Sessantotto: una rivoluzione da ripensare per poterla superare.

Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa

Newsletter n.913 del 10 settembre 2018

Sei domande al prof. Daniele Mattiussi, relatore al Convegno di Madonna di Strada.

di Silvio Brachetta

Si parla di “cambio di paradigma” dovuto alla “Contestazione”. Quali sono le più evidenti mutazioni nel corpo sociale?

È vero che apparentemente c’è stato un cambiamento di paradigma con la “Contestazione” e dopo la “Contestazione” del ’68. Il cambiamento è propriamente, però, uno sviluppo del paradigma rivoluzionario precedente; meglio, è l’applicazione più radicale del paradigma precedente. Con la “Contestazione”, infatti, la Rivoluzione è stata portata a un punto di non-ritorno. La cosiddetta “Rivoluzione-negativa”, cioè la “Contestazione”, porta alle estreme conseguenze il soggettivismo liberale, distruggendo anche il soggetto che, a parole, dice di promuovere e, in alcuni casi, di difendere. La conseguenza è, politicamente parlando, l’anarchia nelle istituzioni e per mezzo delle istituzioni. Il “corpo sociale” è scomparso.

Quanto il Sessantotto è figlio della Rivoluzione o della Riforma, in senso moderno?

Il Sessantotto è il prodotto più maturo della Rivoluzione che nella Riforma (luterana) trova un sostanziale punto di appoggio. Non è il solo, ovviamente. La Riforma, però, è la premessa della Rivoluzione francese e di tutte quelle che seguirono.

Quanto ha influito la prassi arrendevole di una parte del mondo cattolico, a seguito della “scelta religiosa” di Bachelet, ad esempio, sull’imporsi delle suggestioni rivoluzionarie?

I cattolici, accettando il liberalismo (si veda, per esempio, il Partito Popolare Italiano di Sturzo) e soprattutto la democrazia moderna (la DC di De Gasperi), avevano già optato per le “suggestioni rivoluzionarie”. La “scelta religiosa” dell’Azione cattolica è una reazione al fallimento del “trionfalismo politico” che il mondo cattolico italiano praticò dopo (e in seguito) al 18 aprile 1948. La “scelta religiosa” non rimedia al cedimento dei cattolici alla Rivoluzione (avvenuto principalmente nel secondo dopoguerra con il successo elettorale della DC). Anzi la favorisce e la irrobustisce. Essa, da una parte, è certificazione di una sconfitta. Dall’altra è segno di una rinuncia al doveroso impegno nel temporale per la regalità di Gesù Cristo. Nell’uno e nell’altro caso è rinnovato il cedimento alla Rivoluzione, non importa sotto quale aspetto essa viene praticata e affermata.

In che modo alcune correnti della filosofia e della teologia cristiane (Maritain e Rahner, ad esempio) hanno preparato il terreno al Sessantotto?

Il Sessantotto ha radici lontane. Il suo humus è la gnosi che soprattutto nelle dottrine “filosofiche” tedesche ha trovato modo di affermarsi sotto “sistemi” apparentemente diversi. Maritain è pensatore ambiguo, sempre pronto a rendersi utile (se richiesto). Il “secondo” Maritain in particolare aiuta l’affermazione del Sessantotto. Egli, infatti, nelle opere del periodo americano sostiene che la libertà moderna (ovvero la libertà liberale) è la libertà cristiana (contrariamente a quanto da lui stesso precedentemente affermato). E, poco prima, aveva sostenuto che il comunismo era un’eresia cristiana e che, pertanto, non era intrinsecamente perverso come, invece, insegnò Pio XI. La “Contestazione” trae alimento anche da queste posizioni. Rahner, però, è colui che rende sistematica (in totale dipendenza da Heidegger) la svolta antropologica (come propriamente definita da Cornelio Fabro): Chiesa e umanità sarebbero la stessa cosa e la religione sarebbe quella dell’umanità. Teoria, questa, che aiuta la “Contestazione”. Soprattutto, però, introduce i suoi paradigmi nella Chiesa.

Quando, invece, e in che modo il mondo cattolico ha saputo reagire, o abbozzare una qualche reazione all’ateismo e al secolarismo dei contestatori?

Cornelio Fabro

Il mondo cattolico non ha reagito alla secolarizzazione. L’ha assecondata. Ciò non significa che reazioni non ci siano state. A livello filosofico basterebbe citare il monumentale lavoro di Cornelio Fabro Introduzione all’ateismo moderno (1964) e l’acuta e originale analisi di Augusto Del Noce in Il problema dell’ateismo (1964); a livello politico va registrato l’incessante opera di Carlo Francesco D’Agostino, autore da riscoprire e ripensare; a livello culturale, soprattutto giuridico, va ricordato l’impegno di Pietro Giuseppe Grasso Costituzione e secolarizzazione (2002). I cattolici, però, fuorviati soprattutto da Maritain, ritennero che l’ateismo fosse causato unicamente dalla loro mancata testimonianza. Si tratta di errori che hanno portato fuori strada la  cristianità. Soprattutto, però, il mondo cattolico ha ritenuto di assecondare il processo di secolarizzazione, ritenendo che i cristiani, così, sarebbero diventati adulti. È il processo attualmente in corso, che dipende da una visione della storia immanentistica e laicista.

Può fare un quadro dei problemi attuali scaturiti dal Sessantotto o che, comunque, hanno influenzato la società a seguito della Contestazione?

Il Sessantotto ha inciso a 360 gradi. Esso è figlio della cultura del sospetto (insegnata, in particolare, da Marx, Freud e Nietzsche) e ha seminato sospetto; ha vanificato la morale facendo leva sull’autenticità heideggeriana; ha dissolto la politica nel mero potere (in ciò continuando la Modernità); ha trasformato i diritti in pretese. Si tratta di una Rivoluzione a tutto tondo che è necessario ripensare per poterla consapevolmente superare o, meglio, per poterla definitivamente abbandonare.