Se il Mahatma mi casca sul “cafro”…

Il Populista 15 dicembre 2018

 Una statua del famoso leader dell’indipendenza indiana è stata rimossa in Ghana. Motivo? Le accuse rivoltegli di “razzismo”. Da giovane, infatti, si riferiva genericamente all’africano definendolo “kāfir”, in italiano “cafro”, denominazione sprezzante di origine coloniale dei Bantu sud-orientali. Ma anche altre sarebbero le magagne che smonterebbero il mito del “Mahatma”…

di Giuseppe Brienza

Che significa cafro? È la traduzione in italiano arcaico dell’arabo kāfir, cioè “infedele”, in pratica una denominazione sprezzante di origine coloniale della popolazione nera dei Bantu sud-orientali, passata poi nello scorso secolo a identificare tutti gli africani in generale. Cosa ci azzecca con l’attualità? C’entra perché il fatto di avere scritto ed essersi riferito agli africani con questo termine è costata la reputazione in Ghana a Mohandas Karamchand Gandhi (1869-1948), il famoso leader dell’indipendenza indiana considerato acriticamente un “mito” del XX secolo. Nello Stato che rappresenta oggi la seconda economia dell’Africa occidentale, infatti, una statua del “Mahatma” è stata rimossa da un campus universitario di Accra, la capitale del Ghana, perché gli storici africanisti lo accusano di “razzismo”.

Mahatma Gandhi

Nel 2016, i docenti dell’ateneo avevano dato vita a una petizione per la rimozione della statua poco dopo che questa era stata inaugurata dall’ex presidente indiano Pranab Mukherjee. Nella petizione si diceva che Gandhi era “razzista” e che gli eroi africani avrebbero dovuto essere messi al primo posto in una capitale africana. Per placare le tensioni il governo del Ghana accettò che la statua fosse trasferita. Mercoledì scorso, quindi, docenti e studenti hanno dichiarato alla Bbc che la statua, originariamente situata nella zona ricreativa dell’università, è stata rimossa. L’università lo ha confermato, affermando che l’operazione è stata avallata dal ministero degli Affari esteri della Repubblica del Ghana.

Quando da giovane Gandhi visse e lavorò in Sudafrica pronunciò commenti poco lusinghieri sugli africani neri, non solo riferendosi loro con il termine sopra descritto di “kāfir”, ma arrivando persino a definire gli indiani “infinitamente superiori” ai neri. C’è anche da aggiungere che, quando si trasferì nel 1893 in Sudafrica, allora colonia boera nella quale viveva una numerosa comunità d’immigrati indiani, iniziò per lui quella “metamorfosi” che lo portò a diventare il “Mahatma”, in sanscrito “grande anima”, cambiando personalità, obiettivi di vita e, perfino il suo aspetto.

Sonia Gandhi

D’allora iniziò a vestire quel caratteristico lenzuolo filato e tessuto con il quale ci hanno abituati a identificarlo. Nel 1915 il “nuovo” Gandhi tornò in India, dove fondò numerose ashràm, ossia comunità in cui viveva in povertà, dedicandosi alla preghiera, allo studio ed al lavoro manuale. Secondo lo storico britannico Paul Johnson, però, pare che Gandhi “mangiasse avidamente […] il suo cibo era scelto e preparato accuratamente. […] Il suo ashràm, con i suoi dispendiosi gusti ‘semplici’ e le innumerevoli ‘segretarie’ e domestiche, riceveva le sostanziose sovvenzioni di tre ricchi commercianti. Uno della sua cerchia osservò: ‘Far vivere Gandhi in povertà costa un sacco di soldi!’” (cit. in Vittorio Messori, Le cose della vita, Sugarco, nuova ed., Milano 2009, p. 42).

Che Gandhi sia un “mito” da sfatare lo si può dire infine dal punto di vista dell’eredità politica della sua “missione”. Due soli dati in proposito: il suo più stretto collaboratore in vita e poi successore, Pandit Jawaharlal Nehru (1889-1964), primo ministro Indiano dal 1947 al 1964, anche prima dell’assassinio del “Mahatma” iniziò a formulare quelle politiche di stampo socialista che hanno influenzato l’India fino ad oggi e, in secondo luogo, nel 1989 quando la bandiera del Cremlino fu ammainata e, quindi, la “fiammella” comunista fu spenta, anche l’altra erede del “Mahatma”, Sonia Gandhi, chiese l’ammissione come membro a pieno titolo dell’Indian National Congress all’Internazionale socialista, concessa nel 2007.

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