La sindrome del convertito

dal blog mienmiuaif – mia moglie ed io

di Elena Biondi

Molti cristiani della mia generazione appartengono alla categoria dei convertiti, persone cioè che per un periodo abbastanza lungo, parliamo spesso di decenni, hanno abbandonato la fede. Perché sono tornati a credere? Ad un certo punto nella loro testa è squillato una specie di campanello. Quando questo? A trenta, quaranta, cinquant’anni… certo la paura della vecchiaia e la scoperta dei propri limiti sono una medicina efficacissima nelle Sue mani, anche se molto amara!

Ma una volta salvato, cosa rischia il convertito entusiasta? Di peccare d’orgoglio e di vantarsi della sua passata infedeltà. È tentato – ahimè – di voltarsi indietro e così, come la moglie di Lot, essere trasformato in statua di sale. Il suo atteggiamento ricorda un uomo felicemente sposato che però non può fare a meno, perfino davanti alla moglie, di decantare con orgoglio le avventure che ha avuto prima di lei. Spesso sono la stessa persona. “Eppure – dice a se stesso e agli altri – quel periodo mi ha dato qualcosa di buono, mi ha fatto crescere”.

Certamente, perché il Signore riesce a tirar fuori anche dai nostri errori delle benedizioni, a condizione però che li riconosciamo per quello che sono, cioè degli errori, appunto. E poi, quante ferite, quante idolatrie ci ha fatto contrarre la lontananza da Dio, abitudini di cui adesso, pur volendo, duriamo una grande fatica a liberarci?

Oppure: la mia conversione tardiva è segno di indipendenza mentale, prova che sono uno spirito libero e controcorrente. Attenzione! Il mondo ci inganna facendoci credere che scegliamo di non seguire più Gesù perché siamo degli anticonformisti, mentre i bravi cattolici sarebbero tutti dei pecoroni un po’ addormentati. Invece è proprio allora che diventiamo pecore che seguono obbedienti le varie mode (ateismo, new age, spiritualismo, esoterismo…) e così il conformismo si traveste da intelligenza.

Inoltre, se questo ragionamento fosse vero, fra i pecoroni stupidi dovremmo mettere tutta una schiera di grandissimi santi, con a capo Maria e Gesù. Vi siete mai chiesti quanto arricchisce spiritualmente e umanamente una fedeltà che dura ininterrottamente per tutta la vita, una carità vissuta senza mai tentennare o dubitare?

Così, il fatto di essersi convertiti dopo essere rimasti lontano dalla fede per tanto tempo può disgraziatamente diventare un motivo di vanteria. Ci sentiamo più uomini vissuti, persone che ragionano con la loro testa, etc. Se il Signore è venuto a recuperarci e a ripescarci dall’immondezzaio dove ci eravamo cacciati, se poi ci ha ripulito e resi di nuovo presentabili, non sporchiamo la veste candida nuova con esibizioni di orgoglio spirituale.

Il racconto di quello che eravamo deve solo servire da eventuale testimonianza, non nutrire il nostro amor proprio. Una persona che è rimasta sempre fedele al Signore ha indubbiamente più meriti di una che ha tradito, non fosse per la perseveranza, e nonostante le influenze negative del mondo! Impariamo ad apprezzare quel figlio che è sempre rimasto nella casa del Padre.