l’antifascismo abbia offerto un quadro ad una lotta in sostanza così diversa. Ma anche nell’antifascismo c’era chi voleva la rivoluzione subito: Pietro Secchia, l’antitogliatti. Cooke cita una testimonianza di Secchia che sottolinea “il grave pericolo per quanto è avvenuto in luglio si risolve soltanto in una ventata che lasci le cose come prima” .

E da Genova viene la spinta a Raniero Panzieri e a MarioTronto a fondare, nel ’62 i Quaderni Rossi, nasce l’operaismo teorico.

Panzieri fonda la nuova classe operaia sul carattere autoritario della nuova classe capitalista, fondendo rivoluzione di classe e lotta per la democrazia. Il passaggio al ’68 ed aviazione extraparlamentare è pronto. E Pier Paolo Pasolini inizia la collaborazione a Vie Nuove il settimanale dei Pci, commentando in chiave non violenta i fatti dei luglio ’60 a Genova.

Giungiamo così ai protagonisti dei ’68 e dei fatti successivi, sino al terrorismo. Perché Genova fuglio’60 ha creato la categoria chiave degli anni rossi, la contrapposizione tra classe rivoluzionaria e Pci. Il merito dei libro è di seguire il ’60 genovese non nella politica romana come feci io ed altri, ma nella cultura della sinistra e ci ha dato una documentazione che si era forse intuita, ma che non era stata posta alla coscienza culturale, dominata dalla lettura dei fatti di Genova da tutti i partiti dell’arco costituzionale.

Genova fu nel ’66 il teatro di un grande conflitto operaio quando l’italcantieri, che occupava mille lavoratori, venne trasferita a Trieste. Anche lì intervenne la polizia e benché si fosse ad un anno da Valle Giulia, cioè dell’inizio dei movimento studentesco, quei fatti non fecero storia né grande notizia allora.

Il generale Dalla Chiesa era convinto che le Br fossero nate a Genova ed in questa città venne la sua azione risolutiva. Ed infine a Genova i primi segni delle Br cominciano presto: il rapimento dei giudice Sossi, Mario Rossi, che spara dalla motocicletta ed uccide dopo un esproprio proletario. Vittorio Bruno dei Secolo XIX, è il primo giornalista gambizzato a Genova, arriva ancora al Secolo XIX la prima lettera di Moro. A Genova il conflitto tra Pci e Br si drammatizza nell’assassinio di Guido Rossa.

Il ’60 genovese è dunque un evento storico: potremmo notare che la chiusura dell’italcantieri segnò l’arrivo a Genova dei nucleare dell’impiantistica (Italimpianti) e dell’elettronica (Elsag): il primo centrosinistra, il più anticomunista, aveva disegnato un altro sviluppo della città. Il ’60 genovese è l’inizio di un dramma nazionale che i partiti non seppero comprendere. E che interpretare con la retorica della Resistenza e dei ragazzi con le magliette a righe mostra che la sinistra culturale si manifesta nella pigrizia dell’intelligenza della memoria.

Ma non é questo il solo caso in Italia. Non sarà Possibile te memoria della storia della sinistra sino a quando sarà narrata come una epopea: il luglio genovese ’60 indica questa verità. Genova sta uscendo dalla era rossa: ma ne è uscita distrutta, senza industria, senza lavoro con una gioventù marginalizzata. Come sempre il sonno comunista della ragione genera mostri. E rovina.