Un giornalista francese, a differenza di Macron, accusa le Ong di aiutare gli scafisti libici a incassare 5 mila euro per migrante

Italia Oggi N.157 del 5 Luglio 2018

di Tino Oldani

Dalla Francia, in tema di migranti, non piovono solo insulti sull’Italia. Per esempio, c’è un giornalista del quotidiano Le Figaro, che invece di definire «vomitevole» la politica del governo italiano, come ha fatto Emmanuel Macron, prova a spiegare, con i dati di fatto, come funziona e quanto guadagna la rete dei trafficanti di carne umana che da anni opera in Libia. Proprio in quella Libia destabilizzata militarmente nel 2011 dalla Francia di Nicolas Sarkozy, che pur di mettere le mani sul petrolio libico e tappare la bocca a Gheddafi sulle tangenti pagate allo stesso Sarkozy, ha distrutto lo stato libico e lasciato il campo libero a centinaia di gang criminali. Gang che, da allora, controllano, armi in pugno, i flussi dei migranti africani verso l’Europa, in pratica verso l’Italia, con guadagni colossali.

Il giornalista è Renaud Girard, titolare di una rubrica molto letta su Le Figaro. La descrizione del traffico dei migranti che ha fatto qualche giorno fa nella sua rubrica ha suscitato enorme curiosità in Francia, tanto da spingere le tv a intervistarlo. La sua analisi merita di essere conosciuta, non solo per alcuni dettagli, in parte già noti in Italia, ma soprattutto per le conclusioni di tipo politico: «Questa follia di migrazioni incontrollate e illegali è dannosa per l’Africa, e sta distruggendo questa Europa liberale e unita, che è stata pazientemente costruita dagli anni ’50, fino dal Trattato di Roma del 1957».

Un’intervistatrice tv chiede a Girard: come si spiega il rapporto tra la rete dei trafficanti e le Ong? «Beh, i trafficanti devono guadagnare, fare soldi. Ogni passaggio costa tra i 3 mila e i 5 mila euro per ogni persona. Denari che finiscono in tasca a mafie che operano non solo in Libia e in Niger, ma anche nei paesi d’origine dei migranti e sulla costa europea. Un giro d’affari illegale, diventato molto più importante del traffico di droga».

In effetti, se consideriamo che solo in Italia vi sono 600 mila clandestini, significa che queste mafie hanno lucrato circa 3 miliardi di euro per mandarceli. Quanto al rapporto con le Ong, Girard sostiene che i trafficanti «sono molto bravi a sfruttare le regole della carità cristiana in Europa. Il loro metodo è semplice: raccolgono dei disperati, ciascuno dei quali ha pagato 5 mila euro, li mettono su un canotto gonfiabile e li portano a 12 miglia nautiche dalla costa della Libia, al limite delle acque internazionali. E da lì inviano un Sos con il telefono satellitare, dicendo che c’è un naufragio imminente. E poi se ne vanno. Da quel momento sono le navi delle organizzazioni umanitarie Ong, o la Marina italiana o la Guardia costiera italiana che vengono a recuperare i migranti, svolgendo a tutti gli effetti il resto del lavoro». Ovvero il trasporto fino ai porti italiani.

«Sarebbe più logico», dice Girard, «che questi poveri naufraghi, o quelli che passano per tali, vengano riportati sulle coste dalle quali provengono, a Tripoli o nei porti vicini. Invece no, dicono le Ong, non si può, perché quello è un paese pericoloso. Così il passaggio illegale dei migranti dall’Africa all’Europa è organizzato a scopo di lucro dai trafficanti, ma gratuitamente dalle Ong e dalla Marina italiana. Segno che le mafie sanno bene come sfruttare il sentimentalismo europeo e la carità cristiana».

In tutto questo, sostiene Girard, c’è anche un vuoto di democrazia. «Nel giro di due generazioni, i popoli europei hanno accettato liberamente l’indipendenza di tutti i paesi africani, votando in referendum o in elezioni parlamentari. In Francia siamo stati consultati su molte cose: la durata del mandato del presidente, la questione della Nuova Caledonia, l’entrata dell’Inghilterra nell’Unione europea, eccetera, ma non abbiamo mai consultato il popolo francese per sapere se volevano un’immigrazione di massa o meno. Quindi, c’è un problema di carenza democratica in Europa su questo punto».

Del pari, si può aggiungere che le Ong sono associazioni private, che, agendo sovente in accordo con gli scafisti, si sono sostituite agli Stati europei, Italia in primis, nel decidere i flussi migratori dall’Africa verso l’Europa, scaricandone i costi finali, economici e sociali, sulle finanze pubbliche, dunque sulle tasche dei contribuenti. Il tutto senza alcun mandato democratico. Un andazzo a cui ha posto fine, per ora, il veto alle navi Ong di attraccare nei posti italiani.

E l’Europa, come ne esce? «Questa tratta di esseri umana è doppiamente deleteria», sostiene Girard. «È deleteria per l’Africa, e lo è per l’Europa. Questa alleanza tra contrabbandieri e Ong sta portando in Europa i giovani africani capaci, quelli che dispongono del denaro per pagare il passaggio, somme ingenti che potrebbero essere usate diversamente nei villaggi africani, per fare un pozzo, una fattoria fotovoltaica, irrigare, o cose come queste. Sono i giovani più industriosi e intelligenti quelli che partono, mentre i più poveri non hanno i soldi per farlo. Così l’Africa viene svuotata della sua sostanza umana. Ma questi giovani hanno una cultura diversa da quella europea: prima di essere soggetti economici, sono esseri culturali, e non è detto che siano felici in Europa. I buonisti di sinistra dicono: oh sì, ma la Germania, e non solo quell’economia, ha bisogno di lavoratori. Può darsi. Ma, visto che in Germania c’è la democrazia, qualcuno ha chiesto ai tedeschi se vogliono o no questi trasferimenti? Questo è ciò che la Merkel non ha capito». Idem per gli altri paesi, dove cresce il rifiuto dell’Unione europea, imbelle di fronte alla gravità del fenomeno.

La conclusione di Girard è quasi ovvia: «Questa follia di migrazioni incontrollate e illegali è dannosa per l’Africa, e sta distruggendo l’Europa liberale e unita». Chapeau.